Banda larga: anniversari e occasioni perdute
Venerdì 15 settembre wired.it ha ricordato che giusto 40 anni fa fu realizzato a Torino del primo impianto al mondo in fibra ottica che collegava due centrali Sip. Pochi chilometri nel centro cittadino, l’Italia all’avanguardia nella banda larga.
Quando l’Italia era pioniera https://t.co/0BWk3xWRMf
— Wired Italia (@wireditalia) 15 settembre 2017
Si trattava di «un esperimento coordinato dal Centro studi e laboratori telecomunicazioni, divisione della Sip che si occupava di ricerca e sviluppo e ha dato il via a una svolta epocale. – scrive wired.it – Le prime prove sul campo sono state fatte in Italia, test che hanno contribuito a posare, nel 1985, il primo cavo transatlantico in fibra ottica, esperimenti svolti con diversi sistemi di trasmissione digitale su un tratto relativamente corto, da 1 a 17 chilometri».
Insomma, l’Italia molto avanti sui tempi, forse troppo. Quarant’anni dopo, e con il senno di poi, un’occasione mancata. A cui aggiungere l’abbandono per ragioni politiche, finanziarie e tecnologiche (stava nascendo la tecnologia ADSL) del progetto Socrate (niente a che vedere con il filosofo greco, bensì acronimo di Sviluppo Ottico Coassiale Rete Accesso TElecom), promosso nel 1995 da Ernesto Pascale, presidente e Ad della Sip (oggi Telecom Italia), attraverso cui si intendeva cablare con cavi coassiali su dorsale in fibra ottica le abitazioni di 19 città italiane con una velocità allora notevole: 1,5 Mb in download e 64 kb in upload.
Ma com’è che da pionieri siamo passati ad essere inseguitori, sprofondati nelle classifiche europee sulla diffusione della banda larga? Ce lo spiegheranno storici ed economisti. Attualmente, infatti, solo il 40% delle aree territoriali d’Italia è attiva una connessione a 30 Mbps, mentre quella che si estende a 100 Mbps è limitata appena all’11%. «Percentuali molto basse in assoluto, ma soprattutto se confrontate con le stime iniziali del progetto», scrive il sito keyforweb.it, citando i dati del Ministero dello Sviluppo Economico sul Piano Strategico Banda Ultra Larga, spiegando che «entro il 2018 la copertura della linea veloce a 30 Mega dovrebbe raggiungere il 71,2% del Paese, mentre quella a 100 Mega dovrebbe toccare quota 23,2%: allo stato (e viene da dire stallo) attuale è difficile che i target siano centrati, anche perché il ritmo avuto negli ultimi anni è stato piuttosto lento, nonostante l’entrata in scena di operatori telco che hanno ampliato la scelta per gli utenti».
Le occasioni perdute hanno prodotto il risultato che nel 2017 inoltrato occorrono soluzioni alternative o complementari – come il satellite o il Wi-Max o sistemi integrati come il COMBO di Open Sky – per connettere i privati e intere zone industriali tagliate fuori dalla rete, almeno da una rete che offra performance all’altezza. Ma che cosa è successo e dove ci siamo persi?