Il mondo smart è BIM (parola di BIMobject)
Chiariamolo subito, sullo schermo di una progettazione BIMobject una porta o una finestra non sono semplici disegni. Sono la fedele riproduzione, completa di misure materiali e accessori, di uno dei 57 milioni di articoli in commercio attualmente contenuti in una library in continua espansione. Sono già, virtualmente, la porta che chiuderemo e la finestra che spalancheremo in quella scuola, quel condominio, quella villa sul mare, quell’auditorium d’autore, quel deposito di preziosi, quell’hangar aerospaziale. Tutto ciò perché ognuno dei 57 milioni di articoli contenuti in questa library tendente all’infinito è stato fornito, completo di misure e caratteristiche strutturali, dall’impresa che, dopo averlo creato e lanciato sul mercato, tramite BIMobject è messa nelle condizioni di vendere i propri prodotti direttamente a chi ne fa richiesta da ogni angolo del mondo. Senza alcuna spesa aggiuntiva da parte dell’acquirente, a cui basta iscriversi gratuitamente al portale BIMobject.
È quanto basta per capire che, nella storia della progettazione, dal CAD al BIM il passo è stato tutt’altro che breve, anche se avvenuto in tempi rapidi. Gli stessi che hanno portato dalla city a quella smart city alla cui costruzione il BIM concorre in modo determinante, come sarà ribadito a Smart Building Levante di Bari, dove la rivoluzione BIM sarà uno dei temi più “caldi” del programma ed oggetto del workshop “La rivoluzione del BIM e del BMS nella progettazione impiantistica” (il 22 novembre) in cui si dimostrerà come il mondo della progettazione impiantistica ne sia particolarmente coinvolto allargando il concetto stesso di manutenzione.
Vero, l’acronimo che sta per Building Information Modeling è lo sbocco consequenziale di una trentina d’anni di progettazioni edilizie elaborate ricorrendo all’assistenza informatica CAD, passata dalla bidimensionale Computer Aided Drafting alla tridimensionale Computer Aided Design. «Ma il salto è stato formidabile, riempiendo di contenuti fino al minimo dettaglio quello che con il CAD restava un nudo involucro di pareti, soffitti e pavimenti. Tramite il BIM il lavoro al computer passa dal disegno dell’edificio all’edificio finito», conferma l’ingegner Massimo Guerini (nella foto).
Il punto di vista di Guerini è quanto mai autorevole, trattandosi del managing director di BIMobject Italia, sorta nel 2014 come filiale della multinazionale svedese BIMobject, creata nel 2012 da Stefan Larsson, ingegnere con lungo e pionieristico pedigree nei software di progettazione edilizia. Feeling naturale quello che all’epoca si instaura fra l’imprenditore scandinavo e il manager italiano, considerando l’esperienza maturata da Guerini come sales manager per l’Italia dell’americana Autodesk, brand informatico a largo spettro d’azione, che va dalla progettazione infrastrutturale alla multimedialità d’intrattenimento.
In questi primi quattro anni di BIMobject Italia, le soddisfazioni sono state importanti e il successo dell’idea continuo, come Guerini ci rivela: «Nostra mission è infatti quella di aggregare aziende italiane alla library BIMobject. Di conseguenza abbiamo avuto l’onore di contribuire al lancio planetario del meglio del made in Italy sulla piattaforma BIMobject, con risultati tangibili che si riassumono in un dato quanto mai significativo: come Paese produttore, l’Italia è al quarto posto nei download effettuati da ogni parte del mondo, a ennesima testimonianza di quanto continua a fare tendenza ciò che si crea di bello e utile dentro i confini della nostra nazione».
Se conforta apprendere del gradimento ottenuto dalle produzioni italiane, risulta nel contempo evidente la straordinaria opportunità di visibilità garantita dalla piattaforma BIMobject, che attualmente presenta in 22 lingue i suoi 57 milioni di oggetti, relativi a oltre 337 mila tipologie, rientranti nelle 53.095 categorie fino a oggi registrate. Una possibilità di scelta tendente all’infinito, anche perché retta da un modello economico “gentile”, per nulla invasivo, dove il progettista ha accesso gratuito mentre il produttore acquista il proprio spazio in un ambito assolutamente planetario.
«È bene sottolineare – conclude Massimo Guerini – che BIMobject mira a uno sviluppo qualitativo che corra in parallelo a quello quantitativo. Perché non è possibile mirare a diventare vetrina globale senza fare gli interessi del mondo stesso in termini di sostenibilità ambientale e certificazioni oggi indispensabili per un qualsiasi progetto edilizio».
Coerentemente con questo assunto, BIMobject Italia ha avviato da tempo sinergie con Federarredo in tema di attività formative e culturali. A cui guardano con virtuoso interesse i 37 mila architetti italiani iscritti alla piattaforma.