Parola di Stefano da Empoli, presidente dell’Istituto per la Competitività (I-Com), che evidenzia quali possano essere i veri rischi per il paese.
Per da Empoli, infatti, “La crisi economica innescata dal coronavirus e dal conseguente lockdown e gli stringenti vincoli normativi che ancora appesantiscono il nostro Paese rischiano di complicare il rispetto della roadmap verso il 5G. Fondamentale completare al più presto, ai diversi livelli, il quadro regolamentare entro il quale si andranno a sviluppare le reti 5G, per assicurare allo stesso momento gli obiettivi della sicurezza e della competitività senza sterili contrapposizioni ma con il necessario spirito costruttivo da parte di tutti i soggetti interessati”.
Il presidente, inoltre, ha fatto riferimento anche a “Who is prepared for the new digital age” della Banca Europea per gli Investimenti, studio secondo il quale lo sviluppo dell’Italia in digitalizzazione sia frenato in primis da ostacoli di natura normativa e fiscale.
“Persino i principali operatori del Paese, che nel corso delle audizioni al Senato in vista del recepimento del Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, hanno espresso le loro perplessità sugli eccessivi vincoli burocratici che stanno rallentando l’iter di ottenimento delle autorizzazioni per investire sulle infrastrutture 5G”.
Diverse le criticità denunciate tra cui la necessità di attuare in breve tempo la legge sul perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, l’importanza di uniformare la normativa italiana sulle emissioni rispetto a quella UE e la necessità di una semplificazione delle norme che regolano interventi e installazioni.
“Il nuovo standard di trasmissione di quinta generazione costituisce un’importante opportunità di sviluppo e crescita a livello planetario, in particolare per la sua capacità di abilitare nuovi servizi e nuove applicazioni avanzate, a cominciare proprio dalla sanità”.