Simone Bonannini: «La banda ultralarga deve essere un monopolio naturale»
«L’Italia ha bisogno di una rete in fibra che arrivi a ogni building, e in un Paese ci può essere soltanto una rete in fibra, un “monopolio naturale“: per questo è importante che sia in mano pubblica». Intervistato da Antonello Salerno per il Corriere delle Telecomunicazioni, Simone Bonannini, amministratore delegato di Interoute, operatore proprietario del più grande network e piattaforma di servizi cloud europeo, ha espresso una precisa opinione sul piano banda ultralarga che ormai occupa da mesi pagine di giornali, pensieri e discussioni. Perché una sola rete? «Prendiamo la città italiana a più alto valore di mercato per la fibra ottica, cioè Milano, dove c’è soltanto una rete, quella di Metroweb. Fastweb è dentro quella rete e la stessa Telecom arriva nelle case servendosi dell’infrastruttura Metroweb. Se non c’è spazio per più di una rete a Milano, a maggior ragione non ce ne sarà in altri centri».
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— Cor.Com (@Cor_Com) 29 Gennaio 2016
«Sono contento che sia Infratel a intervenire direttamente sui custer C d D, ma non basta. – ha specificato il manager – Lo stesso principio andrebbe esteso ai cluster A e B. E in prospettiva, visto che Enel è una società a governance pubblica, non è verticalmente integrata e ha manifestato l’interesse a realizzare in alcune aree un’infrastruttura d’accesso in fibra ottica, è bene coordinare gli interventi per evitare sprechi di denaro pubblico». Bonannini plaude al fatto che il Governo abbia individuato in Infratel il soggetto pubblico per gestire il delicato (e strategico) dossier della rete ultralarga, avvertendo però che «se si realizzasse un catasto delle infrastrutture esistenti, e non quello delle reti, che mette insieme infrastrutture e servizi, potrebbe emergere che l’investimento per coprire con la fibra il Paese è di 12 miliardi».