Banda ultralarga: una soluzione italiana per accelerarne la diffusione
«Come è noto l’Italia della banda ultralarga arranca». Comincia così un articolo pubblicato dal magazine online Key4biz a firma del direttore Raffaele Barberio, il quale si dilunga in una lucida analisi sul ritardo, sui cluster in cui è diviso il territorio nazionale, sulle manovre degli ultimi mesi da parte degli operatori telefonici e sull’effettiva convenienza di un investimento che appare essere ancora a basso ritorno.
Alla fine della disanima Barberio si chiede: «come uscire da questa situazione? Come gestire la fase di transizione che ci deve traghettare dallo stato attuale ad un paese interamente connesso alla rete in fibra? Come attrezzarsi in quest’arco di tempo di passaggio dal rame alla fibra, che prenderà ragionevolmente diversi anni?».
Ecco come l’Italia potrebbe conquistare il primato della banda ultralarga in Europahttps://t.co/UioUmHfXyy pic.twitter.com/WDmzbbo1JY
— Key4biz (@Key4biz) 2 Marzo 2016
La risposta alle tre domande si trova in «una opportunità che potrebbe creare una nuova domanda, al momento molto debole, alla quale offrire lo switch da rame a fibra in seguito, tra qualche anno, una volta legittimati consumi e servizi su una soglia di prestazioni ben più elevata rispetto a quella deludente disponibile oggi».
Barberio parla di una soluzione concreta, e cioè di un brevetto italiano, depositato agli inizi di ottobre 2015 e frutto del lavoro di oltre un anno di un gruppo di ricerca dell’Università di Roma Tor Vergata guidato dal professor Francesco Vatalaro.
«Si chiama SBV (Sub Band Vectoring) – scrive Barberio – e si presta a realizzare la copertura a 100 Mbit/s e oltre nel 70% dei Cluster A+B, con affidabilità, costanza di prestazione e un livello di interferenze del tutto fisiologico. Si tratta di risultati registrati in valutazioni di laboratorio nel rispetto dei parametri tecnici della rete di trasmissione italiana. La copertura del 70% a 100 Mbit/s è stata accuratamente calcolata con estensive simulazioni sulla base dei dati reali della rete di Telecom Italia nei Cluster A+B che nel complesso interessano oltre il 60% della popolazione italiana, ossia oltre 35 milioni di cittadini.
Quattro settimane fa – continua Barberio – i risultati oggetto del brevetto sono stati presentati anche al tavolo tecnico allestito presso l’AGCOM sui temi del MOV (Multi Operator Vectoring) a cui partecipano tutti gli operatori italiani. Parallelamente, appena 10 giorni fa il caso è stato sottoposto all’attenzione del sottosegretario Antonello Giacomelli, dal quale è legittimo aspettare un riscontro».
Conclude auspicando infine Barberio: «Sembra che ci siano tutti gli ingredienti perché il Paese, con una soluzione studiata in una delle sue prestigiose università, faccia un balzo in avanti, risalga tutti i ranking europei, raggiunga gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea, contraddica le più cupe previsioni di tutti i gufi di turno».