Banda ultralarga nelle aree C e D, le linee guida AgCom
Settimana niente male quella appena trascorsa. È successo molto nel settore delle tlc e dell’editoria, dalla presentazione del piano Enel Open Fiber all’accordo tra Mediaset e la francese Vivendi all’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da Cairo Communication per il controllo di Rcs (cioè: Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport). Forse meno clamorosa in termini mediatici, ma c’è stata anche una seduta dell’AgCom che ha approvato a maggioranza le «Linee guida per le condizioni di accesso all’ingrosso alle reti destinatarie di contributi pubblici». Ulteriore tassello che definisce il piano banda ultralarga.
#Agcom fissa i prezzi di accesso alle reti a #bandaultralarga https://t.co/1i7HHPmOK2 @wind @VodafoneIT @telecomitaliaTw @EnelGroup
— mila fiordalisi (@milafiordalisi) 8 aprile 2016
«In particolare – recita il comunicato di AgCom – le Linee guida definiscono le condizioni di accesso wholesale alle reti a banda ultralarga destinatarie di contributi pubblici applicabili a tutte le tipologie di servizi di accesso wholesale sia attivi sia passivi, indipendentemente dalla tecnologia sottostante, pur tenendo conto della specificità dei diversi modelli di intervento pubblico». Il magazine online Key4biz cita Antonio Preto, commissario AgCom e relatore del provvedimento, il quale ha spiegato che «Si tratta di uno strumento indispensabile per la stesura dei prossimi bandi di gara per la realizzazione di reti a banda ultra larga nelle aree a fallimento di mercato (cluster C e D)».
Per il Corriere delle Telecomunicazioni «Il provvedimento, molto atteso e fondamentale al punto da configurarsi come una sorta di cubo di Rubik (metafora usata dal direttore Gildo Campesato in un precedente editoriale), consente ora non solo di mettere a punto i bandi di gara per le aree C e D ma fornisce agli operatori intenzionati a scendere in campo di valutare pro e contro di un’eventuale partecipazione alle gare».
Cos’ha deciso AgCom? Nel caso di investimento privato, il prezzo idoneo a realizzare la minima distorsione competitiva è quello indicato nell’offerta che ha vinto la gara. «Tali valori – scrive AgCom – consentono infatti di minimizzare il finanziamento pubblico, garantendo anche un’equa remunerazione dei capitali privati impiegati». Nel caso di finanziamento con fondi pubblici è stato invece individuato un meccanismo in grado di remunerare i costi del concessionario che gestirà la rete.
Con queste Linee guida l’Autorità intende perciò garantire condizioni eque e sostenibili nel caso di affitto all’ingrosso della rete pubblica nelle aree C e D. E per assicurare i benefici sociali dell’intervento pubblico, l’Agcom stabilisce che «gli introiti derivanti da quest’ultima componente potranno essere impiegati per effettuare ulteriori interventi sul territorio (sia di tipo infrastrutturale sia di sostegno alla domanda)». Inoltre, il valore complessivo dei prezzi non potrà in ogni caso superare i livelli di prezzo equivalenti delle aree competitive. In ogni caso, «per evitare onerose barriere economiche una tantum, che disincentivino l’accesso al mercato, le condizioni economiche di accesso dovranno seguire un modello a consumo».