KNX Italia concede il patrocinio a Smart Building
C’è una notizia molto importante: KNX Italia ha concesso il patrocinio a All Digital – Smart Building. Questo riconoscimento è particolarmente significativo per il prestigio e l’autorevolezza di questa associazione (e dello standard riconosciuto a livello globale) che individua nell’evento al SAIE di Bologna una piattaforma di informazione efficace per diffondere nel nostro mercato i valori e le opportunità offerte dallo standard e dalla building automation.
Cos’è KNX Italia. È l’associazione che rappresenta il punto di riferimento per costruttori, integratori di sistema, poli universitari e centri di ricerca che hanno scelto la tecnologia KNX come standard di riferimento per la realizzazione di sistemi domotici e di automazione intelligente degli edifici. Lo standard mondiale aperto KNX consente la gestione automatizzata e decentralizzata degli impianti tecnologici di un’ampia tipologia di strutture: edifici commerciali, industrie, uffici, abitazioni, locali pubblici, scuole. Per saperne di più scarica la brochure.
La notizia del patrocinio di KNX Italia viene inoltre rafforzata perché arriva in coincidenza della diffusione dei dati dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.
Cosa dicono i dati dell’Osservatorio di Polimi. Dicono cose molto importanti. Prima di tutto che il mercato dell’Internet delle Cose in Italia sta conoscendo un incredibile boom: «A fine 2015 – è scritto infatti nel comunicato stampa – ha raggiunto i 2 miliardi di euro, con una crescita del 30% rispetto al 2014».
#IoT in crescita esponenziale #OIOT16 pic.twitter.com/upAZon8HlY
— Osservatori Digital (@Osserv_Digital) 15 aprile 2016
Fanno da traino all’impetuoso aumento le soluzioni di Smart Metering (i contatori intelligenti che misurano i consumi) e di Smart Asset Management, applicazioni che servono ai fornitori di luce, acqua, gas a gestire da remoto e rilevare guasti o manomissioni. Le soluzioni di Smart Building (principalmente videosorveglianza e gestione di impianti fotovoltaici) rappresentano il 18% del mercato, quelle definite Smart Home (antintrusione e termostati controllati a distanza) valgono invece il 7%. Insomma, nel totale del mercato, una applicazione su quattro riguarda la casa intelligente.
A tale riguardo, i dati dell’Osservatorio Polimi indicano che il 79% dei consumatori italiani è disposto ad acquistare prodotti per la Smart Home (+33% rispetto all’anno precedente), ma solo il 25% di chi dichiara di voler comprare un prodotto lo farà entro 12 mesi.
«Il cambio di passo del 2015 non è racchiuso solo nella crescita del mercato. – ha specificato Alessandro Perego, direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano – Ancor più importante è il consolidamento delle basi per lo sviluppo su tutti i fronti: città, consumatori, imprese. L’installazione di nuove reti di comunicazione dedicate all’IoT, l’evoluzione dell’offerta in ambito Smart Home e i servizi innovativi per l’Industry 4.0 costituiscono presupposti importanti per il futuro».
Sul versante della distribuzione, oltre alla filiera della domotica e al canale online, emerge la convinta discesa in campo dei retailer tradizionali, che nel 2016 consentirà alla Smart Home di “mettersi in mostra” nei negozi. «Non si devono ripetere però gli errori commessi in passato con la domotica – mette in guardia Angela Tumino, direttore dell’Osservatorio Internet of Things – I produttori dovranno essere capaci di attribuire i giusti ruoli ai diversi attori coinvolti. Non solo installatori e architetti, ma anche rivenditori, costruttori edili e progettisti dovranno sapersi innovare per essere competitivi e differenziarsi rispetto alle nuove filiere emergenti che fanno leva sulla logica fai-da-te a basso prezzo».
Purtroppo gli installatori dimostrano di avere ancora una conoscenza limitata di prodotti e servizi per la Smart Home, mentre gli architetti appaiono essere più consapevoli della loro rilevanza, ma ne hanno conoscenza superficiale.
L’indagine segnala inoltre il crescente interesse anche verso i servizi. «Il passaggio dal prodotto al servizio è la chiave di volta per trasformare il potenziale interesse dei consumatori in concrete opportunità di mercato – rileva Giovanni Miragliotta, direttore dell’Osservatorio Internet of Things – L’offerta inizia a esserne consapevole: numerose startup iniziano a cogliere questa esigenza, strettamente correlata alle opportunità di valorizzare i dati raccolti».
Ed infatti, valorizzare i dati raccolti è un aspetto chiave per lo sviluppo dell’IoT. «I dati possono essere sfruttati nei processi interni all’azienda – spiega ancora Tumino – riducendo i costi e migliorando l’efficacia verso i clienti, oppure possono generare valore all’esterno con la vendita a terzi. La disponibilità di dati puntuali sull’utilizzo dei prodotti rende possibili nuove strategie di prezzo pay-per-use che iniziano a interessare non solo i servizi, come l’assicurazione auto che varia in base alla percorrenza annua, ma anche i prodotti, come gli pneumatici pagati in base ai chilometri percorsi. In molti casi le modalità di utilizzo dei dati sono solo parzialmente note nel momento in cui si progetta una applicazione IoT: una parte considerevole del valore può rimanere inizialmente implicita, emergendo solo quando ci si interroga sul “potenziale nascosto” del proprio patrimonio informativo».