Le tecnologie smart: uno strumento per l’inclusione sociale
Il recente lockdown ha acuito la sensibilità sul tema del rapporto tra digitale e inclusione sociale e la tecnologia è una delle principali risorse per superare barriere e migliorare la qualità della vita, di tutti.
Una delle sei missioni del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) riguarda l’inclusione sociale. Su questo specifico capitolo sono stati destinati quasi 20 miliardi di euro, ovvero il 10% dell’intero piano. Se sommati agli oltre 15 miliardi di euro destinati alla Salute, che in qualche modo ne rappresentano un aspetto, portano il totale ad oltre 35 miliardi; eppure, di tutto ciò si parla molto poco.
Inclusione sociale significa, anzitutto, superamento di quelle barriere che escludono il singolo, o un gruppo sociale, dall’opportunità di svolgere una vita normale. Un aspetto peculiare di questo fenomeno passa anche sotto il termine “disabilità”.
Per molto tempo si è ritenuto che la disabilità fosse un problema di una minoranza sfortunata, ma è un concetto ormai ampiamente superato dalla considerazione che vari livelli di disabilità – limitati nel tempo o meno – riguardino normalmente tutta la popolazione. Si è momentaneamente disabili quando si ha un incidente, per esempio, che limita i nostri spostamenti; ma si diventa progressivamente disabili con l’avanzare dell’età, e questo riguarda contemporaneamente una fetta rilevante di cittadini, il cui numero è crescente a causa del fenomeno dell’invecchiamento della popolazione che coinvolge tutti i Paesi avanzati.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso la classificazione ICF (International Classification of Functioning Disability and Health), ha indicato con chiarezza che nei provvedimenti sanitari deve essere posta al centro la persona, valorizzando le sue potenzialità funzionali, prima di adottare qualsiasi provvedimento suppletivo, quali l’ospedalizzazione o l’assistenza domiciliare.
Questa visione dell’inclusione di chi è affetto da qualsiasi forma di disabilità, momentanea o permanente, apre scenari del tutto inediti in relazione alle dotazioni tecnologiche delle abitazioni, che diventano naturalmente il luogo privilegiato della vita di queste persone. Un’azione sull’ambiente umano volto a consentire l’interazione sicura e soprattutto autonoma con ciò che ci circonda, diventa quindi, in potenza, l’operazione a maggiore impatto positivo proprio in tema di inclusione sociale.
Non sembra fuori luogo, quindi, affermare, che uno degli ambiti prioritari in cui è necessario investire, anche le risorse straordinarie del PNRR, è proprio l’abitazione che, se dotata delle necessarie tecnologie, in primis la connessione alla rete ad alta velocità e sistemi di automazione intelligenti, può consentire all’individuo di protrarre a lungo la propria autonomia o di essere assistito a distanza, senza invadere inutilmente la sua sfera privata, con tutto che ciò comporta in termini di autostima. Una decentralizzazione delle funzioni, quindi, attraverso una domotica rinnovata che consente di spostare dal centro alla periferia gran parte delle funzioni che oggi risultano invece polarizzate su pochi istituti di assistenza, con tutti i problemi che anche la recente pandemia ha reso evidenti.
Attraverso le interfacce amichevoli, che rendono l’interazione con la tecnologia semplice, sarà possibile affrontare problematiche un tempo insormontabili, come la mobilità, la comunicazione interpersonale, il monitoraggio dei parametri vitali, la sicurezza personale e degli altri, l’assistenza on demand, solo per citare alcuni degli effetti più noti.
Oggi tutto ciò è possibile e per molti versi necessario, ma a certe condizioni, la prima delle quali è incentivare in modo importante la riqualificazione di un patrimonio edilizio obsoleto con una massiccia iniezione di tecnologia. Perché la tecnologia, se correttamente utilizzata, può effettivamente trasformare una casa-prigione, come troppo spesso si trasforma a causa delle disabilità, in una casa solidale, in grado di estendere anche a lungo quell’autosufficienza che è uno dei pilastri della qualità della vita e il cardine dell’inclusione sociale.
In questa direzione opera la nuova Norma CEI 64-21 “Ambienti residenziali. Impianti adeguati all’utilizzo da parte di persone con disabilità o specifiche necessità”, pubblicata nel mese di luglio 2021 e che sostituisce completamente la Specifica Tecnica CEI 64-21:2016-12. La norma fornisce prescrizioni da applicarsi agli impianti elettrici di unità immobiliari ad uso residenziale, situate all’interno dei condomini o di unità abitative mono o plurifamiliari. Le prescrizioni della norma non si applicano solo ai nuovi impianti ma anche ai rifacimenti o alle modifiche di impianti esistenti e agli impianti nelle unità abitative in edifici pregevoli per arte e storia, soggetti al “Codice dei beni culturali e del paesaggio”. Le prescrizioni sostituiscono, integrano o modificano quelle riportate nel Capitolo 37 della Norma CEI 64-8.