Calcio in streaming, dopo Dazn in difficoltà anche Prime Video
Delle preoccupazioni per la tenuta della rete Internet dopo la cessione a Dazn dei diritti tv per il campionato di calcio vi avevamo dato conto nel corso dell’estate. Ebbene, con il torneo iniziato da un mese e mezzo, a tutti coloro che quelle preoccupazioni avevano espresso va ora riconosciuto il ruolo di facilissimi profeti. Infatti, non c’è soltanto la casistica dei problemi legati alla precarietà delle trasmissioni in streaming che si arricchisce settimana dopo settimana, ma anche un corollario di proteste e polemiche che coinvolge politica e istituzioni. Il tutto con l’ingresso nella vicenda di un terzo soggetto, Amazon con il suo servizio Prime Video, anch’esso protagonista dello streaming del calcio (questa volta con la Champions League) e anch’esso costretto a fare i conti con i limiti strutturali della rete nostrana.
Degli accadimenti assortiti legati a Dazn si fatica a tener conto, va però senz’altro citato il più recente e per certi versi paradossale: da un lato, AGCOM ha “ammesso” di non essere intenzionata a sanzionare la pay-tv per i suoi disservizi, e questo perché si tratta di una piattaforma streaming che non ha richiesto nessuna autorizzazione prima di operare in Italia ed è quindi problematico sottoporla all’insieme di regole che governano il settore; dall’altro lato, la stessa Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni ha annunciato la sua intenzione di rivolgersi direttamente al governo per chiedere una norma ad hoc che renda effettivo il suo potere sanzionatorio e di controllo su Dazn.
Fra i risvolti paradossali c’è anche il fatto che la stessa richiesta di AGCOM era stata rivolta poche settimane fa dal Parlamento stesso, con una risoluzione in tal senso della Commissione Trasporti della Camera, approvata il 23 settembre. Negli stessi giorni la Lega di Serie A, ovvero il soggetto che ha venduto a Dazn i diritti di trasmissione del campionato per il prossimo triennio, ha prima inviato una dura lettera alla pay-tv e poi incontrato i suoi vertici per sottolineare “la necessità di un completo rispetto della qualità della trasmissione delle immagini delle gare”. A protestare anche gli sponsor, preoccupati per il loro messaggi pubblicitari ed anche per un’ulteriore questione emersa nelle ultime settimane, vale a dire l’istruttoria avviata da AGCOM relativamente ai dubbi sulle metodologie di misurazione dell’audience della piattaforma di streaming.
Insomma, un bel ginepraio nel quale, come detto, vanno ad inserirsi anche le vicende di Amazon. Detentore dei diritti in esclusiva per la trasmissione settimanale di una partita della Champions League, il servizio Prime Video è andato in parziale tilt durante la partita di cartello Juventus-Chelsea, con calo della risoluzione video e vistosa alterazione dei parametri delle immagini. Un problema evidente che ha portato lo stesso telecronista a scusarsi per il disservizio a match ancora in corso. Ed anche in questo caso si è sollevato un coro di proteste e polemiche comprendente anche la richiesta estrema: basta con il calcio in streaming. Non andrà così, perché in ballo ci sono interessi miliardari, ma di certo la questione minaccia di tenere banco a lungo, anche perché è difficile pensare all’intervento salvifico di una tecnologica bacchetta magica.