Come si comunica la home and building automation?
Trascurata dai progettisti e dal legislatore, poco conosciuta dal pubblico finale: e se avessimo sbagliato qualche cosa?
Il ruolo marginale del Superbonus per la home and building automation
Lo sappiamo tutti, nel Superbonus, col suo essere “trainata”, la home and building automation è stata poco più che ancillare ai cappotti termici, agli infissi e alle nuove caldaie. La filiera ha raccolto soltanto le briciole di quei 110 miliardi di euro che hanno fatto molto male a Draghi prima e a Meloni poi, chiamandoli a correre ai ripari.
Per mesi nel nostro settore nessuno ha alzato la mano anche solo per informare che con una corretta gestione dei consumi il risparmio energetico era certo, percentualmente molto significativo e sicuramente molto meno costoso ed invasivo. Nessuno.
Smart Building e auto elettriche, cosa hanno in comune
In tutti i consessi in cui si parla di innovazione tecnologica d’edificio, il refrain più ricorrente è il confronto impietoso col mondo dell’automobile: non manca mai qualcuno che rimarca come in pochissimo tempo le grandi case automobilistiche siano passate dall’esaltazione muscolosa dei cavalli motore al proporre l’auto “connessa” che assomigliava sempre più ad uno smartphone viaggiante, per finire, oggi, a spingere come indemoniate sull’auto elettrica, dal momento che, se tutto va come sembra, i motori a combustione interna avranno gli anni contati. Hanno deciso che lì si andava e stanno convincendo tutti che alla fine lì si andrà.
Il parallelo con la casa è, per l’appunto, impietoso.
Il modo di proporre l’abitazione attraverso le azioni di marketing dei principali player del settore non è cambiato granché da quanto si faceva nel secolo scorso e prova ne sia che esiste un Salone del Mobile dedicato ai temi del design che primeggia nel mondo e fa tendenza e sul lato tecnologico c’è ancora poco o nulla. Non di meno le pagine pubblicitarie, gli spot, le azioni di marketing del settore tecnologico rivolte al consumatore finale sono rare e decisamente poco efficaci, prigionieri del mito che sia il tecnico a introdurre innovazione nelle case e che agire sul consumatore finale non serva.
Presunzione del tutto sbagliata, come dimostra, appunto, l’esempio del mondo dell’auto.
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Diciamocelo: per decenni la domotica è stata poco più che un vezzo per ricchi, modello “Hollywood party”, una cosa per pochi spacciata come tale con esiti disastrosi e nessuno che si interrogasse sul perché non si vendesse.
Oggi la home and building automation (mi raccomando non la “domotica” che ce la siamo già giocata!) può essere coniugata utilmente al risparmio energetico e alla rivoluzione green, cosa di cui tutti avvertiamo la necessità; ma se scorriamo le pagine web vediamo soltanto pannelli solari, raramente qualche sistema di accumulo, nessuno che parli di gestione intelligente degli edifici, quasi la UNI 15232 non fosse mai esistita, quasi lo Smart Readiness Indicator che sta per diventare realtà, sia un’altra inutile invenzione della burocrazia Europea.
Il ruolo dei “Green Installer”
A Bergamo e Bari, noi di Smart Building Italia, abbiamo cominciato a parlare di “Green Installer” proprio per segnare con forza un cambiamento in atto che non può diventare l’ennesima occasione perduta di un comparto che non sa comunicare. È indispensabile che le case madri capiscano che il momento per fare uno sforzo che può dare enormi ritorni è questo: bisogna parlare a tutti gli attori della filiera ma anche al consumatore finale, alla gente, che è pronta come non mai a recepire segnali di innovazione che rendano meno impattante la nostra presenza su questo pianeta.