Nonostante tutto gli italiani continuano a ricorrere al Superbonus
La pioggia di critiche dai partiti politici e le limitazioni legislative non fermano la corsa dell’agevolazione: primo trimestre 2023 da record
Quando si tratta dell’abitazione e del portafoglio gli italiani ragionano soprattutto con la propria testa e quel che arriva dai rappresentanti della politica può tranquillamente restare inascoltato. È un po’ questa la morale che si può trarre dai dati diffusi dal Centro Studi CNI relativi all’andamento del Superbonus nella prima parte del corrente anno. Succede, infatti, che nonostante le “scomuniche” alla maxi agevolazione provenienti da esponenti del governo e di vari partiti politici – oltre che le limitazioni legislative quali l’abbassamento del recupero fiscale dal 110 al 90% e il freno alla cessione del credito – il Superbonus non solo continua la sua corsa, ma ha addirittura fatto registrare dei numeri record nel primo trimestre del 2023.
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Andamento in crescita nel 2023
Il Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri rileva innanzitutto che nel mese di marzo 2023 la spesa per interventi di risparmio energetico sugli edifici residenziali – ancora con un regime misto di detrazioni al 110% o al 90% – si è attestata a 5,5 miliardi di euro, uno dei valori mensili più elevati di sempre, secondo solo agli 8 miliardi totalizzati a settembre 2022. Non solo, il dato di marzo conferma l’andamento espansivo dell’agevolazione, se è vero che a gennaio 2023 la spesa per interventi di efficientamento energetico è stata di 2,8 miliardi di euro mentre a febbraio è cresciuta fino a 3,2 miliardi. Ancor più sorprendente, se vogliamo, il dato complessivo relativo al primo trimestre dell’anno: la spesa complessiva in regime di Superbonus è stata pari a 11 miliardi di euro contro gli 8 miliardi totalizzati nel medesimo periodo del 2022.
Le ragioni dell’accelerazione
Ma quali sono le ragioni di questa “resilienza” dell’agevolazione nonostante, come detto, il pollice verso frequentemente mostrato nei suoi confronti? Il Centro Studi CNI ritiene “probabile che la marcata accelerazione registrata negli ultimi mesi sia proprio l’effetto del cambiamento continuo di norme e modalità di fruizione di questo tipo di bonus avvenuto a fine 2022. Molti proprietari hanno, forse, cercato di deliberare i lavori per rientrare ancora nell’alveo delle detrazioni al 110% e non ritrovarsi a fare i conti con la nuova detrazione al 90% o addirittura a dover rinunciare agli interventi di ristrutturazione”.
Effetto moltiplicatore del Superbonus
Il Centro Studi, poi, non manca di sottolineare l’effetto moltiplicatore del Superbonus nel comparto dell’edilizia e sull’economia nazionale. Nel periodo compreso tra gennaio 2022 e marzo 2023 gli investimenti “coperti” dalla maxi agevolazione si sono attestati a 57,8 miliardi di euro. Risorse che a loro volta hanno attivato “almeno 121 miliardi di produzione aggiuntiva nel sistema economico, contribuendo direttamente per 33 miliardi alla formazione del Pil, coinvolgendo 613.000 unità di lavoro dirette (operanti cioè nel settore edile, dei servizi tecnici e nell’indotto). Si stima che la spesa totalizzata nel solo 2022 abbia contribuito alla formazione dell’1,4% del Pil dello scorso anno”. Ed ancora, si stima che gli interventi in regime di Superbonus realizzati fino ad oggi consentano un risparmio energetico di 1,2 miliardi di metri cubi standard di gas/anno, pari al 48% dei metri cubi che il governo ha inteso risparmiare nell’inverno 2022-2023 per far fronte alla crisi energetica.
Le parole del presidente CNI
Il presidente del CNI, Angelo Domenico Perrini, parte dall’accelerazione del Superbonus nel primo trimestre 2023 per sottolineare come “con il cambio delle regole in corsa operato a novembre 2022, e nonostante la questione dei crediti incagliati, il governo sembra avere ottenuto l’effetto contrario a quello previsto, ovvero ridimensionare la domanda di bonus per l’edilizia. Operando nei cantieri, riteniamo però che a breve la domanda di interventi di ristrutturazione profonda dovrebbe ridimensionarsi. Quello che è certo – conclude Perrini – è che parallelamente a questo ridimensionamento della domanda di Superbonus, dovrebbe aprirsi una fase di profonda ridefinizione di questi incentivi”.