Eppur si muove…
Nel quadro dell’implementazione della rete BUL sembrano entrare in gioco gli installatori: sarà la volta buona?
Nel quadro del Forum PA 2023, svoltosi a Roma dal 16 al 18 maggio, il Sottosegretario Alessio Butti con delega alle telecomunicazioni è ritornato sul tema ben noto dell’esigenza del Paese di accelerare la diffusione della rete BUL e di aumentarne le performance, come fattore determinante per la competitività del sistema Paese. I dati forniti da Agcom, infatti, testimoniano ancora una volta una crescente diffusione della rete in modalità FTTC (che raggiunge il 51,8% a settembre 2022) ma anche una del tutto insoddisfacente diffusione della rete più performante, ovvero la FTTH, ferma al 16,3%.
Fin qui, potremmo dire, niente di nuovo.
Attendiamo ancora, infatti, precise indicazioni sulla spinosa questione della rete unica, divenuta nel frattempo “rete nazionale”, impantanata nella complicata trattativa per la cessione e/o integrazione delle reti fisse di TIM e di Open Fiber. Più precisamente gli operatori del settore (non quelli delle Telco, arroccati nella difesa dello status quo) chiedono al riguardo un po’ di chiarezza sulla questione di dove debba arrivare questa fantomatica “rete nazionale” che, inevitabilmente, si dovrà armonizzare ad una legislazione vigente sull’infrastrutturazione digitale degli edifici, sempre più necessaria per attivare i nuovi servizi ma, anche, per gestire la componente energy.
In questo quadro stagnante, il Sottosegretario a Roma ha lanciato un sasso, ammettendo di aver avviato un ragionamento “con una associazione di antennisti disponibili a collegare sulla connettività l’ultimo miglio”
Quale sia questa associazione non è dato sapere, salvo il fatto che avrebbe circa 4 mila associati.
Non solo, ma il Sottosegretario ha anche precisato di aver coinvolto nel ragionamento gli Ordini Professionali tecnici, citando ingegneri, architetti e geometri, con cui il Dipartimento avrebbero raggiunto un’intesa per supportare la progettazione della rete, specie nella tratta finale.
Ma di quale tratta finale parliamo?
Al riguardo il Sottosegretario Butti si è limitato a precisare che si tratta di completare la rete dove non raggiunge i singoli edifici (citando i famosi 40 metri mancanti della rete Open Fiber), ma anche di completarla dal ROE alle singole unità immobiliari, ovvero l’unico modo per definire autenticamente una rete FTTH.
E per fare queste, cito il Sottosegretario Butti, “ci siamo ricordati che ci sono le figure romantiche degli antennisti: non sono scomparsi e anzi hanno migliorato le loro competenze. Chi meglio di questa figura professionale possiamo interpellare per ultimare questo tratto?”
Eureka! Verrebbe da dire. Sono soltanto otto anni che ripetiamo in molti questo concetto lapalissiano predicando nel deserto.
Sorvolando sulla visione romantica del Sottosegretario di una figura professionale che, dal momento che si aggira per i tetti, forse è stata scambiata per quella dello spazzacamino, resta il fatto che una luce sembra essersi accesa. Finalmente qualcuno si è accorto che c’è un esercito di tecnici che opera attorno alle dotazioni tecnologiche degli edifici e che può diventare un alleato fondamentale per raggiungere gli obiettivi di una rete BUL per tutti.
A questo punto la domanda successiva è: quali impianti dovrebbero realizzare i nostri romantici antennisti se non quelli descritti dalla guida CEI 306-2?
Ovvero, quegli impianti multiservizio che sono obbligatori per tutti gli edifici nuovi e per quelli ristrutturati profondamente e la cui documentazione deve essere registrata nel SINFI e, quindi, entrare a pieno titolo come tratta terminale dell’infrastruttura di rete del Paese?
Da quanto si registra sul mercato, pur con sette anni di ritardo, sembra che finalmente quel tipo di infrastruttura si stia imponendo nel nuovo e nel ristrutturato. Perché allora, contando su quell’esercito di “romantici antennisti”, non spingere in questo momento per accelerare l’aggiornamento di tutti gli impianti d’edificio, agendo sulla leva fiscale per produrre quel salto tecnologico così necessario al patrimonio edilizio nazionale e semplificando enormemente il lavoro degli operatori?
Al Sottosegretario Butti va riconosciuto il merito di essersi accorto di questa possibilità; gli segnaliamo, senza alcuna intenzione polemica, che i tecnici attivabili immediatamente sono ben più di 4 mila e, detto ciò, attendiamo ora fiduciosi gli sviluppi.