Un anno fondamentale

15 Gennaio 2025 Luca Baldin


Abbiamo appena finito i residui delle bottiglie di Champagne stappate a Capodanno (o di Prosecco, per chi ama il made in Italy) e riposto le palline di Natale in soffitta e siamo già immersi nella quotidianità del nuovo anno. Un 2025 che si presenta molto impegnativo ma anche potenzialmente ricco di opportunità. Tutti scrutiamo nella palla di cristallo cercando di capire che cosa farà il neoeletto Trump (che nella vicenda della liberazione di Cecilia Sala sembra aver avuto un atteggiamento molto ragionevole, cosa che costituisce un buon viatico) e se la guerra in Ucraina da segnali di stanchezza e, quindi, di possibile soluzione (cosa da non escludere), mentre proprio in queste ore arrivano finalmente segnali positivi su quella in Medio Oriente.

Moltissimi nel nostro settore si stanno chiedendo che fine faranno le politiche green europee e mondiali e se davvero siamo alla vigilia di una frenata, se non di un’autentica retromarcia.

Per quel che può contare il parere del sottoscritto, credo che difficilmente chi ci governa possa invertire una rotta ormai troppo profondamente segnata e che risponde ad un’emergenza ormai avvertita come primaria, dal momento che la preoccupazione per il cambiamento climatico sta ormai da tempo in cima alle classifiche del sentiment del cittadino medio europeo e italiano (basti pensare che nel 2024 i disastri ambientali sono costati alle comunità oltre 320 miliardi di dollari e il 2025 è partito malissimo, con l’incendio di Los Angeles che ha provocato danni per 250 miliardi di dollari).

Quest’anno, quindi, ci troveremo quasi sicuramente a discutere di come mettere a terra l’EPBD4, dal momento che il recepimento da parte del nostro Paese dovrà avvenire entro il 2026. E questo può costituire un rischio o una opportunità.

Il rischio è quello di procedere all’italiana, ovvero tutti in ordine sparso, ognuno cercando di portare acqua al proprio mulino sfruttando magari l’amico dell’amico per far giungere le proprie richieste a chi avrà il non invidiabile compito di stendere regole e soprattutto strategie e relativi finanziamenti per raggiungere un obiettivo sfidante.

L’opportunità è quella, avendo un anno abbondante davanti, di operare con buon senso e lungimiranza, avviando un solido confronto tra gli stakeholder su tavoli che, inizialmente non dovranno essere quelli governativi, ma neutrali, in modo tale da poter dire ciò che si pensa senza remore, giungendo preliminarmente ad una mediazione e ad una piattaforma condivisa di proposte che a quel punto, e solo a quel punto, dovranno essere consegnate e discusse col Governo.

Siamo infatti tutti consapevoli che la coperta è e sarà sicuramente corta, e che quindi le risorse utilizzabili saranno limitate e dovranno essere quindi indirizzate nel migliore dei modi possibili per avere qualche efficacia nel medio e nel lungo termine. Ma l’identificazione di questo “modo migliore” non può essere lasciato nelle mani di politici spesso impreparati e non può essere nemmeno l’esito di un incontro di pugilato sul ring dell’innovazione per stabilire chi mena più forte e quindi ha diritto di dire al Governo che cosa fare.

L’esperienza del Superbonus brucia ancora, è ora di prendere atto che occorre operare in un altro modo. Per quanto ci riguarda non ci stancheremo di ripeterlo e, soprattutto, di mettere a disposizione di un confronto, che speriamo parta prima possibile, tutte le nostre risorse.

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.