Building Automation e l’interfaccia che non c’è
Elemento vitale della Building Automation è l’integrazione, ma la carenza di interfacce nelle apparecchiature dei vari produttori rende complicato il lavoro dei professionisti dell’impiantistica. Un problema serio di cui parla Gimmi Lorenzin, sales manager di Rasotto Engineering (nella foto): «Tanto parliamo di edifici intelligenti e tanto poco di apparecchiature adatte a realizzarli».
Il concetto di smart building si estende in vari ambiti e offre numerosi benefici. Ma, dovendo scegliere, qual è il fattore più importante?
«La motivazione che più si utilizza per stimolare gli investimenti nell’automazione degli edifici e renderli intelligenti è quella del risparmio energetico. In sostanza, l’edificio intelligente consuma meno perché contiene gli sprechi, gestisce meglio gli impianti, è più facile da manutenere. Questa motivazione è abitualmente la premessa alla successiva che riguarda la sfera del benessere dell’occupante. Con gli opportuni distinguo, la motivazione può essere valida sia in ambito lavorativo che residenziale. Naturalmente è immediato comprendere la valenza di tali risparmi quando si parla di grandi edifici produttivi o residenziali, dove la dimensione e la complessità impiantistica presuppongono forzatamente soluzioni tecnologiche evolute di gestione, ciononostante ottimizzazioni significative possono essere realizzate anche in edifici minori, residenziali e non, fino anche alla singola abitazione».
Tra l’altro, l’automazione per l’efficienza energetica è ben normata.
«Esistono infatti norme che indicano come intervenire per ottenere i risultati, come la EN 15232 che elenca le funzioni di un impianto di Building Automation in un’ottica di massimizzazione dell’efficienza energetica, anche al fine di ottenere la classificazione dell’efficienza energetica dell’edificio. Chi tra i lettori ha più dimestichezza con la norma può confermare un principio base che essa introduce, in sostanza: maggiore è il grado di automazione e più sofisticata sarà la gestione dell’impiantistica con conseguenti maggiori risparmi».
Che cosa significa automazione sofisticata?
«Che, per esempio, in un grande edificio produttivo o residenziale la gestione dell’impianto di riscaldamento si traduce nella gestione di tutti i suoi elementi primi, quali le pompe di circolazione dell’acqua – gestite a velocità variabile ma tenendo conto della curva di efficienza – le temperature dei flussi di mandata e ritorno, il controllo della temperatura delle stanze in funzione degli occupanti, la temperatura di funzionamento della/e caldaia/e in funzione del variare della temperatura esterna e del carico, e via elencando».
Per voi si tratta dunque di integrare le varie funzioni.
«In questo senso, abbiamo a che fare con un problema non trascurabile. Chi, come noi, si occupa di tali impianti e lavora per implementare le gestioni sopra descritte su una dimensione differente da quella riservata ai grandi complessi, pur toccando tutte le tipologie di edifici – immobili produttivi, edifici pubblici, luoghi di culto, edifici residenziali, singole abitazioni – ha a che fare con apparecchiature che non offrono quasi mai un’interfaccia che consenta una integrazione accurata dell’apparecchiature con l’impianto di Building Automation. Un’interfaccia che permetta una gestione evoluta delle apparecchiature, consentendo di rilevarne l’efficienza, la necessità di manutenzione, di acquisirne i segnali di allarme, di modulare il funzionamento in funzione della curva di efficienza».
L’offerta di tecnologie non semplifica le cose, insomma.
«Ci sono produttori che offrono soluzioni tecnologicamente avanzate, realizzate tramite centraline dedicate. Queste soluzioni sono però, il più delle volte, economicamente svantaggiose perché ridondanti rispetto all’impianto di automazione. Cosicché la pratica comune consiste nel manomettere il quadro comando per acquisire il controllo delle funzioni basiche, ma la manomissione dell’apparecchiatura presenta il rischio del decadimento della garanzia sull’apparecchiatura stessa. Tra l’altro questo approccio non offre mai la possibilità di realizzare un’integrazione ideale dell’apparecchiatura e garantirne, per esempio, la perfetta efficienza o la puntuale manutenzione».
La mancata possibilità di integrazione è una questione di costi?
«Da decadi ormai l’integrazione impiantistica è pratica comune in ambito industriale. Oltre alla gestione remota di tutte le potenzialità di un impianto, è comune anche poter acquisirne tutti i valori di funzionamento allo scopo di documentare la qualità del processo anche quando si tratta di apparecchiature semplici e mediamente poco costose. Del resto, nei grandi impianti di Building Automation tali soluzioni sono state implementate e gli impianti tecnici sono gestiti in modo accurato e completo, le soluzioni di building management offrono la documentazione del loro funzionamento, la gestione degli errori, della manutenzione, eccetera. Io ritengo che l’integrazione dell’apparecchiatura, anche quando molto semplice, dovrebbe essere il focus del costruttore. In sostanza mi aspetterei che il mercato proponesse soluzioni di integrazione per tutte le apparecchiature che utilizziamo nei nostri edifici».
Siamo perciò di fronte ad una lacuna da colmare.
«Tanto parliamo di edifici intelligenti e tanto poco di apparecchiature adatte a realizzarli. L’auspicio, e l’invito, è che oltre al proliferare di App di gestione che riguardano termostati, splitter, lavatrici, forni, caldaie, frullatori eccetera, si comincino ad offrire interfacce evolute per la Building Automation. Se si vuole davvero valorizzare il concetto di efficienza energetica e renderlo una motivazione commerciale robusta, dobbiamo essere consapevoli che l’efficienza in un edificio passa attraverso una serie di aspetti costruttivi ed impiantistici e una gestione degli impianti accurata. In questo modo potremo certamente ottenere margini di risparmio maggiori rispetto a quelli realizzabili, ad esempio, con il solo utilizzo di una caldaia più efficiente».