Industria italiana senza rete
Sì, d’accordo, la qualità della connessione nel nostro Paese è migliorata e sta migliorando. Ma c’è un dato preoccupante che ha sollevato Cor.Com. Secondo l’aggiornamento effettuato da EY per CorCom nell’ambito dell’Osservatorio Ultrabroadband ci sono, infatti, 7 mila aree industriali prive di connessione in fibra oltre i 30 Mbps, in 1.700 – specie quelle di piccole dimensioni – i servizi a banda larga di rete fissa non sono neanche minimamente disponibili. Zero.
Restiamo indietro, insomma. Molto indietro, il che «rende difficile e in molti casi impossibile per molte aziende non solo disporre dei servizi digitali di base, ma soprattutto innovarsi in nome della competitività e delle nuove istanze dell’era Industria 4.0», commenta Cor.Com.
Considerato che il 65% delle imprese italiane si concentra nelle cosiddette aree grigie (oltre 19 milioni i numeri civici, circa 25,5 milioni di unità immobiliari, secondo la mappatura del Governo), il recentissimo varo degli investimenti per le aree grigie, relativo al Piano banda ultralarga (BUL), «apre uno spiraglio».
Aveva quindi ragione Carlo Calenda, ministro per lo Sviluppo economico, quando lamentava la lentezza dell’esecuzione del Piano banda ultralarga: la cosa rischia di rallentare l’altro Piano lanciato dal Governo, quello di Industria 4.0 che ha sin qui ottenuto buoni risultati, ma che adesso, in assenza di un’infrastruttura di rete dalle performance adeguate, potrebbe faticare a raggiungere l’obiettivo auspicato: «la digitalizzazione a 360 gradi del comparto industriale nazionale e il recupero della competitività».
«Oltre che a spingere il piano Industria 4.0 – scrive, infine, Cor.Com – gli investimenti nelle aree grigie sono mirati a sostenere lo sviluppo delle reti e dei servizi 5G la cui gara per l’assegnazione delle frequenze è fissata entro l’anno. Nel frattempo proseguono le sperimentazioni avviate dal Mise a Bari, Matera, L’Aquila, Milano e Prato a cui si è aggiunta Roma con il progetto portato avanti dal Comune insieme con Fastweb ed Ericsson».