Nuovo digitale terrestre – Pellegrinato (Mediaset): “Vantaggi per installazione, meno per i broadcaster tv”

8 Ottobre 2020 Ilaria Rebecchi


Marco Pellegrinato (Mediaset) riflette sui pro e contro del Nuovo Digitale Terrestre: “Opportunità per installatori e in ottica Smart Home, ma qualche perplessità a livello broadcaster”

Una volta abbandonato l’MPEG-2 (la scadenza è fissata per il 1° settembre 2021), si passerà al DVB-T2 (dal 21 al 30 giugno 2022), per trasferire la banda 700 MHz alle telecomunicazioni, e lasciare così spazio al 5G. Un passaggio già definito da molti come epocale, che, come sottolineato da CRTV (Confindustria Radio Televisioni) vedrà il ruolo cruciale della comunicazione tra istituzionale e privata, per accompagnare tutti gli italiani verso la TV 4.0. Questa informazione è partita, a dire il vero, a dicembre scorso, e dovrà prevedere un necessario coordinamento tra i players e la promozione di novità come i bonus TV.
I dati dai quali si partiva a febbraio scorso, vedevano 12.8 milioni di famiglie con ricevitori DVB-T di cui circa 3,4 solo MPEG-2, e si stima che entro il 30 giugno 2022 saranno oltre 30 i milioni di apparecchi TV da sostituire o abbinare a decoder.
Un passaggio, questo al nuovo digitale terrestre, che impone di ridurre i multiplex nazionali da 20 a 12 e locali da 18 a 2.

Sul tema interviene Marco Pellegrinato, Director of Research and Development Mediaset / RTI SpA e Vicepresidente dellHD Forum Italia:

Il passaggio al nuovo digitale terrestre è sicuramente un’opportunità, ma non è detto che non sia anche problematico. Mi spiego meglio: se da una parte, nell’ambito della transizione da analogico a digitale, i broadcaster si sono già visti decurtare il proprio spazio a disposizione nel 2012, entro il 2022, su quattro fette rimaste, due si potranno considerare perse ed entro il 2030 probabilmente si dovrà dire addio anche al terzo quarto disponibile.

Lo switch-off televisivo, infatti, deriva dall’esigenza di lasciare spazio dello spettro TV (700 Mhz) per il 5G, come già accaduto nel 2013 per i servizi di 4^ generazione (spettro 800 Mhz):

Entro il 2022 dovremo essere capaci di far rientrare tutti i canali ad oggi esistenti in metà dello spazio che avevamo a disposizione anni prima. Pertanto, si può affermare che i broadcaster dovranno sicuramente pagare lo scotto di questo passaggio.

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E per far stare lo stesso numero di canali in un minor spazio, saranno necessarie nuove tecnologie:

È l’evoluzione dei tempi, non è colpa di nessuno. I broadcaster dovranno fare grandi investimenti in tecnologie non per incrementare i propri ricavi ma per mantenere quelli attuali. Quali tecnologie? Il DVB-T2, che permette un upgrade di efficienza trasmissiva del 30%, e HEVC, una tecnologia di codifica che migliora la qualità delle immagini con un ulteriore plus di efficienza del 50%, così da controbilanciare in parte la perdita di spettro radiotelevisivo.
Tra l’altro va considerato che, se ad oggi le TV sono mediamente più di 2 per ogni unità abitativa, i dati Auditel affermano che ciascuna TV di casa contribuisce proporzionalmente alla raccolta pubblicitaria complessiva, nonostante secondo enti ed istituzioni si considera che la transizione al nuovo digitale terrestre a livello pratico sarà attuabile per legge entro giugno 2022, attraverso il cambiamento di almeno un ricevitore per famiglia, e questo inevitabilmente produrrà a livello commerciale un importante flessione dei ricavi a danno degli editori e dei broadcaster commerciali per mancati introiti pubblicitari, che è la fonte principale di finanziamento.

 

Quindi il nuovo digitale terrestre non è un’opportunità?

Premettendo che i soldi per l’adeguamento dei ricevitori TV li dovrà pagare in larga parte il cittadino e quelli per le nuove reti distributive DTT i broadcaster stessi, il nuovo digitale terrestre è comunque un’opportunità per tutta la filiera se verranno stabilite eque condizioni all’accesso senza penalizzare ulteriormente i ricavi attuali degli operatori. Lo è sicuramente per l’indotto: installatori e professionisti e aziende del comparto Smart Home, perché saranno chiamati a fornire nuove competenze ai loro clienti di domani. Anche se va detto che i sussidi da 50€ alle famiglie ISEE sono troppo bassi per dare slancio alle vendite di ricevitori TV o decoder evoluti. Inoltre, va precisato che si tratterà di un vantaggio competitivo solo se l’industria sarà in grado di immettere sul mercato e di vendere nei prossimi 18/20 mesi un volume di più apparecchi pari a quasi tre volte il turnover attuale dello stato normale. Il timore è che, in simili condizioni, le persone possano decidere di dire addio alla vecchia e cara televisione, optando per il grande mondo digitale.

Un mondo che, però, incontrerà presto il settore televisivo:

Guardando alle possibili previsioni dell’era post switch-off, ci saranno meno canali via etere forse, ma più nuove tecnologie, soprattutto una che accompagnerà il settore per molto tempo a venire: il cosiddetto DVB-I. Dopo il DVB-T (terrestre) e il DVB-S (satellite), il DVB-I unirà internet e la tv. Sarà disponibile un maggiore spazio distributivo e più libertà di fruizione, vi troveranno posto i canali tematici in primis, che potranno essere veicolati in maniera più conveniente attraverso internet, e sarà fonte di minori costi di diffusione se le reti di distribuzione internet e le CDN offriranno tecnologie comparabili a quelle attuali di broadcasting via etere. E in ottica commerciale questo aprirà a nuovi scenari di fruizione televisiva e pubblicitaria con messaggi personalizzati e meno di massa, grazie alla targeting advertisment, pubblicità mirata, esattamente come accade da tempo navigando con i browser.

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.