La “Mobilità elettrica” come infrastruttura dell’edificio

8 Febbraio 2023 Giuseppe Pugliese


Si parla e si scrive tanto sulla “Transizione energetica” e sulla “digitalizzazione”.
Tutti noi, più o meno cominciamo a capire il significato di questa terminologia.
Poi qualcuno parla della “nuova mobilità“.
Si esamina il fenomeno della mobilità elettrica sotto diversi punti di vista, perdendo spesso il vero obiettivo.
Da utente della mobilità, convertito all’elettrico da oltre sette anni ritengo considero la mia auto una “batteria con le ruote”.
Fino ad ora abbiamo utilizzato solo le ruote. La batteria viene utilizzata quando l’auto si muove.

 

Un’auto, durante la stragrande maggioranza del tempo, è ferma.
Perché non usarla per tutto quel tempo?

Quando cominceremo ad utilizzare la batteria, mantenendo ferme le ruote, ci accorgeremo sempre più e sempre meglio della vera “Transizione ecologica”, utilizzando sempre meglio e più efficacemente anche la digitalizzazione dei territori e delle case.
Mi riferisco alla tecnologia ormai consol

idata del V2X che si riferisce ai sistemi di comunicazione di informazioni, e non solo, tra un veicolo e qualsiasi altra entità che possa influenzarlo. Mi riferisco espressamente al V2H ed al V2G.

Sfruttare i veicoli elettrici come sistemi di accumulo integrativi ad un impianto di autoproduzione di energia prodotta da fonti rinnovabili significa ottenere numerosi benefici aggiuntivi a quelli dello spostamento da un punto ad un altro di persone e merci.

Quali sono i benefici?

Aumento considerevole della quota di energia autoconsumata.

Un impianto fotovoltaico in ambito residenziale riesce ad autoconsumare mediamente una percentuale intorno al 35% della energia prodotta (vedi link alla guida sull’autoconsumo pubblicata nel sito del GSE Guida PRIVATI.pdf (gse.it).

Quanta più energia autoprodotta si inserisce in rete tanto maggiore è l’onere dei servizi di rete da riconoscere al gestore sia per l’energia prelevata dal gestore che per quella prodotta e non autoconsumata.

Capacità di fare fonte alla mancanza di energia nella rete.

La capacità di fare fronte alle mancanze di energia della rete non è facilmente quantificabile dal punto di vista economico. Certamente aumenta la sicurezza dei luoghi, che si basa sulla capacità di comunicare con l’esterno e/o di essere contattati.

Aumento della capacità di bilanciare la rete elettrica.

Quanto maggiore è lo storage elettrico collegato alla rete tanto maggiore è la capacità di bilanciare la rete elettrica, che significa maggiore affidabilità della stessa.

Minore costo della infrastruttura di autoconsumo ed autoproduzione collettiva di energia da fonti rinnovabili.

I veicoli elettrici, quando sono collegati all’impianto fotovoltaico, ne costituiscono parte a tutti gli effetti e ne alzano il valore o, da un altro punto di vista, ne abbassano il costo.
È sufficiente anche un solo veicolo elettrico collegato all’infrastruttura dell’edifico per autoconsumare il 100% dell’energia autoprodotta.    

Si deve tener presente, infine, che la cosiddetta “second life” di una “batteria con le ruote” è quella di una batteria senza le ruote e qualche altro componente non essenziale in quel momento (per esempio il motore) per utilizzare il solo pacco batteria per un “re-use” in grandi accumulatori.

Due ultimi concetti strettamente collegati

Perché nell’edificio serve la digitalizzazione?

La transizione energetica in un edificio, sotto i diversi profili, necessita di una rete dati che collega tutte le infrastrutture presenti, rendendo operativi numerosi servizi indispensabili come ad esempio:

  • la gestione degli impianti con l’aggiornamento tecnologico delle apparecchiature installate;
  • la contabilizzazione delle quote di consumo e di produzione di energia spettanti a ciascun componente della comunità e tra queste c’è anche la rete di ricarica e le stesse auto;
  • l’implementazione di nuovi servizi a valore aggiunto che alzano il livello di sostenibilità ed il valore dell’edificio.

Ruolo di indirizzo e di stimolo dell’Unione Europea.

Il Segretariato generale del Consiglio dell’Unione europea ha trasmesso a diversi uffici, agenzie e delegazioni la “Proposta di Regolamento del Consiglio” che istituisce il quadro per accelerare la diffusione delle energie rinnovabili; fascicolo interistituzionale 2022/0367 (NLE). In questo documento ci sono alcuni punti che meritano una segnalazione:

Relativamente agli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, sono considerati di interesse pubblico prevalente e d’interesse per la sanità e la sicurezza pubblica:

    • la pianificazione, la costruzione e l’esercizio di detti impianti;
    • la loro connessione alla rete;
    • gli impianti di stoccaggio.

Alla luce di quanto sopra, così come già accaduto nel 2014 con l’approvazione del decreto legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito con modificazioni dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, ci aspettiamo che venga aggiornato l’articolo 4 della legge 29 settembre 1964, n. 847, relativamente all’inserimento di tali impianti tra le opere di urbanizzazione primaria obbligatorie negli edifici.

Efficientamento energetico e digitalizzazione diventano infrastrutture obbligatorie nei nuovi edifici.

Nelle premesse del Regolamento si cita sei volte il termine “autoconsumatori”. Si parla cioè di produzione di energia da fonti rinnovabili evidenziando la funzione dell’autoconsumo. Il concetto è fondamentale: si deve produrre energia da fonti rinnovabili e si deve autoconsumare. Non basta solo produrla.

Produrre energia da fonte rinnovabile e non autoconsumare significa dover finanziare lo sviluppo della rete elettrica.   Lavoro che va fatto ma ci vuole tempo.

Quanto maggiore è la quota di autoconsumo, tanto maggiore è la soddisfazione per l’utente, tanto minori sono i costi sulla rete per il sistema pubblico, tanto prima si raggiungono i risultati attesi e tanto più l’utente, soprattutto chi non ha aderito inizialmente all’iniziativa, ha interesse ad aumentare la produzione di energia.
Per questo motivo il Regolamento favorisce la realizzazione di quegli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili che non hanno bisogno di adeguamenti della rete e favorisce anche l’ammodernamento dei vecchi impianti.
Ma! Devo inserire anche un “ma”.

Non c’è una parola in merito alla mobilità elettrica “agganciabile” alla infrastruttura energetica e digitale dell’edificio, grazie alla tecnologia del V2H o V2G in grado di aumentare sensibilmente il livello dell’autoconsumo di energia da fonte rinnovabile senza toccare la rete esterna all’edificio.

Non si tiene presente che la mobilità elettrica è fortemente energivora ma, contemporaneamente è altrettanto fortemente sostenibile.
Dal punto di vista economico devo evidenziare che il costo di gestione di un impianto di produzione di energia da fonti rinnovabili che permette ad una auto elettrica di percorrere 500 chilometri è inferiore a 3 euro.
La sostenibilità sotto il profilo sociale ed ambientale non può essere messa in dubbio.

Nel mondo ideale sarebbero collegati tra loro:

  • i finanziamenti ai condomìni deliberati per la realizzazione dell’ammodernamento delle colonne montanti vetuste degli edifici (delibera ARERA 467/2019/R/EEL del 12 novembre 2019)
  • il bonus concesso per l’acquisto di veicoli elettrici;
  • i sussidi o i finanziamenti per favorire la realizzazione di produzione di energia prodotta da fonti rinnovabili negli edifici;
  • i sussidi per la costituzione di comunità energetiche o di gruppi di autoconsumatori di energia prodotta da fonti rinnovabili.

Nel mondo ideale questo modello di infrastrutturazione degli edifici crea veri e stabili posti di lavoro sui territori, abbassa il livello delle tariffe dei servizi pubblici, abbassa i costi dell’energia, rende sostenibile la mobilità elettrica; in una parola crea vero e stabile sviluppo economico.
Il tempo dimostrerà che le auto sono utili anche quando stanno ferme.

 

Giuseppe Pugliese

Mi sono formato intorno agli studi in economia. Gli incarichi professionali che ho svolto e sto svolgendo si riferiscono alla soluzione di problemi. Ho avuto nella vita la grande fortuna di non essere mai stato scelto dal lavoro. Il principio che seguo è la sostenibilità cercando sistematicamente lo sviluppo sostenibile.