La nuova proposta di direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici: implicazioni per i proprietari

10 Aprile 2023 Pasquale Capezzuto


Il Parlamento europeo, nella plenaria del  14 marzo ha approvato il testo della nuova direttiva EPBD (Energy performance of buildings directive),  con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astensioni. I deputati inizieranno ora i negoziati con il Consiglio per concordare la forma finale del disegno di legge.

Leggi lo speciale sulla direttiva EPDB

La proposta di direttiva prevede una serie di obblighi per riqualificare dal punto di vista energetico gli immobili più inefficienti e pervenire all’obiettivo della decarbonizzazione del patrimonio edilizio al 2050.

La proposta prevede, differentemente dalle proposte della Commissione, che:

  • tutti gli edifici di nuova costruzione occupati o gestiti da enti pubblici o di proprietà di questi ultimi siano a zero emissioni  dal 1° gennaio 2026,
  • tutti gli edifici di nuova costruzioni residenziali siano a zero emissioni dal 1 gennaio 2028.

La proposta introduce norme minime di prestazione energetica sugli edifici esistenti:

  1. a) gli edifici e le unità immobiliari di proprietà di enti pubblici, compresi le istituzioni, gli uffici, gli organi e le agenzie dell’Unione e quelli affittati da tali organi dopo, conseguano al più tardi:

(i) dal 1º gennaio 2027, almeno la classe di prestazione energetica E;

(ii) dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica D.

(b) gli edifici e le unità immobiliari non residenziali, diversi da quelli di cui alla lettera a), conseguano al più tardi:

– dal 1º gennaio 2027, almeno la classe di prestazione energetica E;

– dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica D.

(c) gli edifici e le unità immobiliari residenziali conseguano al più tardi:

(i) dal 1º gennaio 2030, almeno la classe di prestazione energetica E;

(ii) dal 1º gennaio 2033, almeno la classe di prestazione energetica D.

Gli Stati membri dovranno stabilire traiettorie lineari per ottenere progressivamente classi di prestazione energetica superiori per gli edifici entro il 2040 e il 2050, in linea con il percorso di trasformazione del parco immobiliare nazionale in edifici a emissioni zero e raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica.
Agli Stati  Membri è stato affidato dunque il  complesso e importante compito di ridefinizione delle norme relative alla classificazione energetica e alla decarbonizzazione degli edifici esistenti, di definizione delle traiettorie nazionali di riqualificazione energetica del parco edilizio esistente,  di modifica delle disposizioni per  le nuove costruzioni, secondo gli statuiti  obiettivi europei e soprattutto di definire le modalità di sostegno e  incentivo per tali interventi.

Gli obblighi dei governi

I governi nazionali non potranno addossare all’Unione Europea eventuali  proprie inadempienze o difficoltà e dovranno disporre finalmente  di  dati significativi  dei consumi energetici del parco edilizio, ciascun Stato dovrà creare una banca dati nazionale che permette di raccogliere dati sulla prestazione energetica dei singoli edifici e dell’intero parco immobiliare nazionale.
Alla base del piano nazionale vi dovrà essere una ricognizione dei consumi degli edifici del parco edilizio, dei   12.187.698  edifici  residenziali  e dei 14.452.680  edifici totali censiti nel 2011 (!) da ISTAT, altro dato del tutto incerto, tenendo conto che ci si dovrebbe riferire alle abitazioni ( 31.208.161).

I dati relativi alla distribuzione degli APE, riportati in molti articoli, sono relativi solo ai dati riportati nel  “Rapporto ENEA 2022 sulla certificazione energetica degli edifici” ossia sulla base di  dati acquisiti direttamente dal SIAPE per l’intera annualità 2021, relativi a  10 Regioni e 2 Province Autonome e per il solo secondo semestre 2021, ossia  1 milione e 300mila edifici sul totale di 5.271.230 di APE  presenti nel catasto dal 2015 al 2021.

Entro il 2025 si dovranno ridefinire i sistemi di classificazione energetica degli edifici

La classe G deve comprendere il  15% degli edifici che consumano di piu’ al 2025 e quindi la classe  F l’altro 15% .
La Classe A deve corrispondere ad edifici ad emissioni zero.
Le classi intermedie saranno definite secondo la distribuzione statistica dei consumi del parco edilizio nazionale.
Tutti gli edifici sono coinvolti nel passaggio di classe dalla E alla D e quindi alla classe A al 2050, non solo il 30%, anche gli edifici gia’ riqualificati con il Superbonus 110%.
I criteri per determinare la classificazione energetica variano da Stato a Stato: nel caso dell’Italia, ad esempio, sono classi mobili e riferiti all’edificio di riferimento.
A dare contezza sulla babele europea delle classi energetiche è lo studio dell’European Dataware house.

Ampie sono le indicazioni sul nuovo attestato di prestazione energetica

L’obbligo di rilasciare un attestato di prestazione energetica viene meno ove sia disponibile e valido un attestato rilasciato conformemente alla direttiva 2010/31/UE o alla nuova direttiva per l’edificio o l’unità immobiliare interessati.
Gli Stati membri possono definire una classe di prestazione energetica A+ per gli edifici che soddisfano tutte le seguenti condizioni:

  1. elevati standard di efficienza con fabbisogno di energia per riscaldamento, raffrescamento, ventilazione e acqua calda non superiore a 15 kWh/m2/anno;
  2. produzione in loco di un quantitativo di kWh di energia da fonti rinnovabili superiore sulla base di una media mensile;
  3. positività carbonica in termini di GWP del ciclo di vita dell’edificio, anche per quanto concerne i materiali da costruzione e gli impianti utilizzati durante la costruzione, l’installazione, l’uso, la manutenzione e la demolizione.

Il piano di ristrutturazione degli edifici conterrà una tabella di marcia con obiettivi stabiliti a livello nazionale e indicatori di progresso misurabili in vista del conseguimento della neutralità climatica entro il 2050

Nella tabella devono essere indicati, tra l’altro:

  1. gli obiettivi per il 2030, il 2040 e il 2050 con riferimento al tasso annuo di ristrutturazione energetica e al consumo di energia primaria e finale del parco immobiliare nazionale;
  2. le scadenze specifiche entro le quali gli edifici dovranno ottenere classi di prestazione energetica superiori alle classi F ed E che l’articolo 9 impone debbano essere conseguite da tutti gli edifici e unità immobiliari rispettivamente al 2030 e al 2033 (o al  2027 e al 2030 se trattasi di edifici e unità immobiliari di proprietà di enti pubblici o non residenziali);
  3. una stima affidabile del risparmio energetico e dei benefici in senso lato attesi;
  4. una rassegna delle politiche e delle misure, attuate e previste, per il rispetto della tabella di marcia.

Dal 2033 al 2050 gli Stati Membri stabiliranno quando gli edifici devono raggiungere la  classe D,  C, B,  ecc, ossia la  roadmap fino alla classe A al 2050

La prima proposta di piano dovrà essere presentata alla Commissione entro il 30 giugno 2024.
Ricordiamo che ai sensi dell’atto delegato relativo agli aspetti climatici della tassonomia UE, la ristrutturazione degli edifici è considerata un’attività sostenibile se realizza almeno il 30 % di risparmio energetico.

Il tempo per effettuare tali riqualificazioni non appare adeguato

Nel nostro Paese inoltre si deve ancora smaltire l’effetto Superbonus 110% sulla disponibilità delle maestranze, dei Tecnici, e sui costi e disponibilità dei materiali, la portata di queste nuove riqualificazioni sarà ben più ampia dei 359.440 interventi.
Appare evidente l’impatto che tali obblighi avranno sul valore di mercato degli edifici non adeguati alle disposizioni relative ai passaggi di classe energetica.

I nuovi attestati evidenzieranno la classe energetica difforme dai requisiti minimi previsti, ciò determinerà di fatto una perdita di valore dell’immobile sul mercato, anche in assenza di specifiche sanzioni, dovendo contenere  tra i  valori di riferimento  i requisiti minimi di prestazione energetica, norme minime di prestazione energetica.

Il passaporto di ristrutturazione: un documento prezioso per i proprietari degli edifici

La proposta di direttiva contiene anche uno strumento positivo, l’introduzione del “passaporto di ristrutturazione”, documento redatto da esperti qualificati, i cui contenuti sono da definire e che, dal 2024, dovrà riportare i possibili interventi per migliorare la prestazione energetica, la salubrità degli ambienti e ridurre le emissioni. Si tratta di una sorta di upgrade degli “interventi migliorativi” attualmente presenti nell’attestato di prestazione energetica.

Il passaporto di ristrutturazione è  rilasciato in un formato digitale da un esperto qualificato e certificato previa visita in loco,  comprende una tabella di marcia olistica di ristrutturazione che stabilisce il numero massimo di fasi di ristrutturazione che si integrano l’una sull’altra,  per realizzare una ristrutturazione profonda in linea con l’obiettivo di trasformare l’edificio in un edificio a zero emissioni entro il 2050.

Il passaporto delineando le modalità per conseguire le norme minime di prestazione energetica e misure volte a ridurre le emissioni di gas a effetto serra durante l’intero ciclo di vita nel processo di ristrutturazione, indica i benefici attesi in termini di risparmio energetico, i  risparmi sulle bollette energetiche e riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra durante l’intero ciclo di vita, contiene informazioni su un potenziale collegamento a una rete di teleriscaldamento efficiente, sulla quota di produzione individuale o collettiva e sull’autoconsumo di energia rinnovabile,  contiene informazioni su una serie di costi stimati per ciascuna fase di ristrutturazione raccomandata, nonché sui costi stimati di una ristrutturazione profonda in un’unica fase come scenario di riferimento,  comprende informazioni sulla circolarità dei prodotti da costruzione e i benefici più ampi connessi alla salute, al comfort, alla qualità dell’ambiente interno, alla sicurezza come sicurezza antincendio, elettrica e sismica e il miglioramento della capacità di adattamento dell’edificio ai cambiamenti climatici,  contiene informazioni sulle possibilità di sostegno finanziario e tecnico,  contiene informazioni su eventuali ristrutturazioni importanti dell’edificio e su qualsiasi ammodernamento o sostituzione di un elemento edilizio che faccia parte dell’involucro edilizio e abbia un impatto significativo sulla prestazione energetica dell’involucro edilizio.

 

Pasquale Capezzuto

Presidente dell’Associazione Energy Managers di Bari, Presidente Commissione UNI/TC058 “Citta’,comunita’ e infrastrutture sostenibili”, già Vice Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Bari e Coordinatore della Commissione Energia, Impianti, Ambiente e Sostenibilità dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bari, membro del Gruppo di Lavoro Energia del C.N.I.