La salvezza digitale dell’Italia passa per gli impianti condominiali
A patto di affidarli a progettisti e installatori qualificati, come caldeggia un articolo 135 bis non ancora applicato. Per il Paese che sta uscendo dal Covid lo chiede a gran voce la Rete delle Professioni Tecniche, trovando ascolto anche nel governo. Ma bisogna fare presto.
“Sos digitale” per l’Italia, che ha bisogno di milioni di impianti privati connessi e operativi in tempi brevissimi, senza più dipendere unicamente dal cavo che una società di telecomunicazioni può attaccare domani come fra tre anni, a seconda dei propri legittimi business-plan. Lo lanciano, questo Sos, agronomi, architetti, chimici, fisici, geometri, geologi, ingegneri, periti agrari, periti industriali e tecnologi dell’alimentazione. Centinaia di migliaia di professionisti che, come addetti ai lavori coinvolti nello sviluppo tecnologico del Paese, affidano l’allarme alla Rete delle Professioni Tecniche in cui i loro ordini si riconoscono.
L’approvazione da parte del governo di un ordine del giorno sul tema, presentato lo scorso 7 luglio dal deputato Davide Serritella, del Movimento 5 Stelle, fa sperare che il messaggio non resti inascoltato, ma è evidente che i tempi per una svolta normativa sono strettissimi. A quell’ordine del giorno approvato devono ora seguire “fatti” ben precisi.
Espresso da una nota inviata lo scorso 30 marzo al ministero dello sviluppo economico, il Sos lanciato dai professionisti trova ragione nella necessità di una fibra ottica, diffusa e funzionante in tutto il territorio, così da completare una rete BUL (banda ultra larga) di prioritaria importanza per il Paese. In sua mancanza, i contraccolpi economici saranno letali a breve termine, vista la necessità di adeguamento tecnologico imposta dalla pandemia di Covid-19.
Armando Zambrano che, oltre a essere presidente della Rete delle Professioni Tecniche, è presidente dell’Ordine degli Ingegneri, dichiara a Smart Building Italia un punto di vista eloquente in proposito. “Le reti informatiche sono opere, e non forniture con conseguente dispersione di soldi pubblici – spiega Zambrano. – Perché una rete funzioni non ci si può limitare ad attaccare un cavo. Oggi la sicurezza digitale è importante quanto quella stradale, ma a tal fine è necessaria la presenza di un progettista, e non di un installatore non qualificato. E quella del progettista è figura che rimanda a un direttore dei lavori, a un collaudo, ma anche a un’assicurazione obbligatoria stipulata per gli eventuali danni procurati dallo stesso progettista”.
“Per questo motivo – continua lo stesso presidente Zambrano – la Rete delle Professioni Tecniche ha in passato contestato vari bandi pubblici, in quanto finalizzati a semplici forniture e non a opere compiute, ignorando il fatto che solo le opere compiute costituiscono un modo per tutelare gli utenti”. “Quest’ultimo principio – conclude – riguarda tutti gli impianti e le connessioni con le reti informatiche, compresi gli impianti condominiali, che sono milioni e hanno bisogno vitale di connettersi tramite banda larga alla Rete”.
Procedendo in senso contrario a questo orientamento, o meglio, “non procedendo”, il default che rischia il sistema Paese è lo stesso paventato da Ferruccio De Bortoli sul Corriere Economia del 24 agosto: “Nella situazione attuale essere al quartultimo posto in Europa nella trasformazione digitale è un’autentica emergenza, a cui si deve porre rimedio nell’immediato” scrive De Bortoli, riferendosi alla posizione rilevata lo scorso giugno per l’Italia dal “Desi”, l’annuale indice di sviluppo digitale dei Paesi membri dell’Unione Europea: una classifica dove il nostro Paese occupa il 25° posto su 28, davanti unicamente a Romania, Grecia e Bulgaria.
A questo proposito, la nota della Rete delle Professioni Tecniche evidenzia per gli impianti privati una “stasi legislativa” che, ormai insostenibile, impedisce a migliaia di progettisti – fra cui ingegneri, architetti, periti e geometri – di digitalizzare in modo virtuoso interi complessi edilizi. E’ la stessa criticità evidenziata ancora dal Desi 2020, che segnala come alla fine del 2019 appena il 13% della Rete italiana fosse coperta da banda larga funzionante a 100 megabits al secondo.
La definizione di “stasi legislativa” sopra utilizzata è quanto mai congrua, in questo caso. Lo sa per primo Antonello Giacomelli, deputato del Partito Democratico fresco di nomina a commissario dell’Agcom, l’Autorità per la garanzia nelle comunicazioni. Giacomelli ne è consapevole come successore, in quello stesso ruolo, di Antonio Preto, vicentino di Valdagno, scomparso nel 2016, dopo essere stato il principale sostenitore dell’inserimento dell’articolo 135 bis come modifica del Testo Unico per l’Edilizia. All’epoca Giacomelli ricopriva la carica di sottosegretario del ministero dello sviluppo economico, dimostrando a più riprese sintonia con l’operato di Preto, anche in merito a questo 135 bis che sostanzialmente presuppone un diverso e più efficiente sistema di gestione delle reti ad alta velocità. Ciò si attua, sempre secondo il 135 bis, delegando ai proprietari immobiliari la realizzazione e gestione dei cosiddetti “verticali”, quei collegamenti finali fra edificio e rete che costituiscono un autentico collo di bottiglia della rete BUL.
Il pensiero sotteso al 135 bis ispira puntualmente l’ordine del giorno proposto dall’onorevole Serritella e approvato dal governo meno di due mesi fa. “Dobbiamo ricordare che la rete BUL del Paese non si completa se non con la distribuzione verticale della fibra ottica all’interno degli edifici pubblici, e soprattutto privati – dichiara in proposito Serritella a Smart Building Italia – Ciò presuppone un lavoro che sulla carta coinvolge migliaia di professionisti e installatori qualificati, chiamati a progettare, realizzare e tenere in manutenzione ordinaria, straordinaria ed evolutiva le infrastrutture a banda ultra-larga all’interno delle proprietà private, permettendo loro di percepire lo stesso compenso equo e non discriminatorio percepito dagli operatori di rete”.
“Proprio per questo – chiarisce Serritella – ho voluto impegnare il governo a consentire ai privati proprietari di immobili o ai condomini, ove costituiti, ad affidare a professionisti e tecnici qualificati, nonché a imprese del settore elettrico ed elettronico, il compito di realizzare e gestire la manutenzione delle reti all’interno delle proprietà private. Sarebbe un segnale importante per tutta la filiera privata dei professionisti, progettisti e impiantisti qualificati”.
Questa è la via maestra da imboccare anche secondo il Cnpi, il Consiglio nazionale dei periti industriali, a sua volta rappresentato in seno alla Rete delle Professioni Tecniche. “Solo così – precisa Giovanni Esposito, che è presidente del Cnpi – si completa il percorso normativo iniziato nel 2014 con gli impianti in fibra ottica inclusi tra le opere di urbanizzazione primaria come le strade, l’illuminazione pubblica e le fognature, e continuato con il D.lgs 33/2016 che assimila i condomini a gestori di infrastrutture”. “Abbiamo portato questo tema all’attenzione del governo, in occasione di recenti incontri istituzionali, per ultimo gli Stati Generali dell’Economia – conclude Esposito – e ora, come più volte in passato, lo riproponiamo all’attenzione dell’Agcom”.
Non sembra dunque cadere nel vuoto questo Sos lanciato dalla Rete delle Professioni Tecniche. Tira in tal senso un’aria propizia al cambiamento, come si rileva da varie voci. Una è quella di Umberto De Julio, presidente dell’ANFoV, Associazione nazionale dei fornitori di video-informazione. “Liberalizzare è fondamentale – dichiara De Julio – a patto di avere un know how operativo di riferimento, per il quale occorrono le garanzie offerte dagli ordini professionali”. “Ma – aggiunge il presidente De Julio – liberalizzare è possibile davvero dove tutto diventa il più fluido e dinamico possibile da un punto di vista normativo”.
Segnali positivi arrivano dal governo stesso. A lanciarli – cosa di pochi giorni fa – è Paola Pisano, Ministra dell’Innovazione tecnologica che all’annuale Meeting di Rimini tiene un intervento ricco di passaggi significativi. Uno è questo: “La connessione permette l’accesso alla rete internet, diminuisce le distanze fisiche, ci dà la possibilità di accedere a nuovi saperi, di farci lavorare a distanza e far studiare i nostri figli, di usufruire di servizi e di nuove opportunità di lavoro. L’infrastruttura di connessione del nostro Paese deve essere sicura e a prova di futuro, il che vuol dire non in partenza obsoleta, non destinata a risultare presto tecnicamente superata. E soprattutto vuol dire facile da mantenere e aggiornare ogni volta che ci sarà “un upgrade”, un miglioramento nelle tecnologia da introdurre”.
Anche queste sono parole che evocano la presenza attiva di progettisti professionali e qualificati.