Lettera al direttore

12 Gennaio 2021 Smart Building Italia


Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera di Giuseppe Pugliese, Direttore Commerciale di FAIT, nell’auspicio che sviluppi un dibattito attorno al tema fondamentale dello sviluppo delle connessioni a banda ultra larga negli edifici italiani.

Egregio Direttore,

mai come quest’anno sono rimasto molto impressionato dal discorso del nostro Presidente della Repubblica in occasione degli auguri al Paese per l’inizio del nuovo anno.

Le parole del nostro Presidente le rivolgo a me stesso, ai miei collaboratori ma anche a quanti rivestono ruoli dirigenziali nei vari ambiti” non per “annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi ma” per “realizzare quella convergenza di fondo che ha permesso al nostro Paese di superare momenti storici di grande, talvolta drammatica, difficoltà.”.

Così con questa lettera mi rivolgo a tutti coloro che rivestono ruoli dirigenziali e sono coinvolti nella realizzazione della rete a banda ultralarga all’interno degli edifici e nelle proprietà private. I cosiddetti “verticali”.

Il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale – che deve essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse – possono permetterci di superare fragilità strutturali che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto”.

Questo piano e la sua declinazione nazionale ha assegnato alla filiera del mercato elettrico privato composto da progettisti, installatori qualificati dalla legge, pmi del settore il compito di realizzare impianti multiservizio all’interno degli edifici in ottemperanza alle leggi di recepimento del piano europeo  (D.P.R. 38072001 art. 135-bis e D.lgs. 33/2016 art. 8), assegnando ai condomìni il diritto ad un compenso equo e non discriminatorio, così come oggi viene applicato nei confronti dei soggetti abilitati a realizzare questo tipo di infrastruttura (essenzialmente TIM ed Open Fiber).

Sul versante economico abbiamo toccato con mano la responsabilità di “alcune” istituzioni, di “alcune” forze economiche e di “alcuni “ corpi sociali, al grande compito che ci era stato assegnato dalla legge.

Dopo l’emanazione del decreto-legge nel novembre 2014 che introduce l’impianto multiservizio in fibra ottica all’interno degli edifici, il Comitato Elettrotecnico Italiano, CEI, istituzione fondata nel 1909, riconosciuta dallo Stato italiano e dall’Unione Europea (Regolamento Europeo) che propone, elabora, pubblica e divulga Norme tecniche che costituiscono il riferimento per la presunzione di conformità alla “regola dell’arte” di prodotti, processi, sistemi e impianti elettrici, ha istituito un gruppo di lavoro specifico, il 306-22, che in 4 mesi ha approvato la prima Guida per la realizzazione degli impianti multiservizio.

Poi quel Comitato si è sciolto per formarne uno nuovo, molto più numeroso ed autorevole, costituito da oltre 50 rappresentanti dei gestori dei servizi di rete di tlc e di tutte le altre forze sociali (professionisti, impiantisti, pmi, società di broadcasting televisivo) che nel 2020 ha pubblicato la Guida CEI 306-2 recante “Guida al cablaggio per le comunicazioni elettroniche negli edifici residenziali”.

Trattasi di un documento di 130 pagine contenenti le indicazioni per realizzare il cablaggio per le comunicazioni elettroniche negli edifici residenziali per il tramite dell’impianto multiservizio in fibra ottica che oltre a gestire le connessioni alla banda ultralarga, affidate ai gestori dei servizi di rete, perfeziona tutti i servizi universali del condominio.

Mi ripeto per riaffermare che il principio europeo è stato recepito dalla legge di recepimento per affidare la progettazione, la realizzazione e la relativa manutenzione di questo impianto ai professionisti ed impiantisti qualificati.

Oggi, invece, la stragrande maggioranza dei verticali in fibra ottica all’interno degli edifici è realizzata dai principali gestori di infrastrutture di tlc italiani, soprattutto TIM ed Open Fiber; i cosiddetti “incumbent”, o anche “soggetti smp”, soggetti con significativo potere di mercato.

Fino allo scorso anno ve ne era solo uno, oggi ne abbiamo due.

Molti non sanno, e molti tra coloro che sanno, non dicono, che tutte le attività svolte dai gestori sugli impianti di rete sono remunerate all’interno delle bollette telefoniche per delibera annuale dell’Autorità competente, nella fattispecie AGCOM.

AGCOM verifica i costi dichiarati dall’operatore con significativo potere di mercato e delibera ogni anno i valori di riferimento.

Dopo l’emanazione del secondo provvedimento legislativo, il D.Lgs. 33/2016, sul già citato recepimento della direttiva europea 61/2014 che riconosce il diritto ai proprietari immobiliari, ed ai condomìni ove costituiti, nuovi o esistenti, di realizzare l’impianto multiservizio e di farlo utilizzare dai gestori dei servizi di rete di tlc con un compenso equo e non discriminatorio, si rendeva necessario l’emanazione di un provvedimento da parte dell’Autorità di regolazione.

La delibera AGCOM 449/16/CONS del 4 ottobre 2016 testualmente recita “… l’Autorità, con separato provvedimento, pubblica le Linee guida per il soddisfacimento, da parte dei proprietari di unità immobiliari o del condominio, delle richieste ragionevoli di accesso presentate da operatori di rete, che siano eque e non discriminatorie, anche con riguardo al prezzo. …”.

Quel provvedimento lo stanno aspettando da oltre quattro anni, progettisti ed impiantisti qualificati, pmi del mercato elettrico privato e proprietari immobiliari.  Il diritto riconosciuto da una legge semplicemente non viene regolamentato; esiste solo sulla carta.

Quelli che sanno, non dicono che i compensi equi e non discriminatori, relativamente al solo impianto realizzato all’interno dell’edificio, approvati dall’Autorità competente sono molto alti. La mano d’opera nel 2020 è quotata € 43,41 /h con la maggiorazione del 25% per interventi in ore notturne o in giorni festivi e del 50% per interventi urgenti. Il contributo di attivazione di un utente è quotato € 75,03.

È previsto comunque un canone mensile per utente di € 2,80 mensile.

Il contributo per lo studio di fattibilità per ogni “Segmento di Terminazione in fibra ottica” è quotato 279,48 euro.

Questi valori, in quanto “equi” e “non discriminatori” sono uguali in ogni parte del nostro Paese.

Ciò significa che un tecnico qualificato ha il diritto di percepire lo stesso compenso dovunque svolga il proprio lavoro. Chi opera nel nostro campo, invece sa bene che i compensi riconosciuti al terzo o quarto livello di sub appalto sono molto differenti tra i diversi territori.

Questi importi ed il meccanismo fin qui adottato, ci devono imporre un momento di riflessione.

Così mi tornano in mente le parole del nostro Presidente:

Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. É questo quel che i cittadini si attendono. …”.

Noi dobbiamo portare la fibra ottica davanti a tutti gli edifici dove vivono gli italiani.

Poi dobbiamo portare quella connessione dentro tutte le case.

Alla prima operazione ci deve pensare lo Stato tramite i titolari della concessione; i gestori di infrastrutture, che siano i due operatori “smp” o un unico gestore pubblico (sarebbe molto meglio), sono i soggetti dedicati.

Alla seconda possono invece essere chiamati tutti i componenti privati della filiera elettrica ed elettronica.  Se nessuno si fa avanti, ben vengano i gestori.

Tutto costerebbe meno: mano d’opera, realizzazione degli impianti, la relativa manutenzione.

Ma, di più, questa operazione creerebbe migliaia di posti di lavoro come “operatore di edificio”, in tutti i territori e con lo stesso compenso.

Ma, di più, oltre che meglio, si farebbe anche prima; arriviamo all’obiettivo (che doveva essere il 2020) molto prima.

In buona sostanza la gestione della infrastrutturazione degli edifici è di fatto e di diritto una grande opportunità di lavoro e sviluppo nell’intero territorio italiano.

Tutto questo nel comparto elettrico si sta già facendo.

Si sta rivoluzionando l’efficientamento elettrico, che nei condomìni si coniuga favorendo la realizzazione di infrastrutture per l’autoproduzione e l’autoconsumo collettivo. Ma in questo settore nessuno ha mai pensato o, anche ipotizzato, di incaricare i concessionari del servizio quali ENEL Distribuzione, o Hera a Bologna, oppure Acea a Roma di realizzare e gestire i tetti fotovoltaici: decidono i proprietari degli immobili e gli amministratori che loro hanno delegato.

Di nuovo le parole del nostro Presidente:

“…Ora le scelte dell’Unione Europea poggiano su basi nuove. …”.

L’Europa ha scelto di puntare sull’efficientamento energetico l’autoproduzione e l’autoconsumo collettivo di energia. Questo prima non era permesso ora sì.

Dalle infrastrutture realizzate e tenute in manutenzione dai privati l’energia si sposta sulla rete, anche per stabilizzarla oltre che a migliorare l’intero ambiente.

L’Europa ha scelto di puntare alla digitalizzazione dei territori con la possibilità per i privati proprietari degli immobili di realizzare e gestire la rete tlc sulla quale poi i gestori dei servizi di rete erogano i loro preziosi servizi ai cittadini. Noi abbiamo recepito questi principi.

Perché non attivare le opportunità presenti?

Perché non ottenere anche una riduzione delle tariffe telefoniche?

Pochi sanno che i rappresentanti delle professioni tecniche, in persona del coordinatore nazionale della Rete delle Professioni Tecniche, nonché anche Presidente dell’Ordine Nazionale degli Ingegneri, ha chiesto al nostro Governo di inserire questa opportunità di sviluppo in occasione della riunione degli Stati Generali dell’Economia che si è tenuta a giugno dello scorso anno.

Quel documento si intitola “Professionisti dell’area tecnica per il rilancio del Paese”.

Oggi la voce dovrebbe essere di tutti, perché tutti sono coinvolti.

Tutti i componenti la filiera privata del mondo elettrico dovrebbero partecipare ad una inchiesta pubblica dell’Autorità di regolazione competente per definire le regole di ingaggio e permettere l’infrastrutturazione dei luoghi privati.

Ripeto le parole del nostro Presidente:

“Ci accingiamo – sul versante … economico – a un grande compito. Tutto questo richiama e sollecita ancor di più la responsabilità delle istituzioni anzitutto, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi. Serietà, collaborazione, e anche senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire.

La sfida che è dinanzi a quanti rivestono ruoli dirigenziali nei vari ambiti, è davanti a tutti noi. …

Sarà un anno di lavoro intenso”.

 

Egregio Direttore, buon anno a te, alla tua famiglia ed a tutto il tuo staff per l’egregio lavoro svolto.

Giuseppe Pugliese