Smart Home, un mercato ancora troppo “ignorante”

30 Aprile 2019 Smart Building Italia


Vero, il mercato della Smart Home è in visibile movimento, prospetta fatturati in ascesa e profila nuovi trend di consumo. Ma, ciò nonostante, è un mercato ancora acerbo, soggetto a uno sviluppo limitato ad alcuni settori e, soprattutto, risulta in parte “ignorante” del pubblico dei consumatori a cui si rivolge. Sono i dati salienti che emergono dalla ricerca “Putting the human first in the future home”, pubblicata lo scorso 17 aprile da Accenture, multinazionale di servizi e consulenze strategiche con sede negli Stati Uniti.

Come il titolo dell’indagine evidenzia, si tratta di far davvero ruotare le case del futuro, sempre più automatizzate e programmate, attorno alle persone che le abitano. “Inquilini” che, rispetto alla casa intelligente, hanno non solo aspettative, ma anche timori ben precisi. Soprattutto fra le generazioni più giovani, quello della “dipendenza tecnologica” è un problema molto sentito, sollevato dal 49% degli intervistati nella fascia 18-34 anni, ventenni e trentenni che si interrogano in particolare su due implicazioni potenzialmente negative di un’automazione in continuo aumento: le minacce alla propria privacy, soggetta a molteplici connessioni informatiche, e il crescente isolamento dovuto a una vita domestica che, fra Tv e computer in costante funzione, tende a privarci di relazioni.

Ci troviamo dunque di fronte a un contrasto di fondo fra numeri e sentimenti. I primi sottolineano una crescita di mercato evidenziata dalle oltre 830 milioni di spedizioni previste a livello globale per il 2019, con un aumento del 27% rispetto al 2018, ma alimentata soprattutto da alcuni settori della Smart Home, come intrattenimento video, sicurezza domestica e sistemi di illuminazione. I sentimenti invece, quelli che affiorano da ricerche come questa di Accenture, sottolineano l’importanza della qualità della vita domestica, che anche fra le pareti di una Smart Home non può limitarsi a un maggior comfort tecnologico, e deve implicare una tutela della privacy e una valorizzazione delle relazioni. Da qui l’invito rivolto all’industria 4.0 di attuare una maggiore sintonia con gli inquilini-consumatori delle case del futuro, le cui domande sono in buona parte inevase.