A Bari Stefano Boeri disegna lo scenario dell’urbanesimo del XXI secolo

7 Febbraio 2023 Luca Baldin


Era affollatissima l’aula magna di Architettura del Politecnico di Bari questa mattina per ascoltare la lectio magistralis di Stefano Boeri, recentemente sbarcato nella città levantina per completale il fronte sul lungomare Vittorio Veneto con una versione “orizzontale” del suo celeberrimo “Bosco verticale”.

Un’iniziativa promossa dal Politecnico di Bari, dal Comune di Bari e dagli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti locali che ha assunto come titolo quello del recente libro del celebre architetto e pianificatore milanese, ovvero “Green Obsession”, col sottotitolo “visioni di forestazione urbana”.

Dopo i saluti di prassi, che non hanno mancato di dare evidenza agli ambiziosi progetti della città di Bari in tema di verde urbano e di riqualificazione del lungomare, il Prof. Boeri ha disegnato la sua personale visione dell’architettura contemporanea, sottolineando l’esigenza del passaggio da una visione “minerale” ad una “naturale”, dominata dalle priorità del sole, dell’acqua e dell’ombra, fattori chiave del futuro delle città.

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Il punto di partenza del ragionamento di Boeri è l’abbattimento della dualità tra uomo e natura, sposando invece un approccio olistico, dove uomo e natura sono parti di un tutto che come tale va considerato. Ed è a partire da tale concetto che nasce il “Bosco verticale” di Milano, edificio emblematico dell’architettura di Boeri, ma anche laboratorio per verificare la correttezza dell’approccio progettuale e le sue ricadute in un tempo lungo sulla vita di chi abita l’edificio e di chi lo vive come presenza urbana qualificate.
Una verifica quotidiana e ormai quasi decennale, che ha consentito a Boeri e ai suoi collaboratori di mettere a punto un innovativo metodo di progettazione e realizzazione di edifici che oggi trova applicazione ai quattro angoli del mondo, con declinazioni sempre diverse e via via perfezionate, legate ai microclimi locali e all’esigenza di “industrializzare” i processi, abbattendo i costi di costruzione; fattore chiave per rendere il modello replicabile su scala ampia.

Quanto il tema della rigenerazione urbana e dalla sostenibilità sia centrale nei prossimi decenni è apparso chiaro da pochi numeri forniti da Boeri durante la sua lezione: la superfice terrestre occupata da sistemi urbani ammonta infatti a circa il 3% de totale, ma in essa risiede circa il 55% dell’intera popolazione mondiale, con una tendenza alla crescita; non di meno quel 3% di superficie occupata consuma circa il 70% dell’energia prodotta e emette in atmosfera circa il 75% di CO2. Dati che dimostrano oltre ogni dubbio quale sia l’ambito in cui è necessario intervenire per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione identificati dalla Comunità Europea e prioritari per l’intera umanità.

Boeri ha evidenziato inoltre che se da un canto molto si sta facendo in termini di sviluppo tecnologico per abbattere le nuove emissioni, poco o nulla si sta facendo per catturare la CO2 già prodotta e in atmosfera e che l’unica “tecnologia” veramente efficiente che conosciamo al riguardo si chiama ancora fotosintesi clorofilliana, sia legata all’azione delle piante di superficie che a quella degli Oceani.
Da questo semplice ragionamento nasce l’architettura di Boeri, dove artefatto e natura si compenetrano virtuosamente abbattendo l’impatto della prima e esaltando la funzione rigenerante della seconda.

Sistemi architettonici solo apparentemente semplici e viceversa estremamente complessi, che riuniscono competenze tra loro diverse in una logica di sistema e a cui non è affatto estranea la tecnologia, sia in termini costruttivi che di gestione dell’edificio.

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.