Forma e Funzione
Oggi voglio parlare di una collaborazione relativamente nuova che si è aperta tra Smart Building Italia e ALA-Assoarchitetti, che abbiamo testato e approfondito durante il Roadshow di quest’anno e che darà vita ad un importante workshop in occasione di Smart Building Expo
ALA è un’associazione professionale di progettisti (in primis architetti) che, tra le sue funzioni ha anche quella, del tutto originale, di organizzare un Premio Internazionale dedicato non agli architetti, ma ai committenti illuminati di buona architettura. È il Premio Dedalo Minosse, che si svolge a cadenza biennale nella cornice incantata del Teatro Olimpico di Vicenza, primo teatro coperto al mondo, opera di Andrea Palladio.
Una particolarità che apprezziamo particolarmente, perché sottolinea un punto per noi imprescindibile, ovvero il ruolo fondamentale che l’architetto gioca nell’influenzare le scelte del committente e, quindi, in ultima analisi l’architettura, così come è stata intesa in ogni stagione della storia umana, ovvero l’unione di forma e funzione applicata allo spazio della vita.
Nel momento in cui, oggi, ci troviamo in presenza di una di quelle svolte repentine che cambiano i connotati e il corso degli eventi, con una ricaduta sul tempo lungo e non solo sulla contingenza, ecco che stabilire un contatto tra chi si occupa quotidianamente di innovazione tecnologica e chi detiene un ruolo così importante nel determinarne l’esito finale e persino il successo, risulta fondamentale.
In più occasioni, nel corso del Roadshow, è stato ricordato quanto la componente impiantistica sia cambiata in questi ultimi anni, assumendo un ruolo nel progetto architettonico e nel processo costruttivo sempre più importante, al punto da rappresentarne ormai oltre il 40% del valore complessivo, in caso di nuovo edificato.
Eppure, l’artefice della forma (l’architetto) appare molto spesso ancora distante da una comprensione, almeno di massima, di ciò che le nuove tecnologie posso mettergli a disposizione nell’opera, oramai ineludibile, di costruire edifici a zero emissioni, connessi, e in grado di consentire agli occupanti di poter accedere a tutti i servizi innovativi che il progresso sta introducendo.
Si tratta di uno scollamento grave, che ritarda il processo di innovazione, ma che non di rado si traduce anche e semplicemente in spreco di risorse.
L’approccio al processo di ideazione e di realizzazione di edifici nuovi, ma anche di ristrutturazione e rifunzionalizzazione di edifici esistenti, non può più prescindere da un approccio olistico e da una metodologia progettuale integrata, peraltro resa necessaria dall’adozione di software BIM.
Ma non si tratta soltanto di adottare nei progetti tutte quelle risorse tecnologiche che oggi il mercato mette a disposizione in modo copioso, ma anche di metterle in forma in modo originale (pensiamo, solo per fare un esempio, ai tetti fotovoltaici). La domanda che si pone oggi all’architetto in realtà non è nuova, è sempre la stessa, ovvero quale forma dare alla funzione, posto che, oggi, la funzione dell’abitare deve fare i conti necessariamente con il principio della sostenibilità e dell’economia circolare.
È questo il quesito, fascinoso, che vorremmo mettere sul tavolo con i colleghi di ALA a Milano, auspicabilmente avviando un percorso di lunga lena assieme in grado di approcciare in modo metodologicamente corretto interrogativi chiave, quali come le nuove tecnologie modificheranno il nostro modo di abitare e di frequentare gli spazi del lavoro e della socialità, ma anche come il processo di industrializzazione del prodotto edificio sia in procinto o meno di standardizzarne le forme a discapito di una originalità dei luoghi che costituisce una peculiarità e una ricchezza alla quale non vorremmo rinunciare.
Forma e funzione; spazi e tecnologie
Un tema affascinante che, come ricorda l’Arch. Bruno Gabbiani, Presidente di ALA, pone questioni nuove all’architetto “che vuole mantenere ed accrescere il suo ruolo centrale di coordinatore interdisciplinare del processo di produzione dell’architettura. Perché aumentare l’integrazione organica tra la tecnologia di punta e il progetto creativo, come del resto è sempre avvenuto nel passato, evita il rischio di delegare le scelte fondamentali ai tecnici detentori di saperi iperspecialistici e con questo d’inaridire e standardizzare il progetto”.