Il nodo insoluto della formazione
Ci ruotiamo attorno da qualche anno, con posizioni il più delle volte distanti tra imprenditori e artigiani (o almeno i loro rappresentanti), eppure il tema di quello che la Comunità Europea chiama “Reskilling del personale tecnico” non è più derogabile. È un’urgenza se non una vera e propria emergenza.
Ora a dimostrarlo c’è anche un’analisi di THEA (The European House Ambrosetti) e del suo osservatorio sugli Smart Building. I dati parlano da soli: la filiera estesa degli Smart Building in Italia genera attualmente 174 miliardi di euro di fatturato e 38 miliardi di euro di Valore Aggiunto, occupando 515 mila addetti, ma in prospettiva 2030 ne mancano all’appello almeno 200 mila, coinvolgendo figure come ingegneri, progettisti, installatori, operai specializzati e addetti alle vendite.
Limitandoci al campo dell’installazione la situazione è ancor più drammatica, come ha dimostrato ampiamente una precedente ricerca di ANIE-CRESME, con un orizzonte fosco dato dal combinato disposto dell’anzianità degli addetti e quindi della loro prossima uscita dal mercato, e dal tasso di sostituzione (ingresso di nuovi addetti sul mercato) ai minimi storici.
Non sorprende, quindi, che le aziende incontrino difficoltà nel reperire profili idonei: per 8 posizioni aperte su 10 (83,7%), ci dice lo studio THEA, sono richieste competenze green e smart che nel 57,6% dei casi non si trovano sul mercato. Percentuali bulgare che impongono una seria riflessione.
“Gli smart building rappresentano un’importante opportunità per generare occupazione qualificata nel settore edilizio e, al contempo, contribuire alla decarbonizzazione del comparto”, ha commentato Benedetta Brioschi, Partner e Responsabile Community Smart Building di TEHA Group. “Tuttavia, esiste un forte gap da colmare in termini di competenze green&smart, che gli operatori del settore faticano a reperire sul mercato del lavoro. Per affrontare questa sfida, sarà fondamentale investire in politiche di upskilling e reskilling“.
Non si può che essere d’accordo, e non a caso di questa situazione, che non riguarda solo l’Italia, si è resa conto anche la Comunità Europea che, nel momento in cui approvava la EPBD4 (Energy Performance Building Directive), si è giustamente posta anche il problema di chi avrebbe dovuto mettere a terra le azioni da essa previste in termini operativi, identificando appositi bandi (LIFE) orientati proprio alla riqualificazione professionale dei tecnici addetti alla doppia transizione energetica e digitale del patrimonio edilizio, che sono stati recentemente assegnati (anche all’Italia) e che potrebbero rappresentare un punto di svolta.
Andando a vedere in proiezione di quali figure stiamo parlando lo studio di THEA stima che saranno necessari 124 mila operatori specializzati (come idraulici, elettricisti, muratori e serramentisti), 54 mila installatori di sistemi avanzati (HVAC, domotica, automazione e fotovoltaico) e 14 mila tecnici esperti in manutenzione, cybersecurity e integrazione di sistemi. A completare il quadro, la necessità di 11 mila ingegneri (elettronici, energetici e sviluppatori di software) e 10 mila progettisti, tra cui architetti, geometri e designer d’interni. A tutto ciò si dovranno aggiungere infine anche figure in grado di informare correttamente il consumatore finale sui benefici delle soluzioni smart, come addetti marketing, della comunicazione e non da ultimo addetti alle vendite. Un’intera filiera da ricostruire.
Allo stato attuale molti si arrabattano cercando di colmare il gap che si è aperti tra domanda e offerta di tecnici competenti, ma in modo sostanzialmente autarchico se non anarchico. A mancare, purtroppo, sembra esserci la consapevolezza del decisore politico della gravità della situazione e l’incapacità di offrire risposte chiare disegnando una strategia nazionale in grado di mettere al centro la formazione delle nuove leve, l’aggiornamento professionale obbligatorio, la certificazione delle competenze. Tre temi che saranno sempre più al centro del processo di transizione e che necessitano di essere affrontati in modo sistematico, anche rivedendo la normativa in vigore, obiettivamente non più adeguata a soddisfare le esigenze del presente e soprattutto del futuro.