In commissione ambiente un documento della maggioranza disegna le possibili strategie italiane per centrare gli obiettivi della decarbonizzazione del patrimonio edilizio
Dopo tanti rumors, frasi ad effetto e vesti più o meno stracciate, la maggioranza di Governo comincia a delineare le proprie strategie per l’applicazione della EPBD4, pur auspicando che la sua applicazione sia più graduale di quanto preveda la direttiva europea.
È previso, infatti, proprio oggi (4 marzo) il voto alla Camera della Commissione Ambiente su una relazione che contiene nove proposte finali, sulle quali, è prevedibile, si accenderà la discussione nei prossimi giorni.
Date per assodate le critiche di rito al Superbonus, il documento tenta di trovare la quadra sfruttando soprattutto le risorse previste dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima).
Punti fermi del documento appaiono da un canto la volontà di rispettare gli obiettivi delle politiche europee e della direttiva case green (che è già una notizia); dall’altro la considerazione, condivisibile, che in Italia esistano troppi strumenti di incentivazione mal gestiti, talvolta sovrapposti o addirittura in conflitto fra loro, e anche su questo è difficile non essere d’accordo. Altro punto fermo sembra essere quello di modulare gli incentivi tenendo conto di almeno tre parametri: le performance energetiche, ma anche il livello del reddito dei proprietari e le caratteristiche dell’edificio.
Il documento, in una cinquantina di pagine, cerca di delineare i principi in base ai quali modulare i nuovi incentivi e, considerato che da più parti si dava ampio spazio ad uno scetticismo di fondo sul fatto che il Governo volesse rispettare le scadenze europee, che si sia deciso di mettere già la palla al centro è una buona notizia.
Detto della maggiore attenzione alla progressività degli incentivi e alla maggiore attenzione alle reali performance energetiche (uscendo auspicabilmente dall’empirismo del premio alle dotazioni per incentivare solo il reale miglioramento delle prestazioni), il documento presenta anche altre originalità interessanti, come l’idea di premiare non soltanto i singoli edifici, ma i tessuti edilizi più ampi, stimolando la rigenerazione urbana ma, anche, con un occhio di riguardo alle CER.
Il contenuto del documento si fissa infine su nove raccomandazioni, che possono rappresentare il punto zero da cui partire col confronto, ovvero, riassumendoli:
- La definizione di un quadro di strumenti stabile, al fine di evitare distorsioni sui prezzi, assicurando una maggiore sostenibilità nel tempo degli investimenti e tutelando famiglie e operatori economici.
- Una razionalizzazione dei meccanismi di incentivazione, considerato che talune tipologie di spese sono agevolabili nell’ambito di vari regimi di sostegno e con l’esclusione delle spese che sarebbero sostenute anche in assenza di incentivi.
- Una forte semplificazione, nel duplice senso (normativo) di un testo unico delle agevolazioni e (procedurale) per una velocizzazione degli adempimenti a carico degli utenti finali.
- Una modulazione delle aliquote di incentivazione e dei meccanismi di finanziamento che tenga conto della situazione di povertà energetica dei beneficiari, del carattere più o meno energivoro degli edifici, del risparmio energetico effettivamente generato.
- Un meccanismo di incentivi più mirati al raggiungimento degli obiettivi climatici, di risparmio energetico, di promozione dell’autonomia energetica da fonti rinnovabili, in modo da collegare le politiche di decarbonizzazione al PNIEC e utilizzare criteri di valutazione concentrati sul livello di emissioni risparmiato per metro quadrato.
- Una riconfigurazione del sistema degli incentivi su tessuti edilizi ed urbanistici più ampi, anche al fine di massimizzarne l’impatto ambientale, sociale e di messa in sicurezza e di ricollegarne la funzione a finalità di autoproduzione energetica attraverso le comunità energetiche; in tale ambito, le operazioni di demolizione e ricostruzione possono svolgere un ruolo importante per finalità di miglioramento energetico e di rigenerazione urbana.
- Una particolare attenzione alla qualità degli interventi agevolabili, allo scopo di puntare sull’utilizzo di tecnologie innovative e di materiali maggiormente prestazionali in termini di ecosostenibilità e riciclabilità.
- La conferma delle agevolazioni agli interventi per la riduzione del rischio sismico, con un peso maggiore dato all’impatto e al miglioramento della classe sismica, con la concessione di benefici crescenti in funzione della performance energetica e sismica raggiunta (come indicato dal PNIEC).
- La conferma del ruolo cruciale degli interventi riguardanti gli edifici pubblici e l’edilizia residenziale pubblica e sociale nell’ambito del miglioramento dell’efficienza energetica; al riguardo, appare necessario procedere alla revisione del conto termico (al fine di incrementarne l’utilizzo) e monitorare il nuovo strumento previsto dal PNRR (missione 7) per migliorare complessivamente l’accesso ai finanziamenti per le ristrutturazioni energetiche dell’edilizia pubblica, anche residenziale e sociale.
Si tratta solo di un punto di partenza, ma almeno sappiamo che la corsa è cominciata.