La geografia della rivoluzione green: l’edilizia perno del sistema
La Fondazione Symbola, da tempi non sospetti attiva nella promozione del made in Italy e delle filiere “dimenticate”, come quella dell’industria culturale, ha recentemente messo sotto i propri riflettori l’universo delle cosiddette “rinnovabili”, cercando di capire nel nostro Paese che cosa sta dietro la transizione energetica. I dati sono stati pubblicati nel dossier “filiere del futuro” e si è avvalso della collaborazione di numerose associazioni di filiera.
I dati che emergono si prestano ad un commento, a partire dalla considerazione, abbastanza scontata, che stiamo parlando di un settore che, malgrado le difficoltà dettate dalla situazione geopolitica che condiziona gli approvvigionamenti, è in grande salute, spinto potentemente dalla crisi energetica che ha impresso un’accelerazione senza precedenti all’utilizzo di tutte le tecnologie che consentono di produrre energia slegata dalle fonti fossili e a zero emissioni.
Nel 2022 il comparto ha toccato il valore record di investimenti nel mondo di 495 miliardi di dollari, mentre il trend di installazione vede ha subito un’accelerazione fortissima che, in base alle stime, dovrebbe portare nei prossimi cinque anni a installare in termini di potenza l’equivalente di ciò che si è installato negli ultimi venti
In Europa, anche a causa delle incertezze dettate dalla guerra in Ucraina che ha portato l’Unione Europea al varo del piano RePowerEu, l’accelerazione è persino superiore: nel 2022, infatti, si è installato il 47% in più di potenza rinnovabile rispetto al 2021, che era già stato un anno record, toccando i 41,4 GW.
Anche in Italia lo scorso anno si è assistito ad una forte accelerazione, con una produzione di 2,5 GW fotovoltaici, anche se l’obiettivo per il 2030 di produrre 85 GW di nuova energia rinnovabile appare ancora lontano e necessita di una ulteriore accelerazione che dovrebbe portare mediamente dal 2025 ad una aumento della produzione pari a 10-12 GW all’anno. Trend e obiettivi che portano a concludere, senza grande timore di sbagliare, che l’intero comparto abbia di fronte anni di fortissimo sviluppo.
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Ma quando parliamo di comparto i confini di ciò che sta dentro e di ciò che sta fuori sono meno netti e la ricerca della Fondazione Symbola ci aiuta indubbiamente a tracciare una geografia più chiara del fenomeno, anche se parziale, dal momento che la rivoluzione green in realtà si porta appresso interi comparti industriali che non dichiarano necessariamente nei propri fini statutari di operare nel mondo delle rinnovabili ma che sono complementari ad esso, e penso a tutto il comparto della home and building automation, per esempio.
Rimanendo comunque ai dati forniti dallo studio, e quindi a quelle imprese italiane che dichiarano esplicitamente tra gli oggetti sociali di operare nel campo delle energie rinnovabili, scopriamo che sono oltre 21 mila, un terzo delle quali concentrate tra Lombardia, Lazio e Veneto e con dimensioni mediamente superiori a quelle delle aziende extra agricole (13,4 addetti).
Il dato che più colpisce è la distribuzione per settore, col mondo delle costruzioni (specificatamente quello dell’installazione e manutenzione) che fa la parte del leone, con oltre il 44% di imprese attive, staccando nettamente il comparto del commercio all’ingrosso e al dettaglio (14%) e quello delle attività manifatturiere (11%)
Un comparto vitale, quindi, per molti versi pronto alla sfida della conversione green del Paese e che vede gli operatori dell’edilizia (e specificatamente i tecnici dell’installazione e manutenzione) in primissima fila, con tutta evidenza a causa del fatto che al centro di questo processo c’è la conversione green degli edifici, che rappresentano il cuore di questo processo in atto e il focus attorno al quale concentrare ogni attenzione e ogni sforzo, anche in termini normativi.