La sostenibilità invade anche la Biennale Architettura 2025
La Biennale 2025 sarà diretta, come noto, da Carlo Ratti, ovvero uno dei paladini mondiali della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica. In attesa che il prossimo 10 maggio aprano le porte della manifestazione e si possa apprezzare il lavoro fatto, nel corso di un’affollata conferenza stampa il curatore ha svelato alcuni dettagli su quello che, unanimemente, rappresenta a cadenza biennale, il sismografo più sensibile riguardo ai temi dell’architettura e del costruito.
Ebbene, l’edizione 2025 si intitola “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.”, lasciando intravvedere il filo rosso che unirà i padiglioni ai Giardini, all’Arsenale e, in realtà, praticamente tutta la città di Venezia, con un’infinità di partecipazioni nazionali distribuite sul territorio urbano.
La parola “intelligens”, ha spiegato Carlo Ratti, allude a un duplice significato: da un lato sottolinea il riferimento alla gens (cioè, alle persone), dall’altro mira alla combinazione delle tre intelligenze su cui si basa questa edizione: quella naturale, quella artificiale e quella collettiva.
Il riferimento all’intelligenza potrebbe far pensare immediatamente ad un focus importante sull’IA, ma Ratti ha precisato che si tratta al massimo di un di cui, mentre il vero focus, e non potrebbe che essere così parlando di architettura e urbanistica, sarà il cambiamento climatico; elevando Venezia e la sua fragilità, a luogo paradigmatico del cambiamento, quindi, un luogo del futuro, più che del passato.
Partire dalla città lagunare, che sarà indagata come tema, ma che sarà anche un “laboratorio vivente”, significa infatti cercare di capire come i luoghi urbanizzati possano adattarsi allo scorrere del tempo e ai cambiamenti che questo scorrere introduce. Per questo la Biennale 2025 si occuperà di clima e di popolazione mettendo in campo le intelligenze (naturali, artificiali e collettive appunto) con cui si esplorano e immaginano futuri possibili. Sullo sfondo ci sarà comunque, sempre, l’idea di architettura come politica, ovvero fonte di proposte e di soluzioni; con la consapevolezza che non esiste un Pianeta B.
La domanda posta da Ratti in conferenza stampa è stata da questo punto di vista eloquente: “come sarà il clima nel 2050? O addirittura nel 2150?” Una domanda cruciale dalla quale deriva come conseguenza logica quale debba essere l’atteggiamento nei prossimi decenni dell’architetto e dell’intera filiera del costruito.
Il cuore della Biennale Architettura 2025 sarà non il Padiglione Italia, chiuso quest’anno per lavori, ma alle Corderie dell’Arsenale, dove Ratti allestirà la sua mostra curatoriale che affronterà, appunto, temi legati alla sostenibilità e all’intelligenza progettuale.
Significativa in tal senso la partecipazione italiana, affidata a Guendalina Salimei, che col progetto “Terræ Aquæ” proporrà una visione anomala, ovvero guardare la terra dal mare indagando quella sottile fascia di contatto tra due dimensioni che oggi costituisce in buona parte la misura dei cambiamenti in atto.