Se la casa torna di moda il boom del 2021-2022 potrebbe non essere un fuoco di paglia
Il 2021 e il 2022 si sono rivelati come anni di boom per il mercato delle costruzioni in Italia, con un livello di investimenti tornato ai livelli record del 2006 (217 miliardi di euro a valori costanti), con una crescita rispetto al dato pre-pandemico del 2019 del 57,5%.
I fattori che hanno contribuito a questa crescita enorme sono numerosi e, proprio per questo, potrebbero lasciar supporre che non si tratti di un fenomeno estemporaneo e che, viceversa, lasci intravvedere prospettive positive per il futuro.
Uno dei fattori determinanti del boom delle costruzioni in Italia è stato il Recovery Fund. Il governo italiano ha accordato al Paese un’enorme somma di denaro proveniente dall’Unione Europea per affrontare la crisi economica causata dalla pandemia da COVID-19. Una parte significativa di questi finanziamenti è stata destinata al settore delle costruzioni, per la riqualificazione energetica degli edifici, la costruzione di nuove infrastrutture, l’innovazione e la transizione verso un’economia più sostenibile.
Questa iniezione di denaro ha contribuito in modo determinante a stimolare l’economia nazionale e a creare nuovi posti di lavoro nel settore delle costruzioni. Numerosi progetti già in corso sono stati accelerati grazie ai fondi, mentre nuove opportunità per la progettazione e la costruzione di nuove infrastrutture si sono improvvisamente spalancate in tutta Italia. Un vero e proprio “rinascimento” delle costruzioni, con un impatto significativo sull’economia nazionale nel biennio successivo, malgrado la fine di provvedimenti come il Superbonus abbiano contribuito dalla fine del 2023 a raffreddare in parte il mercato.
Ma la notizia buona è che gli incentivi non sono la sola spiegazione del boom del settore edilizio post pandemico: gli Italiani, infatti, con la pandemia hanno riscoperto la casa come valore e non solo come investimento mentre la massiccia presenza di micro-proprietà, ne ha aumentato in modo significativo la resilienza e la stabilità. Sempre più persone, inoltre, si sono messe alla ricerca di soluzioni abitative più spaziose e confortevoli, con spazi esterni e aree verdi, in grado di rispondere meglio alle mutate abitudini di vita, con la digitalizzazione che accelerava e modificava sempre più il rapporto casa-lavoro. Una tendenza che ha portato a una forte domanda di nuove costruzioni, soprattutto nelle zone periferiche delle grandi città.
Non solo l’edilizia residenziale ha registrando una crescita significativa, ma anche il settore commerciale e industriale ha vissuto un momento favorevole. Le imprese hanno cercato di adattarsi alla nuova normalità post-pandemia, rivedendo le loro strategie aziendali e investendo in nuove strutture o convertendo quelle esistenti.
Alla base di tutto – ed è il fattore che lascia intuire che non si tratti di un fenomeno congiunturale ma strutturale – sta la potente rivoluzione tecnologica che ha investito anche il settore delle costruzioni. L’introduzione di nuove tecnologie, come il BIM, la stampa 3D e la realtà aumentata, stanno infatti cambiando radicalmente il modo di progettare e costruire che da artigiano si sta progressivamente industrializzando, con un impatto enorme su efficienza ed efficacia mentre, parallelamente, la spinta verso l’efficienza energetica sta stravolgendo la vecchia impiantistica.
Oggi gli obiettivi posti dalla nuova Direttiva EPBD – Energy Performance of Building semplicemente non consentono di rallentare la corsa all’innovazione e sul tappetto ci sono ben 12 milioni di edifici che attendono di essere rinnovati. Per questa ragione ci sono buone ragioni per credere che, sgonfiata la bolla speculativa, il settore continuerà a macinare risultati interessanti anche nei prossimi anni.