Un autunno caldo
A pochi giorni dal primo di settembre sembra d’obbligo augurare a tutti un buon rientro. Come ormai tradizione, infatti, è in questo primo mese autunnale che inizia realmente l’anno lavorativo, dopo la più o meno lunga pausa estiva
E l’autunno 2023 si annuncia interessante per il mondo economico che ruota attorno alle nuove tecnologie e, specificatamente alla doppia rivoluzione green e digitale
Il primo Consiglio dei Ministri della ripresa, per esempio, ha approvato l’acquisto di una parte della rete infrastrutturale di Tim, la principale società di telefonia italiana, insieme al fondo statunitense KKR. Un’operazione annunciata e che dopo mesi di travaglio e una fiera opposizione interessata dei francesi di Vivendi, sembra finalmente giunta ad un lieto fine, permettendo di riportare sotto il controllo dello Stato una fondamentale infrastruttura strategica, di cui, tuttavia, non si è ancora ben delineata l’architettura.
Ma l’autunno dovrebbe portare in dono anche i decreti attuativi per le Comunità Energetiche, attesi per il mese di marzo nel 2022 ed incredibilmente in ritardo. Decreti fondamentali per dare sicurezza ai cittadini che desiderano investire nella transizione green e forza ad uno strumento che, se utilizzato massivamente, promette di traghettare il Paese oltre il fossato della dipendenza energetica da Paesi sempre meno affidabili e verso un incremento decisivo dell’autoproduzione e dell’autoconsumo sostenibili dal punto di vista ambientale.
Anche sul fronte dei bonus fiscali per la riqualificazione dell’edilizia, dopo la demonizzazione del mitico Superbonus e con tutti i limiti annunciati della prossima Legge Finanziaria, ci si aspetta qualche delucidazione e soprattutto un quadro normativo stabile per il medio e lungo periodo in grado di dare le necessarie garanzie agli investitori e alle imprese del settore che sono chiamati a cogliere gli obiettivi strategici di decarbonizzazione posti dall’Unione Europea e fatti propri dallo Stato italiano.
Il tutto mentre sul fronte PNRR si rilevare una tendenza alla centralizzazione della gestione dei fondi dirottati su pochi grandi progetti stratetgici a danno dei territori, un po’ per garantire il raggiungimento degli obiettivi (meglio dare tanti soldi a pochi, che pochi a molti), un po’, inutile negarlo, per una certa “naturale” predisposizione dell’attuale esecutivo alle politiche “nazionali”.
Molta carne al fuoco, dunque, che ci permette di dire che, quanto meno, non dovremmo annoiarci.
Siamo certi, peraltro, e i numeri ci confortano, che il comparto dell’edilizia smart, affermerà sempre di più la propria centralità in questo mondo in rapido cambiamento e, in tal senso, sarà sempre più fondamentale poter disporre di progettisti e tecnici in grado di assecondare e guidare un mercato in rapidissima evoluzione. In tal senso viene da chiedersi che senso abbia, se non quello di assecondare una visione squisitamente demagogica, tirare fuori dal cilindro un fantomatico “Liceo del made in Italy” (di cui ci sfugge quali possano essere le peculiarità del piano didattico), azzerando peraltro un’esperienza positiva come quella del Liceo Economico Sociale, anziché puntare con decisione ad una forte riqualificazione dei profili tecnici, inopinatamente relegati a scuole di serie B per studenti svogliati, di cui il Paese ha enormemente bisogno.