Via libera l’Europa alle Comunità Energetiche italiane

24 Novembre 2023 Luca Baldin


L’abbiamo atteso a lungo e finalmente è arrivato. Parliamo del nulla osta della Comunità Europea al decreto italiano di incentivazione alla diffusione dell’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. In altri termini il via libera ai sistemi di incentivazione alla creazione delle Comunità Energetiche.

Si tratta di un passaggio cruciale verso la decarbonizzazione del sistema Paese e la produzione diffusa di energia da fonti rinnovabili che si fonda su due misure: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto. La potenza finanziabile è pari a cinque Gigawatt complessivi, con un limite temporale a fine 2027.

È inoltre previsto per le Comunità realizzate nei comuni sotto i 5.000 abitanti, un contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi ammissibili in relazione all’investimento effettuato per realizzare un nuovo impianto o per potenziarne uno esistente.

Il perché ci si trovi ai blocchi di partenza di una nuova era nella produzione e consumo di energia, appare in tutta evidenza dal fatto che da un sistema di produzione fortemente gerarchizzato, basato sulle grandi centrali alimentate da combustibili fossili, e da un sistema di consumo diffuso alimentato da grandi reti di distribuzione, oggi si inizia a passare ad un sistema basato sulla prossimità tra produzione e consumo e sulla transizione effettiva da fonti fossili a fonti rinnovabili, nessuna esclusa.

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Si tratta di una rivoluzione copernicana della quale, a mio personale parere, non cogliamo ancora appieno la portata. La rivoluzione energetica in atto, infatti, con ogni probabilità, inciderà anche sulla geografia e sull’organizzazione del territorio, dal momento che i contesti omogenei saranno non più determinati soltanto dai confini amministrativi o dalle funzioni storiche, ma anche dalla presenza e dalla pertinenza delle cabine primarie, veri perni del sistema, che andranno a disegnare nuove comunità fortemente interattive.

Lo stesso utilizzo del termine “Comunità” ha qualche cosa di rivoluzionario, dal momento che determina un ambito in cui avvengono reali condivisioni di interessi tra i cittadini e si sviluppano di conseguenze nuovi rapporti, di tipo economico ma anche sociologico, ridisegnando le logiche funzionali delle aree urbane. Basti pensare, per rimanere a un contesto che conosco bene, che una città capoluogo di provincia come Vicenza, di circa 110.000 abitanti, si dovrà riorganizzare attorno a sole tre cabine primarie i cui confini disegneranno di fatto tre ambiti territoriali distinti.

Ciò di cui si sente ancora parlare poco è viceversa il fatto che la premialità riguarderà soprattutto i processi centrati sulla sua contemporaneità tra produzione e consumo, aspetto oggi ancora molto sottovalutato. Una contemporaneità che presuppone una “intelligenza” diffusa in grado di governare i flussi di energia tra i componenti della singola comunità, siano essi prosumer o consumer. Questo aspetto, non può sfuggire, ha direttamente a che fare con le dotazioni tecnologiche degli edifici che compongono la comunità e alla possibilità di farli interagire con i sistemi di produzione energetica in modo automatico e in tempo reale.

Ancora una volta emerge, quindi, il tema delle dotazioni tecnologiche di base del patrimonio edilizio, come ben noto, nel nostro Paese ancora molto arretrate, rispetto alle quali è indispensabile fare un salto di qualità importante. Oggi più che mai.

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.