Cala il costo dei pannelli solari, ma non è necessariamente una buona notizia
La discesa dei prezzi sta caratterizzando il 2023 e rende l’Europa ancor più dipendente dai produttori cinesi, leader indiscussi del mercato fotovoltaico
È comprensibile che si sia portati a pensare, specie in tempi di inflazione al galoppo, che un calo dei prezzi rappresenti una bella notizia. Ma non è necessariamente così, o perlomeno le cose possono essere meno semplici di quanto appare. Una premessa da tenere bene a mente nell’apprendere, come evidenzia BloombergNEF, che il costo dei moduli fotovoltaici è diminuito raggiungendo dei nuovi minimi storici.
Per avere un’idea di che cosa sta accadendo sul fronte dei prezzi, basti pensare che a giugno il costo medio del silicio fotovoltaico è sceso sotto gli 11 dollari al chilo quando nell’estate dell’anno scorso era arrivato a sfiorare i 40 dollari… Guardando alla situazione nel nostro continente, nel corso del 2023 i prezzi dei moduli fotovoltaici sono scesi costantemente fino a raggiungere un calo di circa il 25% per tutta la filiera commerciale. E questo ha significato scendere per la prima volta al di sotto dei livelli di prezzo precedenti alla pandemia.
Le cause del ribasso dei prezzi
Fin qui, ricollegandoci al concetto di partenza, potrebbero sembrare esclusivamente delle buone notizie. Ma non abbiamo ancora parlato delle cause di questo ribasso dei prezzi, che poi è proprio il ragionamento che ci porta a vedere l’altra faccia della medaglia. Detto in estrema sintesi, il calo dei prezzi è frutto di una dinamica classica dell’economia, ovvero una grande disponibilità di moduli fotovoltaici sul mercato che non riesce ad essere assorbita interamente dalla domanda. E quando si determina un eccesso dell’offerta il risultato è, appunto, un calo del costo.
Per completare il ragionamento manca però un “dettaglio” assolutamente decisivo. A determinare l’eccesso dell’offerta sono i produttori cinesi di moduli fotovoltaici, largamente leader mondiali del settore. SolarPower Europe, l’associazione che rappresenta oltre 300 organizzazioni operanti nel settore fotovoltaico europeo, spiega così quanto sta accadendo. “La feroce concorrenza tra i produttori cinesi ha portato a tassi significativi di nuovi investimenti nelle catene di fornitura del solare fotovoltaico. Il conseguente eccesso di offerta ha portato a un rapido calo dei prezzi delle materie prime come il silicio, lungo tutta la catena di approvvigionamento fino a moduli, inverter e batterie”.
A rischio l’autonomia dell’Europa
Il risultato è che nei magazzini europei continuano ad accumularsi pannelli solari made in China. “Sebbene il calo dei prezzi sia generalmente una notizia gradita – afferma Walburga Hemetsberger, CEO di SolarPower Europe –, se non controllato ha gravi ripercussioni sull’autonomia strategica dell’Europa. Già nel breve termine ciò sta già ponendo sfide reali alla competitività interna e alla rinascita della produzione fotovoltaica dell’Unione Europea”. Insomma, proprio mentre il nostro continente cerca di affrancarsi, non senza problemi, dalle forniture di combustibili fossili provenienti dalla Russia, all’orizzonte si profila una dipendenza ancor più “ingombrante”, sia sotto il profilo economico che politico.