Direttiva europea sulle case green, che cosa cambia dopo l’accordo

15 Dicembre 2023 Marco Ventimiglia


Non solo nuovi parametri per l’efficientamento degli immobili ma anche regole meno stringenti per l’addio alle caldaie e l’installazione di impianti solari

Come spesso succede in politica, alla prima versione “dura e pura” di un provvedimento di legge subentra poi quella definitiva che è invece il frutto di negoziazioni, spesso condotte al ribasso. Un po’ quanto accaduto per la Direttiva europea sul rendimento energetico degli edifici (EPBD – Energy Performance of Buildings Directive) – varata dalla Commissione Europea e poi approvata in prima istanza dall’Europarlamento – il cui testo originario introduceva dei criteri stringenti previsti per l’efficientamento degli edifici. Un provvedimento criticato apertamente da molti Paesi aderenti all’Unione, specie quelli che hanno il parco immobiliare più vetusto, Italia compresa.

E il fatto che in tanti abbiano alzato la voce ha naturalmente reso ancor più probabili delle modifiche al testo della Direttiva una volta iniziato il cosiddetto trilogo, ovvero la decisiva fase di negoziazione fra Parlamento, Consiglio e Commissione europea. Trattativa che si è da poco conclusa con almeno tre modifiche di grande importanza al provvedimento, che per il suo varo definitivo necessita adesso di due ulteriori passaggi, l’approvazione finale del Consiglio europeo e dell’Europarlamento, che però non dovrebbero comportare ulteriori modifiche al testo.

Cambiano i criteri per efficientare gli immobili

La prima cosa che salta all’occhio nella rivisitazione della Direttiva, come sottolineato nell’editoriale del direttore Luca Baldin pubblicato pochi giorni fa, è quello che si può definire come un profondo cambiamento di metodo. Infatti, se prima tutto il processo di miglioramento del rendimento energetico degli edifici aveva come indicatore di riferimento la certificazione energetica dei singoli immobili, nel testo uscito dal trilogo si passa alle medie di riferimento del patrimonio immobiliare di ogni Stato membro dell’Unione. Un cambiamento che indubbiamente alleggerisce la pressione sugli Stati più in difficoltà nell’effettuare l’efficientamento edilizio.

In particolare, il nuovo testo prevede che ogni nazione riduca del 16% per il 2030 il consumo medio di energia del patrimonio edilizio residenziale, un taglio che dovrà salire fino al 20-22% nel 2035. Ed ancora, la riduzione dei consumi dovrà essere ottenuta almeno per il 55% attraverso l’efficientamento degli edifici con le prestazioni peggiori. Per quanto riguarda il patrimonio edilizio non residenziale, il limite previsto è sempre del 16% entro il 2030, con la previsione di salire al 26% entro il 2033.

Posticipato lo stop alla vendita delle caldaie a gas

Un altro punto contestato della Direttiva originale era quello relativo al destino delle inquinanti caldaie a gas. Lo stop alla vendita previsto per il 2035 aveva suscitato molte critiche perché ritenuto troppo costoso per gli utenti in considerazione dei prezzi elevati (perlomeno al momento) dei sistemi di riscaldamento alternativi, in primis le pompe di calore. Proteste anche da parte delle associazioni industriali del settore, in quanto costrette ad un totale cambio di rotta in tempi ristretti.

Ebbene, dopo la negoziazione fra le istituzioni europee lo stop alla vendita è stato posticipato di cinque anni, quindi a partire dal 2040. Però già nel 2025 verranno eliminati tutti gli incentivi finanziari per facilitare l’acquisto delle caldaie a gas, con l’eccezione dei sistemi di riscaldamento ibridi, ovvero quelli che combinano una “vecchia” caldaia con un impianto solare termico o una pompa di calore.

Regole meno stringenti per i pannelli solari

Infine, un ulteriore cambiamento rilevante pattuito nel trilogo riguarda l’installazione dei pannelli fotovoltaici. Nella prima versione della Direttiva veniva indicato l’obbligo di installazione in tutti gli edifici, di nuova e vecchia costruzione. Adesso, invece, la normativa non menziona più gli immobili residenziali esistenti, mentre a doversi dotare di impianti di energia solare restano i nuovi edifici, gli edifici pubblici, oltre che quelli non residenziali esistenti di grandi dimensioni.

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.