Il decreto con gli incentivi per le Comunità Energetiche supera l’esame dell’UE
L’Italia incassa il via libera al provvedimento che prevede tariffe incentivanti per l’avvio delle CER oltre a un contributo a fondo perduto
La fretta, come suggerisce il detto popolare, è spesso cattiva consigliera. Ma anche la lentezza, aggiungiamo noi, può far danni mica da ridere… Per questo è da salutare con grande sollievo la notizia arrivata a metà settimana da Bruxelles, ovvero il via libera della Commissione Europea al decreto italiano per l’incentivazione delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Si tratta infatti dell’auspicato epilogo di una vicenda che, appunto, si è trascinata per lungo tempo creando non poca incertezza fra tutti coloro che negli ultimi anni hanno valutato l’opportunità di beneficiare dell’autoconsumo collettivo dell’energia ricavata dalle fonti rinnovabili.
Il comunicato del MASE
A comunicare la notizia è stato il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), ed in attesa che il testo del decreto venga pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, ultimo passo necessario alla sua entrata in vigore, è possibile scaricare dal sito ministeriale una presentazione che riassume i principali contenuti del provvedimento. Lo “sblocco” del testo da parte dell’Unione Europea è stato accolto con grande soddisfazione dal ministro Gilberto Pichetto Fratin: “Siamo di fronte a una svolta, a una nuova fase storica nel rapporto tra cittadini ed energia”.
Il responsabile del MASE ha evidenziato come “ora le Comunità Energetiche rinnovabili potranno diventare una realtà diffusa nel Paese, sviluppando le fonti rinnovabili e rendendo finalmente il territorio protagonista del futuro energetico nazionale. Infatti, ciascun cittadino potrà contribuire alla produzione di energia rinnovabile, e averne i benefici economici derivanti dall’autoconsumo, pur non disponendo direttamente degli spazi necessari alla realizzazione degli impianti FER”.
I contenuti del decreto
Nella presentazione del decreto di incentivazione alla creazione delle CER viene sottolineato come il provvedimento è incentrato su due misure. Innanzitutto è stabilito il riconoscimento di una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa. Si tratta di un’agevolazione, con una dotazione complessiva di 3,5 miliardi di euro, che verrà finanziata attraverso un prelievo sulla bolletta elettrica pagata da tutti i consumatori. Risorse destinate a “coprire” una potenza complessiva finanziabile pari a cinque GW, con un limite temporale per accedere al beneficio fissato a fine 2027.
Ed ancora, a poter accedere alla tariffa incentivante saranno i progetti di CER con dimensioni medio/piccole, con una potenza massima del singolo impianto, o dell’intervento di potenziamento, non superiore a 1 MW. Il decreto prevede una tariffa incentivante fissa per 20 anni che viene riconosciuta sulla quota parte dell’energia elettrica condivisa. La procedura di accesso per il riconoscimento della tariffa incentivante prevede la presentazione della relativa domanda al GSE entro i 120 giorni successivi alla data di entrata in esercizio degli impianti.
Il contributo a fondo perduto
L’altro pilastro del decreto CER, come detto, è il riconoscimento del contributo a fondo perduto che è rivolto ai territori dei Comuni con meno di 5.000 abitanti e può arrivare a coprire fino al 40% dell’investimento compiuto dai creatori di una CER. In questo caso le risorse per finanziare il beneficio provengono dal PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per un ammontare di 2,2 miliardi di euro. La potenza complessiva agevolabile, fino alla metà del 2026, è pari a 2 GW, con il contributo a fondo perduto che è peraltro cumulabile con l’incentivo in tariffa.
Infine, va segnalato che rispetto alle anticipazioni sui contenuti del decreto, e in attesa della sua lettura in Gazzetta Ufficiale, l’unica novità di un certo peso appare l’introduzione di un tetto ai benefici riconosciuti alle imprese facenti parte di una CER nel caso di superamento di determinate soglie di condivisione dell’energia. Infatti, gli ulteriori benefici economici verranno riconosciuti a favore di membri o soci delle CER diversi dalle imprese, e/o per finalità sociali aventi ricadute sui territori ove sono ubicati gli impianti.