In Italia fino a mille miliardi per la riqualificazione energetica degli immobili

31 Maggio 2024 Marco Ventimiglia


Uno studio Deloitte analizza l’impatto che avrà la recente Direttiva Europea sulle Case Green sull’obsoleto parco immobiliare del nostro Paese

La matematica, almeno quella, non è un’opinione. E si tratta di una regola che non ammette eccezioni, anche se nel caso della riqualificazione energetica del nostro patrimonio immobiliare un’eccezione farebbe comodo a molti… Per capire l’enormità delle cifre in ballo, peraltro di stretta attualità dopo che si è registrato il definitivo via libera dell’Unione Europea alla Direttiva Case Green, basti pensare a quanto accaduto con il Superbonus, approvato nella primavera del 2020 ed ora entrato nella fase conclusiva della parabola.

Con i circa 120 miliardi – di costo per lo Stato ma di opportunità per il comparto dell’edilizia – fin qui maturati in seguito ai lavori eseguiti fruendo della maxi agevolazione, è stato riqualificato circa mezzo milione di unità immobiliari, ovvero nemmeno il 7% degli edifici che nel nostro Paese sono classificati nelle due classi energetiche peggiori, la F e la G, quelle su cui intervenire prioritariamente secondo la ratio della Direttiva europea.

Società di revisione anglo-americana

Se poi non vi basta questo esempio, sappiate che c’è anche chi ha iniziato seriamente a far di conto sulle conseguenze in Italia dell’applicazione della Direttiva sulle Case Green. Stiamo parlando di uno studio di Deloitte, la grande società di revisione anglo-americana, nel quale si stima che saranno necessari fra gli 800 e i 1.000 miliardi di investimenti per riqualificare il patrimonio immobiliare nazionale

Del resto, fra i grandi Paesi dell’Unione Europea, l’Italia è sicuramente il più esposto in tema di inadeguatezza del proprio patrimonio immobiliare. Abbiamo già detto dell’enorme presenza di edifici in classe energetica F o G, che sono oltre il 60% del totale, mentre in Germania arrivano al 45%, in Spagna al 25% e in Francia appena al 21%. Ma in realtà lo studio di Deloitte evidenzia che nel nostro Paese oltre otto edifici residenziali su 10 sono da considerarsi obsoleti dal punto di vista energetico.

In Italia più di 13 milioni di edifici

Nel dettaglio, secondo la rielaborazione che è stata effettuata da Deloitte partendo dai dati Istat, nel 2024 il parco immobiliare italiano risulta costituito da più di 13 milioni di edifici, di cui circa l’89% a uso residenziale. A completare il quadro ci sono poi gli immobili produttivi e commerciali che rappresentano soltanto il 2% ciascuno del patrimonio complessivo, mentre gli edifici che hanno un’altra destinazione d’uso corrispondono a circa il 7% del parco edilizio nazionale.

Ebbene, restringendo l’analisi agli edifici residenziali, oltre l’83% risulta essere stato costruito prima del 1990, una percentuale che è leggermente più alta della media nell’Unione Europea, pari al 76%. Ma a differenziarci maggiormente dalle altre grandi nazioni del continente è il fatto che la costruzione di più della metà degli edifici (57%) è risalente a prima degli anni Settanta. E Deloitte ha buon gioco nel sottolineare come l’obsolescenza degli edifici va considerata una delle principali cause di inefficienza energetica degli immobili.

Direttiva come opportunità di crescita

Claudio Scardovi, partner Deloitte responsabile per M&A e private equity, spiega che “rendere la Direttiva Europea Case Green un’opportunità di crescita per il Paese è possibile. Per farlo, però, serve una soluzione sistemica capace di indirizzare le criticità patrimoniali ed economiche che la Direttiva stessa rischia di far ricadere sui cittadini e sul sistema bancario in assenza di una strategia coordinata”. In particolare, senza una visione sistemica, la Direttiva europea potrebbe portare a una serie di impatti e rischi per le banche italiane.

Ed ancora, Scardovi sottolinea che “serve un piano programmatico che coinvolga developer e costruttori, investitori istituzionali e retail, nonché il sistema bancario, con il contributo mirato dello Stato, a supporto del built environment del Paese e di un settore che risulta strategico per la competitività e per il benessere di tutta l’Italia”.

 

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.