Superbonus, l’impatto economico è positivo nonostante i costi per lo Stato
Uno studio della Fondazione nazionale dei commercialisti mostra che i conti tornano considerando la crescita futura del Pil e il conseguente maggior gettito fiscale
Sul Superbonus si sono dette un’infinità di cose nei suoi oltre tre anni di vita. Eppure, per quanto possa apparire paradossale, la vera storia di questa maxi agevolazione fiscale è probabilmente ancora da scrivere. E di certo coloro che la pensano in questo modo rafforzano la loro convinzione di fronte ad un recente studio della Fondazione nazionale dei commercialisti. Un documento che ribalta decisamente la narrazione corrente sul Superbonus, un racconto dove a prevalere, soprattutto nel contesto politico, sono le critiche e i giudizi negativi.
Di contro, dalla valutazione complessiva sull’impatto della misura contenuta nello studio emerge che “se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’impatto del Superbonus 110% sulle finanze pubbliche è addirittura positivo, nel senso che l’incremento di Pil generato sarebbe superiore all’impatto sul debito, migliorando, in termini percentuali, il rapporto debito/Pil”.
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Doppio binario di valutazione
Parole in libertà? Assolutamente no, perché nell’ambito dell’analisi economica le tesi della Fondazione nazionale dei commercialisti sono il risultato di un lavoro scrupoloso. Il punto nodale dello studio sta nel doppio binario di valutazione: da un lato si vanno a considerare i costi per lo Stato derivanti dal Superbonus, che poi sono la causa principale dei giudizi negativi di cui sopra, ma dall’altro lato vengono messi nel conto gli importanti effetti sulla crescita del Prodotto interno lordo generati dai lavori effettuati grazie al beneficio della maxi agevolazione.
“In materia di bonus edilizi – si legge nello studio – è di fondamentale importanza richiamare l’attenzione sull’effetto di retroazione prodotto dagli incentivi fiscali. Infatti, per quanto tali incentivi possano essere onerosi o troppo onerosi per lo Stato, nella necessaria e imprescindibile valutazione dei costi e dei benefici va tenuta in debita considerazione non solo l’uscita, in termini di spesa pubblica, ma anche l’entrata, in termini di maggior gettito fiscale”.
Il modello di calcolo adottato
Ciò premesso gli esperti della Fondazione hanno predisposto un modello, aggiornato fino al 2022, che parte dai dati ufficiali sulle cessioni dei crediti d’imposta relativi al Superbonus 110% e ai bonus edilizi ordinari per stimare la spesa indotta, l’effetto sul Pil e l’incremento di gettito fiscale. Sulla base di tali dati, viene stimata una spesa indotta dal Superbonus 110% per gli anni 2021 e 2022 – cioè investimenti aggiuntivi nel settore costruzioni e, per effetto del sistema delle interconnessioni settoriali, in tutti gli altri settori dell’economia – pari a ben 96 miliardi di euro.
A tale spesa indotta corrisponde ovviamente un costo lordo per lo Stato, rappresentato dalle detrazioni fiscali maturate in aggiunta a quelle ordinarie, costo che risulta pari a poco più di 97 miliardi di euro. Ma a “controbilanciare” quest’ultima voce, come detto, c’è l’effetto positivo sul Prodotto interno lordo. In particolare, sebbene in un orizzonte temporale più ampio, corrispondente a circa un quinquennio, nello studio si stima un incremento di Pil di quasi 91 miliardi di euro con una conseguente crescita del gettito fiscale pari a circa 37 miliardi di euro. E questo spiega il perché si arriva ad un “saldo” positivo: detraendo il gettito aggiuntivo dal costo per lo Stato, quest’ultimo scende a 60 miliardi di euro, quindi, nettamente inferiore all’incremento del Pil generato dal Superbonus.