Un grande 2023 per le fonti rinnovabili ma il futuro preoccupa

7 Giugno 2024 Marco Ventimiglia


Il rapporto Renewable Energy indica una grande crescita della capacità installata, ma nel prossimo biennio c’è il rischio di un grande ridimensionamento

“Renewable Energy”, ovvero il rapporto preparato annualmente dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Energy & Strategy, rappresenta uno dei documenti più significativi sullo stato delle fonti rinnovabili nel nostro Paese. L’edizione 2024, presentata di recente, parte da una constatazione importante: l’anno scorso in Italia per l’energia rinnovabile si è registrato un notevole incremento nell’installazione di capacità, con un’aggiunta di nuova potenza pari a 5,7 GW trainata in massima parte dall’installazione di impianti fotovoltaici.

A far comprendere la valenza di questo risultato c’è il significativo balzo in avanti rispetto agli anni precedenti. Infatti, sia nel 2022 che nel 2021 le nuove installazioni sono state molto più modeste, rispettivamente con 3,0 GW e 1,3 GW di capacità aggiuntiva. Assai meno positivo è invece il fatto che, per quanto in notevole crescita, la quantità di nuova capacità rinnovabile installata non è ancora allineata con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per la fine di questo decennio, come descritti nel Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

Crescita squilibrata

Nel rapporto Renewable Energy viene spiegato che la distanza ancora da colmare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione è dovuta soprattutto “alla difficoltà di sviluppare il segmento degli impianti di grande taglia, sia per il fotovoltaico che per l’eolico (che non a caso ha dato un contributo di soli 500 MW alle installazioni 2023). Gli impianti fotovoltaici di piccola taglia rappresentano infatti oltre il 95% delle nuove installazioni e coprono quasi la metà della potenza addizionale”. A penalizzare lo sviluppo degli impianti di grande taglia ci sono le attuali tariffe di riferimento (inizialmente fissate a 70 €/MWh e da poco leggermente incrementate), che non sono state sufficienti per adeguarsi all’aumento dei costi registrato a partire dal 2021.

Ma, in ottica futura, lo studio spiega che bisogna prestare attenzione anche agli impianti fotovoltaici di media-piccola taglia (residenziali, commerciali e industriali), quelli che garantiscono una buona redditività alle attuali condizioni di mercato, con un ritorno dell’investimento intorno ai 10 anni. “Tuttavia – si legge –, specie se uno dei principali strumenti incentivanti, ossia lo Scambio Sul Posto (SSP), dovesse davvero terminare a fine 2024, i risultati di tutti i casi analizzati, specialmente per commerciale e industriale, sarebbero significativamente peggiori. Si stima che il tempo di ritorno dell’investimento crescerebbe dagli attuali 10/11 anni fino a 17/18, rendendo quindi molto difficile l’investimento anche per gli impianti fotovoltaici di media-piccola taglia”.

Previsioni al ribasso

Insomma, il rischio è che la sostenuta crescita delle rinnovabile nel triennio 2021-2023, basata soprattutto sull’espansione del fotovoltaico, sia destinata se non a svanire del tutto a ridimensionarsi considerevolmente. Nel rapporto si sottolinea come “nel biennio 2025-2026 ci attendiamo un forte rallentamento delle installazioni, dovuto ai ritardi normativi nell’approvazione dei decreti incentivanti e delle misure abilitanti, che già stanno causando problematiche per gli impianti di grande taglia”. Tutto ciò porta le stime per le nuove installazioni nel prossimo biennio a circa 1/1,5 GW all’anno per il fotovoltaico e a 400/ 500 MW per l’eolico, ben distanti da, rispettivamente, dai 7 GW e 2 GW all’anno necessari per raggiungere gli obiettivi del PNIEC al 2030.

Uno scenario negativo il cui concretizzarsi va assolutamente evitato, anche per l’impatto economico e occupazionale garantito dalle fonti rinnovabili. Al riguardo, il rapporto quantifica in 9/10 miliardi di euro il volume d’affari che fotovoltaico ed eolico hanno contribuito a generare nel 2023 per attività legate all’installazione di nuovi impianti e alla gestione del parco esistente. “Di quest’ammontare – si legge – abbiamo stimato con il nostro studio che oltre il 60% sia rimasto ad aziende localizzate sul territorio italiano, e un ulteriore 20% in altri Paesi europei”. Ed ancora, in Italia vi sono oltre 25.000 aziende che operano sul territorio per attività legate allo sviluppo, gestione o manutenzione degli impianti rinnovabili o relativamente alla componentistica, includendo la produzione di inverter e altra componentistica elettrica, nonché strutture e materie prime necessarie per le installazioni.

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.