Start Up “Smart” in crescita, la prossima sfida è nella robotica
Si chiama “Superconnected Robot – I giovani italiani della robotica” ed è l’”hackathon” in programma a Roma dal 2 al 4 aprile 2019, competizione a cui sono espressamente invitati a partecipare gli “Startupper”, ovvero i rappresentanti di aziende Start Up, assieme a ricercatori, esperti di robotica e studenti universitari. La sfida – promossa da Fondazione Mondo Digitale, Invitalia e Scuola superiore Sant’Anna di Pisa – si terrà nel Dipartimento di Ingegneria dell’Università Roma Tre (in via Vito Volterra 62) nell’ambito di RomeCup 2019, l’evento internazionale sulla robotica, l’innovazione e le frontiere della tecnologia. Il vincitore riceverà un premio di 5mila euro messo a disposizione da Invitalia, agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa attivata in seno al ministero dell’economia.
Ai partecipanti verrà chiesto di presentare proposte di soluzioni robotiche e servizi per i cittadini con particolare attenzione a quelli più deboli. Ciascuna idea di prototipo dovrà essere accompagnata da un’idea di business per lanciare il proprio prodotto sul mercato. Tutto questo nella prospettiva di realizzare robot sempre più connessi e intelligenti, con performance elevate e alla portata di tutti (ovvero che tutti si possano permettere di usare e acquistare) sfruttando le potenzialità della rete e ispirandosi alla sharing economy, al crowdfunding e al principio dell’inclusione. È possibile presentare la propria candidatura individuale o come team (massimo 3 persone) compilando l’apposito modulo online . Il termine per le iscrizioni è fissato alle ore 12 del 25 marzo prossimo. E’ una delle tante, importanti notizie riguardo alle Start Up diffuse dalla piattaforma Smart & Start Italia, espressamente realizzata in seno a Invitalia per l’attivazione e la promozione delle Start Up sul territorio italiano.
Il fondamentale lavoro delle Start Up per lo sviluppo e il progresso tecnologico sta diventando sempre più lampante mano a mano che passa il tempo. Le loro capacità e creazioni innovative permettono e favoriscono lo sviluppo delle nostre città e migliorano la qualità della nostra vita, senza contare che spesso e volentieri dispongono di una flessibilità, economica e non, che permette di arrivare e di lavorare dove a volte le multinazionali e le aziende più grandi non riescono: in diretto contatto con il consumatore in primis, lavorando quindi sul singolo invece che in serie. Le Start Up sono diventate realtà in Italia nel 2012, grazie al decreto legge denominato “Decreto Crescita 2.0” (179/2012): questa legge ha permesso la nascita di una nuova realtà di impresa a carattere tecnologico, la Start Up innovativa. Ci sono però dei requisiti da rispettare per ottenere lo status di Start Up e non sono pochi: questo è dovuto alla necessità di regolamentarne al meglio la nascita e l’indirizzo e per far sì che solo quelle aziende che rispondano ai requisiti usufruiscano dei benefici riservati. In primo luogo, il requisito è anagrafico: l’azienda deve avere meno di cinque anni di vita. In seconda battuta invece, è richiesto all’azienda di avere almeno una filiale in Italia. Ci sono poi dei fattori prettamente economici: in caso di azienda precostituita, il fatturato deve essere inferiore ai cinque milioni di euro. Inoltre, l’azienda non deve essere né quotata in borsa né aver distribuito utili in passato. Non può inoltre essere frutto di fusione o scissioni di altre azienda.
L’oggetto sociale poi è un’altra discriminante per determinare la formazione di una Start Up, il cui obiettivo deve essere quello di sviluppare, produrre e commercializzare solo ed esclusivamente servizi innovativi che abbiano un alto valore tecnologico. Infine, la Start Up deve rispettare uno dei seguenti tre requisiti: il 15% del maggiore tra fatturato e costi annui deve essere utilizzato per attività di ricerca e di sviluppo; in alternativa, l’organigramma dell’azienda deve essere formato per un terzo da dottorandi, o dottori di ricerca, oppure i due terzi dei soci e collaboratori devono essere in possesso di una laurea magistrale; l’ultima possibilità è quella che l’azienda abbia registrato a proprio nome un brevetto, oppure un software.