Niente Bonus edilizi? Lo Stato risparmia ma l’Italia perde cento miliardi…
Lo studio CNA/Nomisma: la soppressione o un drastico taglio delle agevolazioni fiscali avrebbero pesanti conseguenze sul giro d’affari dell’edilizia e sull’occupazione
Il ragionamento è tutto sommato semplice, ma adesso CNA e Nomisma hanno deciso di metterlo “nero su bianco”. Stiamo parlando della recente indagine che quantifica sotto l’aspetto economico e occupazionale gli effetti provocati dalla scomparsa, o dal pesante ridimensionamento, dei Bonus fiscali nell’edilizia. Un’ipotesi niente affatto peregrina considerato che nel recente passato è stata ventilata da più parti politiche, oltre che da esponenti dello stesso governo.
Considerare pro e contro
Il ragionamento è semplice perché al di là della narrazione “univoca” spesso veicolata dai media, qualsiasi intervento in un grande comparto dell’economia nazionale – nel caso in questione quello dell’edilizia – ha dei pro ma inevitabilmente anche dei contro. Quindi, se da una parte c’è il beneficio per i conti dello Stato derivante dal risparmio dei rimborsi fiscali, dall’altra parte ci sono le conseguenze negative sul giro d’affari dell’edilizia, sull’occupazione e, aspetto per certi versi paradossale, proprio sui conti dello Stato per il calo del gettito fiscale derivante dal fatturato nell’edilizia.
Di tutte queste “sgradite” conseguenze si è appunto occupata l’indagine realizzata da CNA e Nomisma che quantifica in più di cento miliardi di euro e in due milioni di posti di lavoro i possibili danni derivanti da un’ipotetica cancellazione delle agevolazioni fiscali nell’edilizia. Un tracollo economico e occupazionale che sarebbe provocato da una dinamica molto chiara poiché dall’indagine emerge che le famiglie italiane sono sempre più orientate a fare investimenti per la riqualificazione energetica delle proprie abitazioni ma questi interventi dipendono strettamente dalla disponibilità degli incentivi statali.
Quante famiglie rinuncerebbero
In particolare lo studio indica che sono circa 10 milioni le famiglie italiane che esplicitano (il 20% sicuramente e l’altro 80% probabilmente), la loro volontà di realizzare durante il prossimo triennio interventi di ristrutturazione edilizia. Però, qualora si verificasse un drastico taglio ai bonus edilizi, l’indagine evidenzia che a fare marcia indietro sarebbero 3,5 milioni di famiglie. Questo, precisano CNA e Nomisma, “significherebbe non attivare investimenti per un valore di 97,3 miliardi con effetti molto negativi per l’economia e l’ambiente”.
Una cifra che lievita ulteriormente guardando all’ammontare economico della domanda che verrebbe persa nel comparto dell’edilizia, pari “a un mancato valore aggiunto di 119,7 miliardi”. In termini di occupazione, come detto, ci sarebbe “la mancata attivazione di oltre 2 milioni di posti di lavoro”. C’è poi un ulteriore danno da mettere nel conto, ovvero il valore ambientale che andrebbe perduto. Lo studio quantifica in 16mila GW/h l’anno l’energia non risparmiata a causa della scomparsa dei Bonus, pari a 461 euro l’anno in media a famiglia. Inoltre, si rinuncerebbe a un taglio di CO2 pari a 3,7 milioni di tonnellate, l’equivalente di 205 milioni di alberi piantati.