Tempi doppi per il recupero delle spese con il Superbonus e tagli al Bonus ristrutturazioni

17 Maggio 2024 Marco Ventimiglia


Nuova stretta del governo alle agevolazioni per l’edilizia: serviranno 10 anni di detrazioni fiscali per rientrare dei costi legati al Superbonus

Superbonus, ci risiamo. E trattandosi di argomento non esattamente nuovo, per prima cosa cerchiamo di mettere il lettore di buon umore, operazione che però certamente non riuscirà nei confronti di coloro che, come vedremo, si ritroveranno a dover recuperare in tempi doppi le spese sostenute ricorrendo alla maxi agevolazione. A rendere possibile un sorriso, relativamente all’ennesimo decreto in materia partorito dal governo, è il fatto che sembra ormai una prassi consolidata farli precedere da una qualche frase ad effetto.

Evidentemente parlare della “principale minaccia ai conti pubblici italiani” non è stato più ritenuto sufficiente dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha rilanciato paragonando l’ormai moribondo Superbonus ad “un mostro nato male fin dall’inizio”. E siccome un mostro non lo si può aiutare in alcun modo, il governo ha respinto al mittente ogni emendamento al cosiddetto “spalmadetrazioni”, che è il discutibile nomignolo apposto, appunto, al nuovo decreto da poco approvato nell’aula del Senato.

Le agevolazioni edilizie interessate

Il perché della definizione è legato all’effetto della principale norma contenuta nel decreto, che riguarda non soltanto il Superbonus ma anche il Bonus barriere architettoniche e il Sismabonus. Per queste agevolazioni le detrazioni fiscali riguardanti le spese sostenute dal 2024 verranno ripartite in dieci anni, anziché in quattro/cinque anni come previsto prima dell’approvazione dell’ultimo decreto. A giustificare l’intervento – con l’ultimo report ENEA che quantifica in oltre 120 miliardi di euro i crediti da Superbonus – c’è la necessità di spalmare in un orizzonte temporale più largo il recupero fiscale in modo da ridurre l’impatto annuale sui conti dello Stato.

L’obbligo di ripartizione in dieci anni riguarda l’utilizzo diretto del credito fiscale nella dichiarazione del contribuente, mentre rimane in vigore la “vecchia” tempistica per quanto attiene il recupero dei crediti d’imposta derivanti da cessione o da sconto in fattura. Questo significa che le imprese che hanno acquisito i crediti, anche come conseguenza dell’applicazione dello sconto in fattura, potranno continuare a utilizzarli con la ripartizione temporale che prevede il rimborso con quattro rate annuali nel caso del Superbonus, oppure cinque se si parla di Sismabonus e Bonus barriere architettoniche.

Ristrutturazioni meno convenienti

Oltre che la norma “spalmadetrazioni”, il decreto contiene anche un’altra importante variazione in tema di agevolazioni per l’edilizia. Si tratta del Bonus ristrutturazioni – riservato a coloro che effettuano interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria sull’immobile – per il quale la percentuale di recupero delle spese, originariamente pari al 36%, era stata incrementata nel corso degli anni fino ad arrivare al 50% attualmente in vigore. Ma dal 2025 si ritornerà al punto di partenza con il ripristino della quota del 36%.

Va inoltre considerato che dal prossimo anno si dimezzerà anche il tetto di spesa per l’applicazione del Bonus ristrutturazioni, dagli attuali 96mila euro fino a 48mila euro. Poi, a render ancora più chiara la volontà riduttiva del governo, il decreto prevede che a partire dal 2028, e fino al 2033, l’agevolazione subirà un ulteriore taglio con l’aliquota di recupero fiscale sulle spese sostenute che scenderà dal 36% fino al 30% (resta da vedere se con un tetto di spesa fermo a 48mila euro).

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.