Case Green: i MEPS e a cosa servono
In un articolo del 12 ottobre pubblicato su EURACTIVE, sito web di un mix di organi di informazione europea indipendenti, Ciarán Cuffe, negoziatore capo del Parlamento e relatore della proposta di direttiva di recast della direttiva EPBD, si sofferma sullo stato dei negoziati, nel triologo europeo, sul tema delle ristrutturazioni energetiche degli edifici.
Secondo Cuffe le ristrutturazioni sono finalizzate alla protezione per i cittadini dagli effetti del caro energia ma che “non sono né economiche né facili”. Cuffè evidenzia come il Parlamento europeo abbia dimostrato “flessibilità e volontà di trovare soluzioni”.
Secondo l’opinione del parlamentare europeo i MEPS (standard minimi di prestazione energetica) che stabiliscono l’obbligo di ristrutturare il 15% degli edifici con le peggiori prestazioni in ciascun paese, garantiscono il maggiore risparmio energetico perché gli occupanti di questi edifici piu’ energivori sprecano più soldi in bollette energetiche. Nella maggior parte dei casi questi edifici sono occupati anche da persone che vivono in condizioni di povertà energetica.
I MEPS fungono pertanto da importante protezione sociale per i gruppi a basso reddito e le famiglie vulnerabili, nonché per gli inquilini e i proprietari privati, ma, sottolinea, “non dovrebbero essere implementati prima che siano messe in atto le necessarie protezioni sociali e finanziarie per supportare standard più elevati”. Emerge la consapevolezza di tutte le ricadute sociali e economiche del provvedimento.
I MEPS impongono ai proprietari di garantire una qualità abitativa dignitosa, con bollette energetiche ridotte e tasse sul carburante per il riscaldamento più basse a carico degli inquilini.
Negli edifici di proprietà privata, i MEPS devono essere implementati anche con una protezione integrata per le famiglie, soprattutto quelle più vulnerabili, “attraverso adeguate tutele sociali tra cui tetti massimi per l’affitto, supporto tecnico come consulenza gratuita e programmi finanziari, comprese le sovvenzioni”.
Per far questo gli Stati membri devono conoscere lo stato del patrimonio edilizio e le fasce di edifici su cui concentrare le azioni, fissando obiettivi reali e garantendo che siano messi in atto supporti e tutele reali e solidi per rendere tali obiettivi realizzabili, la “patata bollente” passa dunque a loro.
Il 16 ottobre, successivamente alla riunione del triologo (Consiglio Ue, Parlamento, Commissione), sullo stesso network si legge la notizia: “i legislatori annacquano la direttiva UE sugli edifici dopo una maratona di colloqui” e una serie di dichiarazioni dei parlamentari europei italiani che si attribuivano il merito di aver migliorato la direttiva allentando gli obblighi stringenti per i proprietari di immobili.
In effetti sono stati aboliti i lavori di ristrutturazione obbligatori, la direttiva sugli edifici stabilirà le medie di riferimento per ciascun paese dell’UE, che avrà il potere di definire le proprie traiettorie di ristrutturazione.
Le soglie per raggiungere lo status ZEB saranno più facili da raggiungere – ad esempio, quando gli edifici sono collegati a una rete di riscaldamento – per tenere conto delle “diverse zone climatiche in tutta l’Unione” e dei vincoli materiali (Sean Kelly, parlamentare irlandese dell’UE con il Partito popolare europeo di centro-destra).
Inoltre, il sistema di classificazione per la prestazione energetica delle case non sarà completamente armonizzato in tutta l’UE come inizialmente previsto, una mossa intesa a tenere conto delle diverse circostanze climatiche all’interno dell’UE, ma causerà anche il persistere della frammentazione in tutto il blocco dei 27 paesi.
Cancellati gli obblighi per l’installazione di colonnine di ricarica nei parcheggi per gli edifici residenziali esistenti.
Resta sul campo la questione dei “mutui green”, che favorirebbero con tassi agevolati solo case in classe energetica elevata, determinando di fatto il deprezzamento delle abitazioni con peggiore prestazione energetica, e l’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici pubblici e non residenziali.
Dunque si sta costruendo per il prossimo incontro di dicembre una direttiva piu’ sostenibile socialmente e economicamente o determinando il fallimento dei piani europei sulla protezione del clima?