Quale può essere l’impatto dello sviluppo del 5G sulla salute umana in futuro?

3 Giugno 2024 Rossano Capannini


L’installazione in aumento di stazioni radio base 5G porterà certamente a un cambio del riferimento e all’impiego di bande di frequenze diverse, rispetto alla situazione attuale.

Le nuove reti 5G opereranno inizialmente sulle bande 700 MHz, 3,4 – 3,8 GHz e 26 GHz ma sono previste ulteriori bande a frequenze millimetriche e quindi anche oltre i 26 GHz (fino a 60 GHz probabilmente). Tra l’altro la propagazione delle onde elettromagnetiche a queste frequenze è difficoltosa e quindi richiederà una maggiore densificazione delle reti, tanto temuta dai cittadini.  Si parlava prima di un cambio di riferimento proprio perché questa densificazione, unita alle modalità operative del 5G che ha un diverso sistema di trasmissione e ricezione dei segnali (usa antenne MIMO: Multiple Input Multiple Output quindi a multipli ingressi e a multiple uscite, nonché l’uso del Beam Forming e cioè della modellazione del lobo di emissione indirizzandolo verso aree a maggior richiesta di banda) porteranno cambiamenti per quanto riguarda le modalità di esposizione a questi campi elettromagnetici delle persone.  A livello europeo su questa tematica nel corso del 2020-2021 sono state svolte meta-analisi con l’obiettivo di individuare una eventuale relazione tra esposizione ai Campi Elettro Magnetici (CEM) a RF e insorgenza di patologie. I lavori sono stati portati avanti dal Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo (EPRS, European Parliamentary Research Service) e dal Joint Research Centre (JRC) della Commissione Europea.

Dalle analisi svolte, per quanto riguarda le neoplasie, come per altro già espresso nel 2011 dallo IARC (International Agency for Research on Cancer) sembra esserci una limitata prova di cancerogenicità negli essere umani ed una insufficiente prova di cancerogenicità sugli animali da laboratorio.  Sono state anche osservate associazioni positive tra esposizione a CEM a RF nelle bande 900 MHz e 1800 MHz e patologie come glioma e neurinoma acustico, ma con una evidenza non sufficientemente forte per confermare una relazione diretta. Purtroppo per le bande di frequenza a onde millimetriche, non è possibile parlare di associazione o no a causa della scarsità di indagini condotte fino ad ora. Quello che è noto è che le onde millimetriche hanno una bassa penetrazione del corpo umano e quindi rimangono in superficie rendendo gli effetti esclusivamente di natura termica. Non a caso l’ICNIRP (International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection, commissione non governativa riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS) l’11 marzo del 2020 ha aggiornato le sue linee guida che, risalivano al 1998, relativamente alle frequenze millimetriche per l’avvento del 5G.  Queste linee guida terminano con la seguente affermazione “Nel loro insieme gli studi epidemiologici  non forniscono evidenza di un effetto cancerogeno dall’esposizione a campi elettromagnetici a radiofrequenza dei livelli che si riscontrano nella popolazione generale”. In sostanza non è comprovato nessun effetto da esposizione CEM nello sviluppo del cancro. Affermazione in pieno accordo con la posizione pubblicata a febbraio del 2020 nel World Cancer Report di IARC e OMS. Gli studi comunque stanno andando avanti e al momento potrebbe essere una buona regola progettare reti 5G particolarmente ottimizzate per un’alta qualità di servizi ma con potenze contenute e non favorire ulteriormente l’innalzamento dei livelli di inquinamento elettromagnetico.

Rossano Capannini

Ingegnere elettronico libero professionista, specializzato nell’ambito ICT. È stato Network Planning Team Leader presso i Laboratori Guglielmo Marconi SpA di Bologna fino al 2020. È esperto di progettazione di reti dati Wi-Fi Indoor e Outdoor e di reti dati per telecomunicazioni in fibra ottica nell’ambito delle WAN, MAN, FTTH, LAN, Smart City, Smart District, Smart Building, Smart Road e IoT.