Il risparmio energetico in una colonnina elettrica

18 Maggio 2018 Smart Building Italia


Se l’impressione dominante è quella di una rivoluzione elettrica e smart ovunque in pieno corso, quanto mai complessa e ricca di opportunità come il risparmio energetico, dialogare con Ugo Cuncu (nella foto) diventa occasione preziosa per capirne qualcosa di più. Ugo Cuncu è l’amministratore delegato della cagliaritana Ucnet, società che importa in Italia macchine e prodotti Tesla, il brand americano di eccellenza per quanto concerne mobilità elettrica e domotica, e che sarà presente a Smart Building Levante.

Dottor Cuncu, come possiamo valutare la situazione attuale del nostro Paese in un mondo per molti versi sempre più elettrico?
«Riconoscendo che i nostri anni di ritardo ci consentono di fare tesoro di quanto già successo all’estero».

E cosa ci dicono questi scenari stranieri?
«Per esempio che, in un Paese come l’Olanda, Tesla prevede per il 2018 un venduto di oltre ventimila auto. E che, parlando di marche giapponesi, la Nissan ha appena deciso di adottare la stessa scelta della Toyota, ovvero smettere entro pochi anni di commercializzare in Europa modelli Diesel, puntando decisamente sull’alimentazione elettrica, con l’obiettivo di vendere un milione di veicoli all’anno su scala mondiale, a partire dal 2022».

Realistico?
«Sì, se guardiamo al boom della Nissan Leaf elettrica, che è peraltro basato su numeri indiscutibili, come ad esempio 350 chilometri di autonomia con un pieno. D’altra parte, entriamo in un ordine di paragone che, sulla percorrenza annua di una berlina usata intensivamente, mette sui due piatti della bilancia 4 mila euro se va a benzina, e 250 se usiamo la corrente».

Certo che in Italia si fatica a cogliere le premesse di un’evoluzione del genere.
«Ma per fortuna ci sono, anche se magari corrono sotto traccia. In Sardegna, solo nell’ultimo anno, si è registrato un aumento del 400% di colonnine per il rifornimento elettrico».

C’è chi si attrezza, dunque.
«Inevitabile, se solo si ricorda cosa prevede il protocollo 4.0 per chi fa innovazione in ambito energetico, ovvero l’opportunità di scaricare fiscalmente il 250% della propria spesa».

Ma, in concreto, a chi conviene installare la colonnina?
«Per esempio a giganti multinazionali dell’arredamento e dell’alimentare come Ikea e Lidl, frequentati da milioni di clienti, ai quali danno una ragione in più per passare un’ora nei loro punti vendita».

Il pieno?
«Sì, nell’ora che ti serve per fare gli acquisti, l’auto è di nuovo carica».

Un’ora, comunque, non è poco.
«Ma solo se teniamo conto dello scenario a cui siamo abituati. In realtà, l’avvento dell’auto elettrica è destinato a rivoluzionare il nostro modello di vita. Con l’inevitabile moltiplicarsi delle colonnine, inizieremo a programmare la spesa, le vacanze o la domenica al ristorante in funzione del nostro approvvigionamento. Saremo al centro di quelle che mi piace chiamare catene virtuose, e non solo in auto».

Casa compresa?
«In questo ambito anche Ucnet sta concorrendo a rendere più emancipata la Sardegna, dove si trova la sua sede».

In quale modo?
«Con la collaborazione della nostra prima testimonial sul territorio, una signora di Sassari, Anna Maria Galleri, che ha accettato di allacciare il suo appartamento a un impianto Tesla 5,2 kilowatt/ora. I risultati sono già rilevanti, soprattutto perché la signora Anna Maria vende alla rete più energia di quella che occasionalmente acquista per ricaricare le batterie, per cui è possibile che chiuda l’anno con un bello zero alla voce bollette dell’energia elettrica. Se non è risparmio energetico questo! Di sicuro daremo conto della sua esperienza durante Eneroad, il roadshow che Ucnet organizza girando tutta la Sardegna e a Smart Building Levante a Bari a cui parteciperemo».

Si parlerà anche di condomini?
«Ovvio, perché è ora che i condomini adottino lo stesso modello di tanti centri commerciali: un unico allacciamento a un impianto fotovoltaico, collegato ai contatori di ogni appartamento. Significa abbattere il 20% dei costi fissi, come contiamo di dimostrare tramite una sperimentazione da realizzare assieme all’università di Cagliari”.

Più lavoro in vista per gli installatori elettrici, dunque.
«Altroché, anche perché, alla crescita del fotovoltaico, occorre aggiungere la liberalizzazione del mercato dell’energia che ci attende nel 2019. Certo, servono nuovi installatori, che siano anche consulenti, e solo chi lo capisce è destinato a crescere».