Transizione digitale ed energetica: a che punto siamo?
L’obiettivo è quello del rilancio del paese a livello infrastrutturale, tra dinamiche politiche ed esigenze degli italiani e delle imprese
Il 31% delle microimprese italiane sarebbe pronta ad utilizzare una connessione 5G a scapito della rete fissa, e quasi la metà del totale delle PMI trarrebbe beneficio proprio dalla connessione 5G per migliorare e innovare i propri processi aziendali.
Con questi dati EY ha aperto i lavori dell’EY Summit Infrastrutture “Transizione digitale ed energetica”, andato in scena a fine maggio in edizione virtuale.
Ma facciamo un passio indietro: il Covid-19 continua a cambiare radicalmente il mondo, anche a livello infrastrutturale, con il sempre crescente desiderio di connettersi e comunicare, oggi basilare anche sul piano sociale ed economico. E forse ancora per molto tempo, dicono gli esperti.
Nel 2020, in occasione dell’EY Capri Digital Summit intitolato «A New Brave World» era stata evidenziata soprattutto la caratteristica delle infrastrutture di agire da moltiplicatore di investimento diventando così il fattore chiave in una strategia di rilancio per il Paese.
L’appuntamento firmato EY ha messo in luce il grande tema della transizione digitale ed energetica in particolare sul tema del ruolo chiave delle infrastrutture digitali ed energetiche e sulle possibili strategie per stimolarne la domanda da parte delle filiere produttive. Il tutto grazie alla presenza di alcuni tra i massimi esperti di questi ambiti, da Francesco STARACE, CEO, Enel, sulla digitalizzazione della rete di distribuzione proprio per abilitare la transizione sul piano energetico, alla round table sulle infrastrutture digitali ed energetiche ideali per un investimento e sugli attori coinvolti e le priorità e modalità di investimento. Al tavolo anche Silvia Candiani, CEO Microsoft, Paolo Grossi, CEO Eni Rewind e Elisabetta Ripa, CEO di Open Fiber.
Transizione digitale ed energetica del paese: lo stato dell’arte
La transizione digitale e quella energetica sono i due pilastri basilari per la trasformazione d’Italia: a confermarlo sono proprio anche i risultati della recente indagine EY-Swg che indica due priorità. A partire dal passaggio completo alle energie rinnovabili per le infrastrutture delle utilities (secondo il 54% dei manager) e dal potenziamento delle infrastrutture di connettività (40%).
Come sottolineato da Massimo Antonelli, Regional Managing Partner dell’area Mediterranea e Ceo per l’Italia di EY:
Quello che ancora poco viene riconosciuto è quanto le due transizioni siano interdipendenti tra loro. Questo concetto è essenziale come lo è la necessità di fare delle riforme coraggiose che permettano ad amministrazione, imprese e parti sociali di collaborare nel migliore dei modi per costruire tutti insieme un futuro più sostenibile per le nuove generazioni, facendo fronte in modo responsabile agli impatti sociali che le trasformazioni origineranno.
Secondo la ricerca, ben il 25% degli italiani non è consapevole delle caratteristiche e dei vantaggi della tecnologia 5G e unicamente il 5% ha già sottoscritto un abbonamento. D’altra parte, però, il 42% delle famiglie pensa che le reti di nuova generazione potranno veramente garantire quella tanto attesa connettività affidabile e costante in casa e non, e il 24% degli intervistati si è detto convinto che presto utilizzerà la rete 5G come connessione internet principale proprio a casa.
Tra i fattori che spingono gli italiani ad optare per una connessione di banda larga mobile?
Prima di tutto il canone mensile inferiore rispetto a quello su rete fissa (46%), poi il segnale più affidabile (40%) e la velocità di navigazione migliore (39%). Fine modulo
Il 5G e le nuove tecnologie sono assolutamente in grado di soddisfare la sfida della transizione digitale in maniera efficiente. Ma il mondo della politica deve comprendere questa nuova tecnologia senza mettere in atto strategie che la fermino.
Questo il pensiero di Starace (Enel), che ha indicato come pari a 3 miliardi annui il piano di investimenti per il prossimo triennio, “una volta e mezzo in più in confronto al triennio precedente”, con 7 miliardi annui “comprati da aziende italiane, pertanto ciò che verrà investito a livello estero sarà per grande parte italiano. Il digitale ha implicazioni profonde nell’evoluzione di molti segmenti industriali. Il nostro è quello dell’energia e delle utilities, con digitale e scienza dei materiali come driver della trasformazione energetica. L’interconnessione ha portato alla rivoluzione delle rinnovabili”
Sul tema della digitalizzazione Elisabetta Ripa, CEO di Open Fiber:
La trasformazione in atto è una radicale e attraverserà tutti i settori industriali. Con la pandemia siamo stati esposti alla digitalizzazione e abbiamo preso coscienza di quanto il digitale possa impattare sulla vita sia personale e professionale. Ma non abbiamo ancora compreso totalmente quello che sarà la trasformazione digitale sull’industria e sulla trasformazione delle filiere produttive, che tenderanno ad essere interconnesse e più unite. Il minimo comune denominatore della giornata di oggi, della distribuzione energetica e della distribuzione vicino all’utilizzatore e la trasformazione in generale dei processi, ha come fattore abilitante la connettività, la disponibilità di un’infrastruttura di telecomunicazioni in grado di supportare questa mole enorme di dati attraverso una modalità distribuita con copertura capillare dalle grandi aree metropolitane ai centri rurali.
Servono riforme strutturali che ci consentano di mettere a terra progetti e una seria riforma del lavoro, che ci conceda di accedere in maniera flessibile a quelle competenze e risorse umane di cui abbiamo bisogno per rendere possibile questa rivoluzione digitale.
Infrastrutture digitali come abilitatori della trasformazione per Gubitosi (Telecom Italia):
Tim è attore importante e fondamentale in questo processo, ma non il solo. Sarà importante uno sforzo coordinato di tutti gli operatori, sulla scia del co-investimento dove più soggetti lavorano insieme per evitare duplicazioni e allo stesso tempo accelerare i tempi.
La rete è una condizione necessaria allo sviluppo, ma da sola non sufficiente. E poi c’è il tema competenze: è fondamentale che vi siano sforzi importanti per dare competenze a chi non le ha, altrimenti avremo un Paese che va a due velocità.
La sostenibilità
Presto arriveremo a un mondo con al 90% produzioni rinnovabili, e oggi è bene iniziare ad aggredire le fonti maggiormente impattanti sull’ambiente.
Così ha dichiarato Paolo Grossi, CEO di Eni Rewind, secondo cui le problematiche scaturite nel periodo della pandemia sono una criticità:
Lo sono in termini di completamento di certi percorsi, dal momento in cui presentiamo un progetto di bonifica a quando viene approvato da tutti gli enti passano almeno tre anni, accelerare questo processo per un’attività che poi dura dieci anni è fondamentale, ed è importante anche la sequenza. Oggi accelerare l’auto elettrica, se il mix energetico è ancora un mix con un’importante quota di carbone, rischia di produrre un effetto contrario. Quindi dobbiamo dare dei messaggi coerenti e, avendo chiari gli obiettivi finali, costruire e implementare un discorso a tappe in cui le tappe intermedie siano coerenti con l’obiettivo finale. È molto complesso, ma abbiamo tutti gli strumenti e la volontà per riuscirci.