Ufficiale il passaggio della rete TIM al fondo americano KKR

19 Luglio 2024 Marco Ventimiglia


Con la cessione, per un corrispettivo di circa 22 miliardi, transiteranno nella nuova società ventimila lavoratori

Succedono cose più o meno importanti in questa prima parte di un luglio più o meno caldo. Sul fronte della cronaca rosa ci sono gli ennesimi sviluppi della telenovela Ferragni-Fedez, vicenda ben più seria è invece il futuro inserimento dell’Ucraina nella NATO, mentre lasciamo ai lettori individuare la categoria nella quale va collocata l’intitolazione a Silvio Berlusconi dell’aeroporto di Malpensa. E ci sarebbe poi l’ufficiale passaggio di mano, dall’Italia agli Stati Uniti, del cuore di un’azienda (e di circa 20mila dipendenti) con la quale tutti noi abbiamo avuto a che fare. E poiché nutriamo il sospetto che, a differenza delle prime tre vicende, l’ultima per molti sia passata inosservata, è bene ritornare su quanto successo il primo di luglio con la vendita della rete TIM al fondo americano KKR.

Le modalità della vendita

Davanti ad un notaio – figura mitologica che resiste a qualunque progresso tecnologico – è stata suggellata l’intesa che sancisce, appunto, la vendita della rete storicamente detenuta da TIM a KKR per un corrispettivo intorno ai 22 miliardi di euro. Tecnicamente, l’operazione avviene mediante il conferimento in FiberCop (società fin qui controllata al 58% da TIM) del ramo d’azienda che comprende l’infrastruttura di rete fissa e le attività wholesale, con la successiva acquisizione dell’intero capitale di FiberCop da parte di Optics BidCo, società controllata da KKR. Particolare non secondario, con la cessione agli americani cambieranno casacca, come detto, circa ventimila lavoratori.

Ma che cosa si intende per vendita delle rete TIM? Stiamo parlando della struttura nazionale di accesso fisso delle telecomunicazioni, quindi della rete di trasporto nazionale e regionale, dei ponti radio e degli impianti tecnologici. In particolare, a passare di mano saranno anche le centrali TIM, gli “armadietti” collegati, la sterminata rete nazionale in rame e fibra. E ci sono anche delle importanti conseguenze finanziarie poiché il fondo KKR si accollerà i debiti e le passività della rete accumulate negli anni, nonché, ovviamente, tutti gli obblighi economici nei confronti delle migliaia di dipendenti “in transito”.

Le parole di Labriola e Giorgetti

L’amministratore delegato di TIM, Pietro Labriola, ha sottolineato come “primi in Europa, abbiamo scelto di separare l’infrastruttura dai servizi, per garantire lo sviluppo migliore, sostenibile e più rapido possibile. Intendiamo continuare su questa strada per far crescere la fiducia dei dipendenti, dei clienti e degli azionisti”. E la cessione a un soggetto estero di un asset strategico come la rete nazionale delle telecomunicazioni non rappresenta un problema nemmeno per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti: “È il primo pezzo di un puzzle della soluzione degli storici problemi di questo Paese e un passaggio chiave per riassetto del sistema telecomunicazioni italiano. Il governo interviene in un settore strategico, con una grande operazione di politica industriale che, tra l’altro, mette in sicurezza Tim e i suoi lavoratori”.

In realtà la storia di TIM, a partire dalla sua discussa privatizzazione alla fine dello scorso millennio, ci insegna che resta sempre qualche questione aperta. In questo caso è la modalità con la quale si è arrivati all’approvazione dell’offerta del fondo statunitense, avvenuta nell’ambito del consiglio di amministrazione TIM senza una successiva votazione nell’assemblea dei soci. Una procedura che ha fatto insorgere i francesi di Vivendi, il maggior azionista all’interno di TIM con una quota superiore al 23%. Vivendi ha infatti parlato di una “delibera illegale, che comporta la responsabilità di chi ha votato a favore. Useremo ogni mezzo legale a nostra disposizione per contrastare la decisione”. Da qui la decisione dei francesi di rivolgersi al tribunale. Gli esperti di tali controversie assicurano che tutt’al più ne sortirà una compensazione economica che però non inficierà la vendita delle rete. Staremo a vedere.

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.