L’Italia è nell’elenco dei 24 Stati dell’Ue verso i quali Bruxelles ha avviato la procedura d’infrazione per non aver recepito le nuove norme del Codice europeo per le comunicazioni elettroniche, la cui deadline era fissata per dicembre 2020.
E se, ad oggi, solo Grecia, Ungheria e Finlandia hanno notificato l’esecutivo Ue di aver “adottato tutte le misure necessarie per il recepimento della direttiva, dichiarando così di aver completato il recepimento”, da Bruxelles sono partire la scorsa settimana le lettere di costituzione in mora ai restanti paesi, e cioè Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia e Svezia.
Ritardo recepimento codice Tlc: cosa succede adesso?
Nel dettaglio, la Commissione europea chiede, entro due mesi, di recepire la direttiva e informarne l’esecutivo Ue.
Questa procedura si articola in diverse tappe stabilite nei trattati Ue, a seguire dell’invio della lettera di costituzione in mora: se la Commissione giungerà alla conclusione che il paese è venuto meno ai propri obblighi a norma del diritto dell’Ue, potrà inviare parere motivato, una richiesta formale di conformarsi al diritto dell’Unione in cui spiega perché ritiene che il paese violi il diritto dell’Ue. Poi, se il paese continua a non conformarsi alla legislazione, la Commissione può decidere di deferirlo alla Corte di giustizia. La maggior parte dei casi viene risolta prima di essere sottoposta alla Corte, e se un paese dell’Ue non comunica le misure che attuano le disposizioni di una direttiva in tempo utile, la Commissione può chiedere alla Corte di imporre sanzioni.
Infine, se la Corte ritiene che il paese in questione abbia violato il diritto dell’Unione, le autorità nazionali devono adottare misure per conformarsi alle disposizioni della sentenza della Corte.
Cosa dice il Codice Tlc?
Il Codice europeo delle Tlc modernizza il quadro normativo europeo per le comunicazioni elettroniche al fine di rafforzare i diritti dei consumatori e ampliare le loro possibilità di scelta, per esempio garantendo contratti più chiari, servizi di qualità e mercati competitivi. Il codice garantisce inoltre standard più elevati per i servizi di comunicazione, tra cui comunicazioni di emergenza più efficienti e accessibili. Ancora, il codice consente agli operatori di beneficiare di norme che incentivano gli investimenti nelle reti ad altissima capacità e offre loro una migliore prevedibilità regolatoria; questo porta – conclude la nota della Commissione Ue – a servizi e infrastrutture digitali più innovativi.
Tra le novità introdotte ci sono il tetto massimo per le chiamate all’interno della Ue, lo sviluppo del 5G, il sostegno agli investimenti nella banda larga ultraveloce.
Per il mercato delle telecomunicazioni le nuove norme hanno l’intenzione di stimolare gli investimenti di rete continuando a tutelare la concorrenza e gli interessi degli utenti finali. Il Codice delle comunicazioni elettroniche fa parte del pacchetto sulla connettività che prevede di raggiungere entro il 2025 la connettività gigabit per i principali motori economici, come le scuole, le medie e grandi imprese e i principali prestatori di servizi pubblici. E ancora obiettivo è anche la connettività potenziabile di almeno 100 Mb al secondo per tutte le famiglie europee nonché copertura 5G per tutte le aree urbane e tutti i principali assi di trasporto terrestre.