Impianti “fatti in casa”, un affare per tutti. La guida CNPI
Da qualche anno a questa parte, in Italia è stata approvata dal parlamento una Direttiva europea sulla possibilità che i cittadini diventino parte del processo di infrastrutturazione delle proprie case e città, in particolare per quanto riguarda la costruzione di centraline che regolino la linea telefonica, sorpassando così la necessità di rivolgersi a una compagnia telefonica per la costruzione delle suddette centraline e dando la possibilità a progettisti e impiantisti che lavorano in proprio di operare direttamente sul territorio a un prezzo inferiore di quello richiesto dalle compagnie telefoniche.
I vantaggi e i guadagni delle strutture multiservizio in fibra ottica
Questo processo è ottimamente spiegato nella guida CNPI (Consiglio Nazionale Periti Industriali e Periti Industriali Laureati) che illustra nei dettagli i processi giuridici, finanziari e tecnici che permettono questo salto in avanti nella costruzione delle nostre case. L’inizio di questo tipo d’infrastrutturazione darebbe inizio a una progressiva trasformazione degli attuali impianti in strutture multiservizio in fibra ottica più efficienti, con un progressivo abbandono delle attuali antenne in 4G in antenne in 5G, maggiormente disseminate nel territorio, ma meno dannose da un punto di vista delle radiazioni.
Come illustrato nella guida CNPI, la Direttiva europea 61/2014/UE ha delineato l’adozione di “misure volte a ridurre i costi dell’installazione di reti di comunicazione elettronica ad alta velocità”. Da un punto di vista legislativo, l’Italia nel 2016, con il dl 33/2016, ha recepito e attuato, almeno sulla carta, la Direttiva europea. Come spiega la guida CNPI, il diretto guadagno per il consumatore consiste nel poter costruire autonomamente, affidandosi a progettisti e impiantisti, la propria centralina telefonica, senza che sia una compagnia a farlo in sua vece. Si tratta quindi di un processo rivoluzionario rispetto al passato: in precedenza, lo Stato faceva pagare il costo di un’infrastruttura al cittadino attraverso le tasse, permettendo così alle imprese e alle aziende provenienti dall’estero di usufruire direttamente di un servizio senza pagarne i costi di costruzione; in questo modo invece il cittadino costruisce direttamente l’infrastruttura e viene rimborsato da tutti gli altri cittadini che usufruiscono dell’impianto, aziende importate comprese.
I privati cittadini come investitori
A spiegare bene i vantaggi che potrebbe generare nella fattispecie l’attuazione di questo decreto-legge è Giuseppe Pugliese, ingegnere elettronico che è uno dei contributori alla realizzazione della guida CNPI: «L’Italia è uno dei paesi meno infrastrutturati d’Europa – esordisce Pugliese – per cui la possibilità di rendere i privati cittadini diretti investitori sul suolo italiano spianerebbe la strada a un processo di ulteriore arricchimento, per i singoli e per la comunità. Gli italiani sono tra i più grandi risparmiatori privati, con capitali accumulati che superano il debito pubblico nazionale; la possibilità di investire in infrastrutture come le centraline telefoniche consentirebbe loro di ottenere degli ulteriori rimborsi da parte di chi poi utilizza quell’impianto».
Un modello win-win
«Non solo i privati cittadini avrebbero di che guadagnare da questo procedimento – continua Pugliese – dato che a loro dobbiamo aggiungere i progettisti incaricati di pianificare la costruzione delle centraline e gli impiantisti che poi dovrebbero realizzare il progetto in loco, una manna per le piccole e medie imprese che lavorano nel settore. Ed ancora: il costo stimato di una centralina costruita in questo modo è di circa 30 euro l’ora, mentre quello praticato dalle compagnie telefoniche è di 46,88 euro, per cui il risparmio sarebbe colossale; il fatto di dover investire meno in centraline e tecnici permetterebbe alle stesse compagnie telefoniche di poter abbassare i prezzi delle tariffe e concentrarsi maggiormente sulla concorrenza tra le offerte. È un modello economico win-win virtuoso, in cui tutti ci guadagnano, ma la procedura ancora non è entrata in vigore del tutto».
In attesa dell’Agcom
Il fatto che questa procedura, per quanto approvato dal ministero secondo la Direttiva europea, non sia stato ancora avviata è perché l’Agcom, ossia l’autorità che dovrebbe stabilire i costi dei rimborsi ai cittadini che costruiscono le centraline, non ha ancora stabilito una cifra base, bloccando di fatto il procedimento perché al momento, senza placet dell’Agcom, il rimborso per la costruzione della centralina sarebbe nullo.
Come detto sopra, tutti gli impianti multiservizio sarebbero in fibra ottica: la larghezza di banda trasmissibile in fibra ottica è 1000 volte superiore a quella del rame. Ma perché le nostre case e successivamente le nostre città guadagnino in efficienza grazie a questa innovazione l’impianto dovrebbe iniziare ad essere presente in tutte le abitazioni. Come ci ricorda ancora una volta Pugliese, il motto degli impiantisti nel 2018 è: “Fai con il vetro quello che facevi con il rame”.
L’impianto multiservizio valorizza l’immobile
Un progetto così grande, che andrebbe a influire in maniera importante sul sistema di comunicazione in funzione su tutto il suolo italiano, è difficilmente realizzabile utilizzando solo gli attuali fondi statali destinati a tal fine: per un progetto d’infrastrutturazione così grande bisognerebbe tassare ancora i cittadini ed è proprio per questo che la Direttiva europea vuole rendere possibile l’investimento in tali infrastrutture da parte dei cittadini stessi, che verrebbero poi rimborsati dell’investimento attraverso le tariffe delle bollette telefoniche. In questo modo non solo i privati otterrebbero un risparmio economico sul costo della linea telefonica, ma andrebbero pure a valorizzare la loro abitazione grazie a un plusvalore tecnologico che accrescerebbe il valore economico dell’edificio.
Il futuro secondo la guida CNPI
La guida CNPI ci illustra come il futuro, da questo punto di vista, sia un progressivo passaggio dall’attuale 4G al 5G, riferendosi alla rete wireless di trasmissione dati via etere che utilizzata dai cellulari. Quanto più il numero relativo alla rete aumenta (2G, 3G, 4G, 5G), tanto più aumentano le informazioni trasmesse nella stessa unità di tempo e il numero di utenti che può usufruire della rete. Il passaggio alla rete 5G permetterebbe non solo di poter incrementare la banda con queste proporzioni, ma anche di fare un ulteriore passo tecnologico verso un’auspicabile “abitazione del futuro”. Si parla di IoT, Internet of Things, ossia l’idea di mettere una scheda SIM, pari a quelle utilizzate per gli odierni cellulari, in tutte le tecnologie della casa: in questo modo il frigorifero può segnalare malfunzionamenti o scadenze di prodotti, ugualmente le automobili saranno dotate di un GPS che impedirà di superare i limiti di velocità e segnalerà necessità per la manutenzione del mezzo. La SIM sarebbe già inizializzata e quindi non richiederebbe aggiornamenti particolari o eccessive manutenzioni. Oltretutto, le antenne 5G, avendo una copertura solo di 70 metri, sarebbero molto meno potenti delle attuali 4G: in questo modo, nonostante una maggiore concentrazione, verrebbe scongiurato il rischio di radiazioni, in quanto la potenza delle antenne sarebbe di gran lunga inferiore.
In definitiva, basta attendere: nel momento in cui l’Agcom fisserà finalmente un prezzo per il rimborso, l’infrastrutturazione della rete di comunicazioni costruita dai privati inizierà ad essere processo in atto. L’auspicio del CNPI è che questo avvenga quanto prima, iniziando un processo ormai già avviato e consolidato in tutta Europa, mentre in Italia finora ha mosso passi solo a rilento. Il modello economico presentato sarebbe un successo per ognuno dei soggetti coinvolti: le compagnie telefoniche, che potrebbero competere a prezzi più bassi; per i consumatori, che costruendo i propri impianti multiservizio autonomamente potrebbero dare valore aggiunto alle loro abitazioni, e per progettisti e impiantisti, che beneficerebbero della nuova regolamentazione aumentando il proprio fatturato.