Rinvio dello switch-off televisivo, le modalità in Gazzetta Ufficiale
Dell’imminente rinvio dello switch-off televisivo ci eravamo occupati poche settimane fa, ma in un Paese con una storia piena di improvvisi dietro-front della politica quel che conta veramente è ciò che viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Ebbene, nel numero del 28 settembre è contenuto il testo del decreto governativo del 30 luglio scorso relativo, appunto, al sostanziale rinvio del provvedimento. Ben sette pagine di testo nelle quali, oltre allo stabilire il nuovo meccanismo temporale dello switch-off, si espongono le cause che hanno portato al differimento della tempistica originaria. Quest’ultima, lo ricordiamo, prevedeva una prima fase, a partire dal primo settembre e termine alla fine del 2021, con l’abbandono delle attuali trasmissioni in MPEG-2 a beneficio della più performante (e meno ingombrante in termini di banda occupata) codifica MPEG-4, ma rimanendo sempre nell’ambito dell’attuale standard DVB-T. Quest’ultimo doveva invece essere abbandonato nella seconda fase a beneficio dell’ancor più performante DVB-T2 alla fine del giugno 2022. Un cambiamento dettato, anche e soprattutto, da motivazioni commerciali, con l’esigenza di liberare frequenze di trasmissione a beneficio dei servizi di telefonia.
Preso atto, però, del lento ricambio del parco italiano dei televisori, a favore dei modelli più recenti compatibili con le nuove codifiche, si è resa necessaria la correzione di rotta. “L’obiettivo di conseguire una ampia diffusione degli apparecchi di ricezione televisivi dotati delle nuove tecnologie – si legge in Gazzetta Ufficiale – dovrà essere conseguito con una campagna di comunicazione intensa nel corso del 2021 e 2022, dalla presenza dei nuovi contributi aperti a tutti i cittadini senza vincoli di reddito e ISEE… Pertanto, la dismissione della codifica DVBT/MPEG-2 in favore almeno della codifica MPEG-4 su standard DVB-T si è ritenuto opportuno che venga avviata a partire dal 15 ottobre 2021… La dismissione generalizzata della codifica DVB-T/MPEG-2 sarà poi definita con un successivo provvedimento da emanare entro la fine del 2021, considerando gli effetti delle misure tecniche, finanziarie e di comunicazione sopra descritte”.
Dunque, si cancellano i vincoli temporali della prima fase senza però che ne vengano indicati di nuovi, posticipandone piuttosto l’individuazione. E lo stesso opinabile meccanismo, con la sola cancellazione del termine per l’abbandono del DVB-T, viene adottato per la seconda fase. “L’attivazione dello standard DVB-T2 a livello nazionale – si legge ancora in Gazzetta – sarà disposta a partire dal 1° gennaio 2023, ritenendo necessario un periodo più ampio per l’implementazione a regime del nuovo standard”. Insomma, lo switch-off finisce in alto mare, con una specie di “si salvi chi può” contenuto nell’ultima parte del dettato in Gazzetta: “Gli operatori di rete possono comunque attivare la codifica DVB-T/MPEG-4 o lo standard DVB-T2 prima delle scadenze di cui ai commi 1, 2 e 3, in base al principio della neutralità tecnologica”. L’impressione, invece, è che fra gli operatori prevarrà ben altro principio, ovvero non fare assolutamente nulla in attesa che ci sia qualcosa di nuovo da leggere in Gazzetta.