“In un momento così delicato, il ruolo del digitale diventa ancora più importante per aumentare la resilienza del sistema sanitario – ha sottolineato alla stampa Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – Le tecnologie digitali possono fare la differenza in tutte le fasi di prevenzione, accesso, cura e assistenza dei pazienti, per aiutare il personale sanitario nelle decisioni cliniche e le strutture sanitarie nella continuità di cura e nell’operatività. L’emergenza è l’occasione per sperimentare soluzioni che valorizzino al massimo i benefici: contenere il contagio, ridurre le ospedalizzazioni, gestire i pazienti sul territorio. Ma anche per ridisegnare i modelli di cura accelerando la transizione verso un modello di sanità più connesso, sostenibile e resiliente”.
La presenza di una supply chain IT veloce ed efficiente è stata uno degli aspetti più problematici per le strutture sanitarie nella gestione dell’emergenza, tanto che il 47% del campione l’ha indicato come elemento critico, prima dei piani di business continuity (44%), delle procedure organizzative per l’attivazione e l’applicazione dello Smart Working (41%), della presenza di un supporto efficace e tempestivo dell’help desk IT (41%) e della necessità di collaborazione tra diverse strutture cliniche (41%). Il 9% delle aziende sanitarie era pronto in termini di business continuity e solo il 19% e il 14% si è mosso nell’attivazione di procedure per l’applicazione dello Smart Working (51%) e nella collaborazione fra strutture (39%).
E la tecnologia?
Pc portatile indicato dall’89% del campione come essenziale per il lavoro, ma solamente il 6% si riteneva pronto al suo utilizzo professionale. Segnalati anche problemi di Cyber Security (87%), per i quali il 53% credeva di disporre di soluzioni adeguate, accentuati dal lavoro agile. Importanti anche le piattaforme di comunicazione per il personale (84%), presenti nel 19% del campione, e strumenti mobile per il personale sanitario (79%).
Il 39% delle aziende ha potenziato piattaforme di comunicazione e collaborazione, e il 31% ha inserito strumenti per lo smart working (nel 30% fornendo strumenti al personale, ma solo il 6% ha potenziato le proprie soluzioni di Cyber Security).
I medici
Professionisti in Medicina Generale (Mmg) hanno ridotto i flussi di pazienti in studio aumentando la reperibilità telefonica. Su un campione di 740 di loro evidenzia che il consulto telefonico è stata l’attività più impattata dall’emergenza (93%), seguita dalla necessità di riorganizzare le attività per limitare il contagio (86%), dalla modifica della relazione con il paziente (75%), dalle modalità di valutazione clinica dei problemi (73%) e dal bisogno di usare più di un canale per gestire il rapporto col paziente (72%).
Quali strumenti digitali usati? In primis lo smartphone (72%), seguito da pc portatile (61%) e servizi per accedere alle applicazioni e ai documenti da remoto attraverso Vpn (60%), strumenti per la condivisione e archiviazione di documenti (51%), soluzioni di virtualizzazione di desktop e applicazioni (48%), tablet (47%) e strumenti per le call-conference (41%).
Aumentato anche il livello di digitalizzazione di pazienti e medici:
“In una situazione di incertezza, aggravata dalla rapida diffusione di fake news, i cittadini sono rimasti legati ai canali ufficiali in cui riponevano maggior fiducia, come i telegiornali (di cui si fida il 65% dell’utenza) e le trasmissioni tv dedicate (52%), mentre sono state ritenute inaffidabili sia le app sul Coronavirus (di cui non si fida il 74% del campione) sia le pagine social e i blog gestiti da cittadini (72%) – ha affermato Emanuele Lettieri, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. Resta comunque positiva la crescita dell’uso dei canali digitali per informazioni sulla salute e si registrano i primi esempi di chatbot che aiutano l’utente nell’autodiagnosi in base ai sintomi segnalati, anche se sono ancora poco utilizzati dai cittadini (10%)”.
La Telemedicina
Fino a poco fa minimamente diffusa e a livello di sperimentazione, la Telemedicina con l’emergenza sanitaria ha registrato un boom di interesse tra gli operatori:
“Il Covid19 ha dato un’accelerazione alla Telemedicina che sarà difficile ignorare in futuro, con l’interesse per le sue diverse applicazioni cresciuto in doppia cifra e molte strutture che si sono attivate per offrire prestazioni da remoto anche ai pazienti non malati di Covid – afferma Cristina Masella, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità -. I medici hanno compreso come la Telemedicina possa rappresentare un alleato importante per mantenere un contatto più costante e appropriato con i pazienti, in questa fase di emergenza, ma anche nel futuro”.
Un cittadino su tre vorrebbe sperimentare una Tele-Visita 0 un Tele-Monitoraggio dei propri parametri clinici e uno su quattro proverebbe una video chiamata con uno psicologo.