“Nei mesi precedenti la crisi, escludendo le imprese prive di lavori che possono essere svolti fuori dai locali aziendali, solo l’1,2% del personale era impiegato in lavoro a distanza. Tra marzo e aprile questa quota sale improvvisamente all’8,8%”. L’incidenza di personale impiegato in modalità agile arriva al 21,6% nelle imprese di medie dimensioni dal 2,2% di gennaio/febbraio mentre nelle grandi dal 4,4% dei primi due mesi dell’anno accelera fino al 31,4%. I settori più coinvolti sono i servizi di informazione e comunicazione (da 5,0% a 48,8%), le attività professionali, scientifiche e tecniche (da 4,1% a 36,7%), l’istruzione (da 3,1% a 33,0%) e la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (da 3,3% a 29,6%).
Dopo la fine del lockdown i lavoratori a distanza sono rimasti sul 5,3%, soprattutto in grandi e medie imprese, questo anche grazie a soluzioni informatiche e organizzative volte ad estendere forme lavorative prima limitate ad una piccola minoranza a quote considerevoli di personale.