Superbonus al 110%: inclusa anche la fibra ottica
Lavori di edilizia? Non solo: il Superbonus da oggi include anche quelli relativi alla fibra ottica. Obiettivo: abbattere il digital divide.
Lo chiamano Superbonus al 110% ed è, a tutti gli effetti, il provvedimento più rilevante nell’ambito dell’edilizia di sempre a livello italiano. Se ne parla da mesi ormai e, complicazioni burocratiche a parte, è una realtà che sta rianimando l’intero comparto edilizio e impiantistico.
A ciò si aggiunge oggi una novità rilevante che è una notizia dell’ultima ora. La scorsa settimana è stato infatti approvato un emendamento alla Legge di Bilancio che concede un benefit fiscale del tutto analogo a quello del Superbonus anche per predisporre gli edifici alla fibra ottica (FTTH o Fiber-To-The-Home).
L’emendamento prevede, infatti, che qualunque spesa per l’infrastruttura per la banda ultra larga documentata ed effettuata entro il 31 dicembre 2021, garantisca l’erogazione di un credito d’imposta del 110% con limite di 1.000€ per unità immobiliare, con la possibilità della cessione del credito agli istituti bancari. Un vero e proprio contributo a fondo perduto, quindi, che può spingere in modo determinante all’adeguamento degli impianti verticali di telecomunicazioni presenti nel patrimonio edilizio esistente.
Con questa opportunità, dunque, la speranza è che aumenti la diffusione della banda ultralarga e il Ministero delle Finanze ha stanziato 100 milioni di euro per il 2021, il ’22 e il ’23 mentre il Garante delle comunicazioni dovrà a breve rilasciare le specifiche tecniche sulla realizzazione degli impianti negli edifici, sulla qualificazione degli operatori destinati alla loro realizzazione e sugli accordi con le reti pubbliche.
Sull’emendamento e ciò che significa facciamo alcune domande al Direttore di Smart Building Italia, Luca Baldin, membro di un tavolo tecnico al MISE sull’applicazione delle norme in materia di infrastrutture verticali d’edificio:
Che segnale dà questo nuovo Digital Bonus?
Un segnale importante, anche se un po’ confuso, quanto meno fintanto che Agcom non avrà definito le caratteristiche tecniche degli impianti in questione. Importante, perché si mira ad estendere al patrimonio esistente la logica affermata con l’art. 135bis del T.U. dell’edilizia, che da oltre cinque anni ha reso obbligatoria l’infrastruttura in fibra ottica negli edifici di nuova costruzione. Passa cioè il concetto che l’infrastruttura è di proprietà del condominio, ma qui comincia la confusione, perché infrastruttura è anche la fibra passiva, nel caso degli impianti multiservizio, mentre l’emendamento lascia intendere che la fibra sia appalto delle Telco. Si crea quindi una sorta di incomprensibile differenziazione tra edifici nuovi e esistenti, non consentendo a questi ultimi di avere impianti analoghi a quelli degli edifici nuovi e, francamente, non si capisce perché. Al di là della bontà delle intenzioni, mi sembra che si stia facendo un po’ di confusione per evitare di affrontare il vero nodo del problema.
Ovvero, quale sarebbe?
L’annoso problema dei verticali, della loro proprietà e del loro utilizzo, compreso il tema della loro registrazione nel Sinfi (il catasto delle infrastrutture) e della loro non duplicabilità (che è solo questione di buonsenso, oltre ad essere caldeggiata anche dalla Comunità Europea).
Tema molto dibattuto da cinque anni, ma lei cosa suggerirebbe?
Una cosa molto semplice: dal momento che numerosi benefit, tra i quali quest’ultimo, di fatto consentono ai proprietari di immobili di aggiornare i loro verticali gratuitamente (io lo renderei addirittura obbligatorio, dando un lasso di tempo congruo, come si è fatto con la messa in sicurezza degli impianti elettrici), Agcom precisi che lo standard da adottare è quello introdotto dalla norma CEI 306/22 e in questo modo avremo impianti uniformi in tutti gli edifici. Si ammetta poi che la proprietà dell’impianto spetta a chi legittimamente esprime la proprietà dell’immobile, in quanto parte dello stesso. Infine si obblighi a registrare l’impianto nel Sinfi e a concedere il transito sulla fibra proprietaria a qualunque operatore ne faccia richiesta e a titolo gratuito. In questo modo, gli operatori si fermeranno all’uscio di casa (nel cosiddetto CSOE – Centro di servizi ottici d’edificio) e l’impianto una volta “acceso” sarà automaticamente e realmente FTTH.
Ma chi ne assicurerà il funzionamento?
La tratta verticale dell’impianto dovrà essere oggetto di contratti di manutenzione obbligatori (come per gli ascensori) con operatori abilitati e in grado di garantire le SLA delle Telco, singolarmente o attraverso aggregazioni. In questo modo l’operazione garantirebbe i contratti delle Telco con le utenze finali, non scontenterebbe nessuno e il Governo otterrebbe l’obiettivo di modernizzare molto velocemente la rete.